11 Gennaio 2012

Apres ski hits 2012: da Trieste a St. Anton Am Arlberg – Seconda puntata

Qui la puntata precedente

Il primo giorno.
Per dare un senso alla locuzione “apres ski”, decidiamo quantomeno di sciare, prima di far festa; mattinata e primo pomeriggio, quindi, se ne vanno in scioltezza sulle nevi dell’imponente comprensorio (280 km di piste). Puntuali come orologi svizzeri (o per lo meno con tale convinzione), alle 4 ci presentiamo nei pressi del Mooserwirt, il locale che ospita la manifestazione, al cui esterno è stato montato un palco: fail! Scopriamo infatti che lo spettacolo, ahinoi, si terrà all’interno, dove già nelle prime ore del pomeriggio la gente si è accalcata per prendere posto, occupando ogni spazio vitale, tipo metropolitana giapponese: l’unica possibilità di assistere è offerta dal maxischermo piazzato all’aperto. Nel complesso, neanche male, calcolando la massa di festaioli presente anche fuori. E che personaggi! Dopo aver notato un folto numero di individui con berretti a forma di animale (soprattutto cinghiali e caprioli, ma anche mucche e maiali), i nostri occhi si concentrano su un autentico genio: su un elmetto recante il logo Jagermeister ha montato delle belle corna (finte) da cervo, illuminate in tutta la loro estensione da una fila di led; in spalla, una cassa colorata, da cui arriva musica e sulla quale è sistemato un lampeggiante giallo. Insomma, un guru da cui prendere esempio. Incuranti della security che sbarra la porta di ingresso, decidiamo di tentare lo stesso di entrare, e ci buttiamo così nella mischia, mentre nel frattempo, dal maxischermo, seguiamo l’inizio dello show: una prima carrellata indugia sugli avventori del locale, alcuni dei quali in evidente stato comatoso, segno che la lunga attesa all’interno è stata ingannata con ampio ricorso a consumazioni liquide. Il regista, piuttosto birichino, si concentra in particolare su una tizia, dall’età indefinibile, espressione che passa dall’assenza totale all’entusiasmo compulsivo; accortasi di essere inquadrata, alzando il braccio in segno di esultanza, la nostra eroina ci regala un’ascella pezzata niente male: grasse risate tra il pubblico. Arriva quindi sul palco uno dei due presentatori, al secolo Mickie Krause (subito ribattezzato Michi Scrauso), interprete di numerose canzoni da apres ski (per gli amanti del trash, consigliamo di ascoltare la sua “3er BMW”), una specie di Kevin Bacon in versione tedesca (con olezzo di crauti, quindi), un po’ supergiovane con i suoi occhiali da sole in testa, che si esibisce nel playback di una sua canzone, intitolata “Schatzi schenk mir ein foto”. Per i curiosi, eccola:

Ancora non lo sappiamo, ma in quel momento è cominciato il lavaggio del cervello a cui verremo sottoposti per due giorni: la canzone, infatti, è orecchiabile, pare piacere al pubblico e di conseguenza comincia a piacere anche a noi. Parte quindi la serie di esibizioni, tra cui quella di Andreas Gabalier, una specie di truzzone che pare uscito da Jersey Shore, mezzo svestito per esibire un fisico tutt’altro che aitante (ha la massa di un torello), con pettinatura da Elvis 2.0. Il settore femminile del nostro gruppetto conferma questa impressione di sostanziale disgusto, eppure, con nostra grande sorpresa, notiamo che il tizio piace alla folla, anche alle donne, che paiono rapite dal suo atteggiamento da piacione. Misteri dell’universo femminile?
Meglio abbandonare questi interrogativi senza risposta e concentrarsi sulla fila per tentare di raggiungere la porta: un gruppo di tedeschi (ce ne sono tantissimi) ci adotta, incitandoci ad una serie di brindisi per ingannare l’attesa tra un’esibizione e quella successiva; per nostra fortuna, sono già piuttosto provati dai festeggiamenti, per cui dopo poco tempo ci salutano, lasciandoci il campo libero e il fegato intatto. Arriviamo quindi all’ingresso, dove tuttavia un buttafuori ci spiega che non ha intenzione di far entrare nessuno fino al termine dello show, e che il giorno successivo lo spettacolo sarà all’aperto. Segue consultazione: aspettare ancora un po’ davanti alla porta oppure dirigersi verso il bancone all’esterno e dedicarsi alla festa open air? Al punto interrogativo, ci troviamo già con un drink in mano, saltando e ballando sulle note delle Heidis Erben, un trio di giovincelle in costume tipico, che paiono uscite da un depliant dell’ufficio turistico: cantano (chiaramente in playback) e sorridono contemporaneamente, ma con un’aria più da Heidi cresciutelle che da pin ups. I loro costumi sono uguali, con la sola variante del colore della gonna: particolare che ricorda Qui Quo e Qua, i nipoti di Paperino. Altro idolo della massa, a giudicare dagli ululati che si levano al suo arrivo, è Jurgen Drews, pure lui già in passato interprete di numerose canzoni da apres ski… un artista consumato, insomma. A guardarlo bene, un po’ consumato in effetti lo è: età approssimativa 50 anni? Chi può dirlo… per quanto ne sappiamo, potrebbe averne anche 40 portati malissimo, oppure averne chissà quanti ed esibire lo stesso volto in decadimento avanzato da anni, tipo Keith Richards. Certo che la sua criniera leonina e la tutina in simil Domopak in cui è avvolto lo fanno apparire ben inserito nel contesto cafone in cui ci troviamo: si balla anche con lui, quindi. Travolti dall’entusiasmo generale, con un certo ritardo ci accorgiamo che lo spettacolo è finito e la porta di ingresso è stata aperta: cosa aspettiamo ad entrare? Niente: siamo già dentro, dove ormai la musica è diventata quella più internazionale, e la gente salta e balla in ogni dove. Un gruppetto di tedesche ci spiega che le danze proseguiranno in un locale di St. Anton, ma l’informazione rimbalza a vuoto nelle nostre teste, dove peraltro è sparita anche qualsiasi cognizione del tempo…che ora è?

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1 commenti a Apres ski hits 2012: da Trieste a St. Anton Am Arlberg – Seconda puntata

  1. capitano ha detto:

    la canzone, infatti, è orecchiabile ???

    A sentirla l’unico pezzo che riesco a ripetere è “sciac zink ain foto”.

    Mi paiono più facili le canzoni siberiane

    http://youtu.be/VYqrWRiS204

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