18 Gennaio 2012

Apres ski hits 2012: triestini sulle tracce di Anton Aus Tirol – Ultima puntata

Qui le puntate precedenti

Con il formidabile riciclatore di canzoni altrui il pubblico pare essersi divertito, ma la nostra sorpresa è grande nello scoprire che scatta il delirio quando viene annunciata una super-ospite dell’ultimo momento, tale Carmen Geiss di cui, sinceramente, nulla sappiamo. Eppure intorno a noi sembra non si aspettasse altro, tanto che, prima ancora dell’esibizione, qualcuno comincia a urlare “Robeeeeert”, richiamo a noi del tutto ignoto ma immediatamente ripreso da più parti, sì che nel giro di poco tempo è un continuo chiamare questo fantomatico Robert. Mentre cerchiamo ancora di venire a capo di questo arcano rituale, sale sul palco Carmen Geiss, che scopriamo così essere una non più giovanissima biondona, che verosimilmente ha fatto visita a qualche chirurgo plastico, e che fa ampio sfoggio delle proprie curve: la folla pare apprezzare. Il playback parte su una canzone intitolata “Jet Set”, che aggiunge nuovi significati all’espressione “raschiare il fondo del barile”: praticamente, uno scopiazzamento mostruoso del noto refrain di “Barbra Streisand”, riveduto e corretto quel tanto che basta per vantare una minima differenza, tipo le vignette a confronto sulla Settimana Enigmistica. Confessiamo il nostro imbarazzo, ma visto che siamo in ballo, balliamo anche noi, e scopriamo che nel corso della canzone viene effettivamente chiamato il misterioso Robert, per cui possiamo considerare risolto l’enigma e, anzi, ci uniamo alle invocazioni del personaggio in questione, come se capissimo perfettamente il senso di tutto ciò.
Felici delle nuove scoperte fatte sul fronte della spazzatura musicale, non ci resta che goderci uno degli ultimi numeri in scaletta, ovvero gli Hot Banditoz, un trio composto da due avvenenti signorine ed un macho latino, tutti ben vestiti, che dopo aver ricordato ai presenti una loro vecchia hit, ci dilettano con l’esecuzione simulata di un brano così evanescente che, sinceramente, ci siamo dimenticati immediatamente dopo la sua conclusione. Perchè sprecare neuroni inutilmente, del resto? Anche perchè, nel frattempo, pare sia in corso la premiazione, ovvero la registrazione della premiazione: tutti gli artisti, infatti, salgono assieme sul palcoscenico. Tutti, tranne Dj Otzi… la sua assenza ci induce a pensare che l’uomo della calottina se la tiri un po’. Ad ogni modo, la presentatrice dalla voce stridula sta gracchiando qualcosa che chiaramente non siamo in grado di capire, ma restiamo comunque di sasso quando – questo perlomeno è ciò che ci pare di aver colto – il premio viene consegnato nientepopodimenoche a Michi Scrauso… ma come? Era il co-presentatore! E noi che pensavamo che il conflitto di interessi fosse una specialità italica: questo ha presentato il concorso, ha colto ogni occasione per bombardare il pubblico con la sua canzoncina, e si è pure preso il premio! Non c’è però tempo per gridare allo scandalo e inveire contro i poteri forti complottisti, perchè dagli altoparlanti già si diffondono le note di “Schatzi schenk mir ein foto”, e, complice il brainstorming durato due giorni, il tripudio collettivo ci contagia… dopo tutto, chi se ne frega?
