27 Gennaio 2012

La cognata di Istanbul – seconda puntata

Ecolo!!! Un po in ritardo, se vedi che el xe rivà un poco a pie e un poco caminando, comunque eco finalmente la seconda atesissima puntata del nostro maestro Paolo Ruvidiz! (Che, ghe tegno a precisar per dar a Cesare quel che xe de Cesare, no son mi!)
Qua gavè la prima.


LA COGNATA DI ISTANBUL
Paolo Ruvidiz

Il sole di mezzogiorno calava a picco sulle nostre teste mentre stormi di cormorani ci aprivano la via. Le betulle, i tigli e gli ulivi costeggiavano la strada verso il confine di Dragogna mentre una dolce brezza ci mormorava piano storie fantastiche ed antiche. Gli argonauti ci richiamavano a sé, ancora ormeggiati alle solide bitte del porto di Pola, mentre le streghe di Fasana si preparavano ad un sabba liberatorio per il momento in cui avremmo superato il confine.

Già, il confine. L’ invisibile passaggio tra l’ Unione Europea dei gaufre, dei vini di Bordeaux e delle tapas, e il Balkanistan. La porta dell’ est che si apre nel confine dietro casa in cui il fragrante profumo dei cevapcici, delle ljubljanske, e delle pljeskavice, si mescola a quello dei gas di scappamento delle Yugo e delle acciaierie di Zenica. La strada maestra che seguendo la costa croata, passando per la selvaggia Bosnia, la grande madre Serbia, e la brulla Bulgaria ci avrebbe portato dritti nella nobile Bisanzio. Una sola cosa non mi era chiara. Perché passare da punta Promontore?

Intanto il confine era lì, a un passo da noi. Giunti al posto di blocco due poliziotti ci squadrarono da capo a piedi.

– Italijanskji?

Ci avevano preso subito. Almeno per me. Per quanto riguardava il mio compagno di viaggio riaffiorava il dubbio che si trattasse di un ruteno, visto che durante tutto il cammino non aveva spiccicato parola. Comunque annuimmo.

– Documenti e vinjeta – esclamò il più arcigno tra i due.

– Cossa la ne domanda la vinieta, che noi stemo ‘ndando a pie verso la meta – mi anticipò il mio Virgilio.

– A piedi? E da dove arrivate italijanski? E dove andate?

– Da Trieste o Koper poco importa, mi fino a Premantura ghe fazo de scorta – Una sonora risata ci travolse. I due poliziotti non riuscivano a credere alle loro orecchie.

– A piedi, sempre cazzate voi talijanski, come quella volta al confine di Fernetici. Un triestino con dieci kg di zigarete mi raccontava che servivano come cura per crescere capelli diceva che noi non sapevamo, che era nuova cura in Italia. Io non ho creduto, e triestino dieci giorni in cella di armija ha fatto. Bei tempi quelli. Il buon Darko invece ha creduto, le ha requisite tutte e tutte le ha fumate. Nessun capello è cresciuto su sua povera testa. Ma forse non ha fatto in tempo. Un anno e dopo è morto. Canchero al polmone. Ma voi simpatici italijanski, non domando vinjeta, ma documenti sì – Misi mano al portafogli per estrarre il documento, ma con grande orrore mi accorsi che non c’era.

– Qualche problema?

– No problema. Ma non ho il documento

– Oh, allora per voi grossi guai – Disse il secondo poliziotto – E niente Croazia – Un largo sorriso gli dipinse il volto come se il fatto di averci impedito di mettere piede sul suolo croato lo avesse reso l’ uomo più felice dell’ Istria.

Non sapevo cosa fare. Cercai di frugare nella memoria dei miei lunghi viaggi una soluzione, ma non mi venne in mente niente. Mi era capitato di presentarmi con un visto scaduto al confine dell’ Oder-Neisse ai tempi della legge marziale in Polonia, o di perdermi nei boschi della Transilvania il 25 dicembre del 1989. Ma qui era molto peggio. Mentre rimuginavo su come comportarmi, giunse di corsa un ragazzo che sussurrò qualcosa all’ orecchio di uno dei due poliziotti. La sua espressione cambiò. Confabularono per un paio di minuti, poi fummo apostrofati.

