29 Novembre 2011

Bianchi austeri del Carso, i nostri grandi vini bianchi alla prova del tempo

La condotta Slow Food di Trieste ci ha regalato un’occasione unica, quella di scoprire e assaggiare alcuni dei migliori vini bianchi del Carso. La particolarità della serata consiste nel fatto che i vini bianchi presentati sono dei vini invecchiati, alcuni oltre ogni immaginazione, come nel caso di Zidarich. Una sfida alla normale fruizione del vino, che vede il rosso come il colore del vino invecchiato e affinato. Oggi, grazie alle nuove tecniche di vinificazione, moderne e naturali, il nostro territorio, valorizzato e rispettato, è in grado di regalarci queste chicche “slow”!
I vini sono stati accompagnati dalle preparazioni del ristorante Scabar.

Vediamo come è andata.

Si comincia con la Malvasia, unica della serata, di Lupinc del 2005.

La Malvasia è accompagnata da un branzino al vapore, accompagnato dalle sue uova in gelatina e dalla bottarga, sempre di branzino. Il tutto affiancato da una salsa vinaigrette al cacao di Sao Tomè.

L’offerta prevede ora un Prulke di Zidarich, anno 1996 (!), prima annata di questo grande uvaggio bianco. Per uno scherzo del destino dal cartone delle bottiglie, sono riemerse inaspettate altre perle bianche, che sono finite al nostro tavolo. Trattasi di Vitovska 1996, e così invece del Prulke, abbiamo avuto l’onore di assaggiare questa antica Vitovska, fortuna direi unica.

Ad accompagnare Zidarich una succulenta zuppa di pesce, crostacei e molluschi da gustare con dei crostini di pane (o anche senza). Notevole.

A seguire un’altra Vitovska. Conosciamo la Vitovska “selezione” 2005 di Kante.

Con Kante ci vengono servite delle mazzancolle nostrane gratinate e profumate con dei fiori di rosmarino. La freschezza delle mazzancolle svetta.

Ancora Vitovska. Ma torniamo ad annate più interessanti, ed ecco la Vitovska di Škerk 1999.
12 anni di evoluzione.

Škerk è stato accompagnato da un piatto di pasta e patate, ravioloni ripieni di patate e olio Tergeste Dop. Un piatto semplice, potenzialmente grande, ma che manca di qualcosa.

Ora tocca alla Vitovska 2002 di Vodopivec. Un vino che spicca per le sue ricche sensazioni olfattive, quasi tattili. Morbido e grande con dei riflessi quasi da grande distillato di cereali.

Ad accompagnarlo lo stracotto di manzo Highlander della fattoria carsica Bajta, con polenta e salsa ai funghi. Piatto forte, come la landa carsica, sapori intensi e decisi, non per tutti.

Dulcis in fundo. Crema di latte col tartufo (il tubero), con cioccolate amare di tre sapori. Al sale di violetta, al pistacchio e all’oro (24k(!)). Il tutto con pinza calda appena sfornata.

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7 commenti a Bianchi austeri del Carso, i nostri grandi vini bianchi alla prova del tempo

  1. arlon ha detto:

    Mi ultimamente go gavudo a che far con l'”antica” glera, e… wow, xe de una qualità assoluta.

    Altro che certi beveroni veneti che ghe ne xe derivadi…

  2. Adriano Bellini -Trieste ha detto:

    Bello e interessante l’articolo…

    Complimenti ai Produttori , alla Ristoratrice e soprattutto a Slow Food per presentare sempre degli “eventi” straordinari!!

  3. Cap. Achab ha detto:

    Per curiosità, quanto costava partecipare alla serata? (So bene che era riservata ali iscritti slow food),

  4. giacomo cecotti ha detto:

    45 per iscritti
    55 per non iscritti

  5. Katja ha detto:

    bella cosa. bere un vero bianco d’annata è quasi un privilegio.

  6. Julius Franzot ha detto:

    Leggere su Bora.La la parola “mazzancolle” mi fa venire il latte alle ginocchia.

  7. maja ha detto:

    manfatti, julius, che cavolo sono le mazzancolle?

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