Archiviato lo show, non resta che pensare a quello che, con gergo mutuato dal bel mondo festaiolo che conta, si può definire l’afterparty, ovvero la prosecuzione, in altra sede, della festa… ma dire “afterparty” fa innegabilmente più figo, quindi continueremo ad usare questa parola ogniqualvolta sarà possibile, per essere considerati “cool”. Afterparty. Ecco, appunto. Gli ammiratori dei Trackshittaz e dei nostri occhiali da sole ci indicano il modo per raggiungere il teatro della festa, cioè volevo dire, dell’afterparty: si deve scendere a St. Anton, e dirigersi verso un certo locale, perfetto. Detto fatto: siamo davanti al posto in questione, dove una discreta folla si è già radunata e sta intonando i cori da stadio che si sono sentiti nelle pause dell’Apres Ski Hits… il particolare non denota molta fantasia, ma se non altro apprezziamo l’atmosfera allegra che già si respira. Con tali premesse, ci sentiamo in dovere di restare sul posto e cercare di intrufolarci all’interno, anche a costo di sopportare la ressa e il conseguente pigia-pigia che si va già formando. Ne risultiamo vincitori: siamo dentro! Il posto è quello che, secondo gli standards austriaci, dovrebbe essere un discobar fighetto: guardaroba all’ingresso, anticamera, lungo bancone da bar, minuscolo dancefloor antistante alla console del dj, e attorno a questa delle nicchie arredate a mo’ di baita, utilizzate come esclusivo privè (capirai) per i vips in arrivo. La massa umana già presente al momento del nostro arrivo è impressionante, e guadagniamo il nostro spazio in pista non senza fatica: ad ogni canzone si rinnova la lotta per avere a disposizione preziosi centimetri intorno a noi. Il repertorio musicale che viene dato in pasto è di tutto rispetto, visto che il dj attinge a piene mani dal filone apres ski, infilandoci ogni tanto qualche pezzo più recente, qualche hit del passato che tutti conoscono e spargendo massicce dosi di ignoranza musicale tamarra. Perfettamente superfluo registrare l’ennesimo ascolto di “Schatzi schenk mir ein foto”, che ormai riconosciamo fin dalle prime note. Più interessante, semmai, segnalare la presenza dei Trackshittaz, che, dopo aver ballato sui tavoli nella baita-privè, sono saliti in console per cantare, sulla base, la loro “Oida taunz”: grande successo, soprattutto per il contestuale lancio di occhiali da sole (dagli accesi colori pastello) e magliette in tinta evidenziatore verde, molto apprezzate dagli avventori, forse perchè possono essere usate in sostituzione dei giubbottini catarifrangenti che teniamo in auto. A proposito di privè, ad un certo punto la nostra attenzione viene attratta dal passaggio di un piccolo dirigibile da quelle parti… ad uno sguardo più attento, il dirigibile ci appare somigliante a Dj Otzi, in effetti piuttosto “gonfio” anche a causa dell’ingombrante piumino che indossa. Grazie all’assenza della fedele calottina, riusciamo a scorgere un accenno di “piazzetta” sulla capigliatura, peraltro piuttosto corta; gli occhiali da vista contribuiscono a conferire una ulteriore patina di “anzianità” al nostro eroe, che se ne sta andando, nonostante la serata si prospetti ancora lunga. La defezione di Otzi conforta i nostri sospetti sul suo atteggiamento un po’ spocchioso, che già ci era sembrato di cogliere in occasione della premiazione… insomma tutto il mondo è paese, a quanto pare, e alcune abitudini dello showbiz paiono radicate anche nel rutilante ambiente dell’apres ski.
Con o senza Dj Otzi, la nostra serata prosegue. Ma si interrompe il nostro racconto, che è già andato oltre i limiti di lunghezza che ci eravamo promessi di rispettare, e che comunque riteniamo sia stato complessivamente esaustivo. Speriamo, semmai, di non avervi annoiati con questa specie di cronaca di un fine settimana per noi unico, nel corso del quale siamo stati a diretto contatto con un mondo estremamente spassoso, che trae la sua forza dalla semplicità e immediatezza dell’intrattenimento proposto. Insomma, consigliato a tutti quelli che vogliono divertirsi in compagnia, senza troppe paranoie! Robeeeeeeeeert!

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