– Vostra giornata fortunata. Il confine è cambiato. Croazia e Slovenia sono giunte a un accordo e oggi Dragogna è croata. Per prossime due settimane lo sarà, poi diventerà di nuovo slovena. Nel frattempo nostri politici cercheranno un nuovo accordo. Potete andare.

Un po’ sbigottiti riprendemmo il nostro cammino e superammo il fiume, l’ antico e nobile Argaonte. Mi sembrò di scorgere un’ imbarcazione che si muoveva sul docile letto, e un vecchio, bianco per antico pelo e dagli occhi di bragia che muoveva il remo e sussurrava “guai a voi, anime prave”, ma sicuramente mi sbagliai. Ormai era metà pomeriggio e bisognava riposare le stanche membra. Ci sedemmo su una panchina sotto l’ ombrosa fronda di una quercia. Inalavamo avidamente l’ odore del fieno, mentre dalle finestre di una vicina konoba giungeva uno speziato profumo di caffè. Osservammo la lenta transumanza di un gregge di capre e poco dopo mi addormentai. Feci un brutto sogno ambientato nella mia Trieste, in cui quel gregge di capre si era trasformato in un gruppo di ragazzi che ascoltavano annoiati della splendida musica balcanica che giungeva dalle vie del ghetto. Improvvisamente la musica fu interrotta da strani araldi, che si dissero messi del Comune, i quali installarono dei potenti altoparlanti. Una barbara musica apolide si diffuse in tutte le strade della città e i ragazzi cominciarono a ballare sfrenatamente. Atterrito mi guardavo intorno e vedevo i marciapiedi ricoperti di immondizie. I cassonetti della raccolta differenziata erano vuoti, mentre quelli dell’ indifferenziata traboccavano. Centinaia di opuscoli spiegavano l ‘utilizzo della raccolta in una lingua incomprensibile, e costellati da segni strani. L’ incubo non durò molto, ma il risveglio fu ancora peggiore. Eravamo caduti a terra. Qualcuno aveva segato la panchina mentre stavamo dormendo. Vidi in lontananza un uomo con una sega in mano, ma ormai era troppo lontano per raggiungerlo con le mie invettive. Ero stanco ed esasperato ma fu a quel punto che accadde qualcosa di magico. Avvolto da un’ aurea dorata scese dal cielo un uomo con una lunga barba e i capelli ben acconciati. Mi rivolse uno sguardo benevolo e io non ebbi dubbi sulla sua identità. Era sua maestà Massimiliano d’ Asburgo, che tese il braccio e mi indicò che la via verso Punta Promontore non avrebbe più trovato altri ostacoli.

Hai scritto qualcosa (o fatto foto, o video, o pupoli…) di divertente/ironico/satirico su Trieste, Gorizia e dintorni? Mandacelo al Quel dela Quela! Scrivi a manna@bora.la

Quel dela Quela on Facebook
Tag: , .

20 commenti a La cognata di Istanbul – seconda puntata

  1. Fiora ha detto:

    bon dei! visioni anca de qua…ma che visioni, però! gnentemeno che Sua Alteza Imperiale e Maesta”Postolica Mesicana. No ci siamo fati mancare propio nula, ciò! altro che Pulzele!
    un poco mi ricorda “Il Padre di tuti i Ragionieri” in quela volta che gli aparve la Santa Vergine (mi pare descrito nel “secondo tragico” Tomo)

  2. Fiora ha detto:

    xè tuto cussì coinvolgente…cussì realisticamente onirico, opur oniristicamente reale, fè voi. Insoma ala via cussì e viva L’A.!

  3. ufo ha detto:

    Ma l’autor xe monarchico?

  4. ufo ha detto:

    Che scherzi che fa l’astinenza da panchine, vara. Pezo dela mancanza de cognade. Ma ghe xe in giro dei estremisti antipanchinisti? Xe forsi le panchine el nuovo teren de scontro tra le forze del progreso e quei altri? In stazion centrale le xe sparide, qua nel raconto i le trucida, in piaza Venezia i le ga trasformade in cubeti come le auto vecie in demolizion. Ghe sarà miga qualcossa che non savemo, noi umani? No sarà che una panchina xe una porta verso altre dimensioni, e visitatori dal futuro i vien qua zò a sabotarle prima che qualchedun de noi finissi a combinar pastroci nel 32° secolo?

