7 Gennaio 2012

Messa in sicurezza dell’Isonzo: intervento da 270 mila euro

Un importante intervento di sicurezza idraulica verrà effettuato dalla Protezione Civile regionale per la messa in sicurezza del fiume Isonzo nei territori dei comuni di Gradisca, Farra e Sagrado, in provincia di Gorizia. Lo ha comunicato il vicepresidente della Regione e assessore alla Protezione civile, Luca Ciriani, che nei giorni scorsi ha firmato il decreto che autorizza uno stanziamento di 270mila euro per questo intervento.

“Negli ultimi anni, in particolare dopo l’esondazione del Natale 2009 – afferma Ciriani – si sono succeduti diversi interventi sul letto del fiume Isonzo e dei suoi afferenti, per rimuovere la vegetazione che nel corso del tempo ne ha drasticamente ridotto la portata, rappresentando un ostacolo al normale flusso delle acque. Ora che gran parte di questi ostacoli è stata rimossa, è venuto alla luce l’accumulo di ghiaia e altro materiale che le piante hanno causato, e che comporta una sensibile diminuzione della sezione utile al deflusso dell’acqua”.

“Si rende quindi necessario – conclude il vicepresidente – rimuovere anche questo materiale, che ostruisce l’Isonzo, in particolare a nord dell’abitato di Gradisca, verso l’argine sinistro posto a difesa dell’abitato di Poggio Terza Armata. Ho pertanto autorizzato un intervento che consentirà di asportare dal letto del fiume circa 40mila metri cubi di materiale, il che dovrebbe ristabilire la giusta sezione del fiume diminuendo sensibilmente la possibilità di nuove future esondazioni in caso di forti precipitazioni”.

7 commenti a Messa in sicurezza dell’Isonzo: intervento da 270 mila euro

  1. Kaiokasin ha detto:

    Ma quali conseguenze sull’ecosistema avranno interventi del genere? Devastanti! Ho letto il libretto su “Il torrente Versa: la vita, le risorse e la gestione dell’ecosistema fluviale” di M.Tofful e P.Minen, ed.WWF Isontino, 2011), che spiega come le ripetute “messe in sicurezza” sono costate cifre esorbitanti (44.650 euro in 10 anni, solo per il Versa) con benefici modesti (quantificati in 13.040), di breve termine e hanno comportato la pressochè totale sparizione della fauna ittica e anfibia. Ci sono competenze ed esperienze per dare sicurezza senza danneggiare gli ecosistemi, perchè si continuano a fare questi interventi emergenziali che non portano a niente? Non sarà un pretesto per cavare ghiaie per l’edilizia?

  2. Andrea ha detto:

    Non so cosa c’è sotto ma è CERTO che gli interventi vengono eseguiti senza prendere in benchè minima considerazione chi abita il fiume, siano pesci, anfibi ecc. Tra l’altro chi scrive l’articolo dovrebbe sapere che gli accumuli di ghiaia non sono causati dalle piante ma dagli sbalzi di portata causati dalle continue piene, in cui tra l’altro la gestione del deflusso dalla diga in Slovenia contribuisce in massima parte. Gli alberi al contrario contribuiscono a “solidificare” gli argini, come le fronde in acqua contribuiscono a allentarne il flusso. Togli gli alberi, rendi il fiume un canale (vedi Vipacco) e la velocità dell’acqua casomai aumenta (teorema di Bernoulli). Vedremo di che morte dovrà morire l’Isonzo…

  3. cap. achab ha detto:

    Perfettamente d’accordo con i due post precedenti. Va fatto notare anche, vedi la recente urbanizzazione (una ventina di abitazioni in villette a schiera)costruite a Poggio Terzarmata (Sdraussina comune di SAgrado)a pochi metri dall’argine dell’Isonzo in terreno golenale. La speculazione favorita o permessa da certe amministrazioni di terreni ex agricoli può portare a dover irregimentare forzatamente i corsi naturali dei fiumi, è questo il caso!!!, con dubbi sulla riuscita e spese enormi a carico dello Stato o della Regione (di noi tutti!!!). NON SI PUO’ MANGIARE ULTERIORE TERRENO, VA COSTRUITO IN LUOGHI SICURI E SOPRATTUTTO PRIMA VANNO RECUPERATE LE VECCHIE ABITAZIONI DEI CENTRI ABITATI!!!!!

  4. Kaiokasin ha detto:

    Parole sante!
    I fiumi hanno bisogno di spazio, che poi diventa un serbatoio di biodiversità, un corridoio biologico, uno spazio verde fruibile per la cittadinanza. Il Piano Urbanistico Regionale del ’78 già prevedeva i Parchi fluviali, 34 anni dopo stiamo ancora aspettando una pianificazione del territorio da parte della Regione. Desolante!

  5. zavata ha detto:

    @2 ecc.
    io vedo l’equazione così:
    togli gli alberi in alveo = aumenti la sezione di deflusso e quindi abbassi il livello max del corso d’acqua in caso di piena, cioè puoi evitare che qualche zona vada sotto.
    gli accumuli di ghiaia sono dati non tanto dalle piene ma dagli sbarramenti costruiti nel corso degli anni che costituiscono una quota fissa per il fondo. a monte di questi ci sono depositi enormi (vedi ad es. subito a valle della confluenza del vipacco con l’isonzo).
    Mi domando quali pesci vivano nelle zone che salvo qualche caso di piena sono coperte da depositi di ghiaia, limi e alberi schiantati per qualche metro

  6. Andrea ha detto:

    Io mi riferivo agli alberi posti in prossimità delle sponde. Togli quelli e il fiume diventa un canale. Gli sghiaiamenti che dici tu servono eccome! Ma non devono essere fatti alla cazzo di cane, dovrebbero essere fatti con indicazioni fornite da gente che conosce il fiume e che vigili sul rispetto delle forme di vita che lo popolano. Sul fatto che le piene non smuovano il fondo del fiume e quindi non creino depositi vatti a fare un giro a Savogna prima del ponte del raccordo, lì c’è una zona in cui l’alveo nell’arco di pochi anni è cambiato del tutto e si è creato un enorme deposito di ghiaia, che ha rovinato uno dei tanti letti di frega di trote, barbi, nasen, ecc. Le piene c’entrano eccome!!

  7. bakunin ha detto:

    c’è già un consorzio di imprese, professionisti e imprenditori, nato da qualche anno che non vede l’ora di partire… Da una parte incassa per togliere la ghiaia e dall’altra incassa rivendendola per fare sabbia, malte, ecc.

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