  5. Milost ha detto:

    Ufo, no te ga visto le panchine nove in piazza Sant’Antonio a Gorizia: cilindri appiattititi di marmo, dove è difficile stare seduti, bianchi e gelidi, impossibile distendersi…..forse in effetti solo oltrepassare il nostro tempo…

  6. sfsn ha detto:

    el vecio dai oci di bragia iera Draza Mihajlovic e el ghe ga dito: “guai a voi, anime pLave” riferindose ai tifosi dela Jugo de Surjak!

  7. aldo ha detto:

    “inalavamo avidamente l’odore del fieno”

    vista la successiva allucinazione chiamata sogno, dubito fosse fieno

  8. Fiora ha detto:

    @7..in codice,no?! 😉 cossa no te ga spiegà gnente el pusher,Aldo? 😛

  9. ufo ha detto:

    Milost, no xe panche quele – xe transponder molecolari vegani. Se se senti de sora in pozicija del loto, te se concentri pensando fortemente e te giri el cellulare in un percorso a spirale – zacchete te se trovi teletraspotrado su Nettuno. No Nettuno in Lazio, là no ghe vai mai nissun, Nettuno dopo Saturno e Urano. Poi tornar xe altro par de manighe, come zerti locai: ingresso libero, uscita se paga e anca sazio.

    Podessimo usarli per las rottamazion differenziata: scovazze in tel bidon secondo color, la classe politica in tel trasponder anca lori secondo color e tessera. Pecà solo che per farlo funzionar ghe vol, come dito, “pensar fortemente” e con sti politici no xe speranze. Va finir che femo come tuti: li butemo nel indiferenziata.

  10. Stari ha detto:

    Leggendario

    Mi era capitato di presentarmi con un visto scaduto al confine dell’ Oder-Neisse ai tempi della legge marziale in Polonia, o di perdermi nei boschi della Transilvania il 25 dicembre del 1989.

  11. Fiora ha detto:

    speta a Ruvidiz ciarir dela cognada, ma quanto ale panchine diventade s’cinche, fra i perché dela strenta no ghe entra né la cura Monti, né el fredo. A mi qualche “ben(???seee!!!) informà” me ga dito che i le fa a misura popoci per ciò che i muloni no i le trasformi in alcove e i senzateto in giacigli per la note… 🙁

  12. Fiora ha detto:

    ” della contrazione delle panchine e la cura Monti” una corelazion in realtà ghe la vedo….a son de saltar i pasti, ala fine l’utente by night se strenzi….

  13. Katja ha detto:

    la terza puntata podessi intitolarse

    EL ZENERO DE PERCEDOL

  14. Fiora ha detto:

    @13 no antiziparghe gnente, Katja…xè la vera volta che Ruvidiz te snoba “per sprezo, come” ;-)(copyright C& F. Maldobrie)o per libertà de ispirasion che xè la più bela roba e el meti tuto altro…ara che cola mia cognada apocrifa là dela prima puntata l’altra matina ghe go rimeso mesa ora e bartuele de zervel, cos’te credi …
    ma forsi i scrivi ste robe…. 😀 😀 😀

  15. Fiora ha detto:

    @12 corego “utente” in “fruitore finale”. Rinovarsi o morire! anzi de quando ch’EL se ga dimeso anca questa xè oramai superada! 😉

  16. Fiora ha detto:

    Hihihi e visto che ala mia povera Nives/Semiramide nissun no la ga gnanca pel…
    co’ go finì un per de monadele dela vita de “fora”, vado “de là” e in zinque minuti LA COPO!
    No me ‘cori do setimane…A MI! 😉

  17. arlon ha detto:

    @Stari: i boschi della transilvania nel ’89 xe epici, sì 😀

  18. Mc Fly ha detto:

    Un evviva alla musica apolide! Un urrà al confine di Dragogna. Un brindisi all’apparizione mariana di Massimiliano d’Asburgo, che quindi diventa apparizione massimiliana che suona tanto bene. Paolo Ruvidiz, tu sì che sai cos’è il viaggio. Ci vediamo a Punta Promontore!

  19. Fiora ha detto:

    ” viaggo” ? viaggio qual? quel( “viaggio”)dela quela? certo che cussì onirico, sto “viaggio” dà de pensar… 😀 😀 😀

  20. Fiora ha detto:

    Col pusher giusto se viagia meio che con Trenitalia, ara! 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *