11 Ottobre 2011

L’ex valico del Rafut diventa museo del contrabbando

L’ex casermetta del valico del Rafut si appresta a trasformarsi in Museo del contrabbando. Parliamo della costruzione presente sul lato sloveno del valico confinario.

Dopo l’annuncio da parte del Goriški muzej, il progetto è stato inserito anche nel percorso ciclabile alla scoperta dei vecchi confini del Goriziano. Si tratta di un itinerario, da percorrere in bicicletta e per lo più su pista ciclabile, che viene proposto attraverso dei tabelloni presenti tra Nova Gorica, San Pietro e Vrtojba.

Prosegue quindi il viaggio di Bora.La (qui la prima e la seconda puntata) alla scoperta della fine che hanno fatto le vecchie casermette militari ai valichi di confine. Anche per l’edificio che ospitava la Guardia di finanza sul lato italiano dovrebbe iniziare una nuova vita attraverso l’adesione a un progetto europeo che dovrebbe trasformarla nella sede di un’agenzia di lavoro transfrontaliero.

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13 commenti a L’ex valico del Rafut diventa museo del contrabbando

  1. Cinico ha detto:

    Sarà pronto prima il museo sloveno del contrabbando oppure la sede italiana dell’agenzia di lavoro transfrontaliero?
    Visti i tempi biblici della burocrazia italiana è facile fare un pronostico…

  2. Milost ha detto:

    Agenzia legata ad un progetto europeo….ma figurati, esistono ancora?
    Museo del contrabbando: ovvero quando portavamo di nascosto la grappa e la carne in Italia e gli Sloveni riempivano le macchine di ricambi per elettrodomestici, jeans,caffè, attrezzi vari, medicine….?

  3. maria ha detto:

    Ma perché serve sempre elogiare le cose sbagliate? Non capisco il senso di ‘sto museo.

  4. ufo ha detto:

    Veramente preservare la memoria di qualcosa non vuol necessariamente dire elogiarlo.

    Detto questo, che problema c’è col contrabbando? Nei dieci comandamenti c’era mica scritto niente in contrario. Forse perche l’innaturale concetto è un invenzione dei tempi moderni, un monopolio artificiale imposto alla popolazione per aumentare i profitti degli anonimi padroni del vapore, ed il contrabbando era la naturale e giusta risposta individuale della povera gente nei confronti di quanti hanno imparato ad usare la scusa del ‘bene comune’ e del ‘superiore interesse’ per piegare le istituzioni a favore di innominabili interessi di parte.

    Vent’anni fa portare un quarto di manzo da Sežana a Trieste, o un sacco di caffè da Trieste a Sežana, era contrabbando e guai a farsi beccare. Oggi Cremcaffè porta il caffè a Sežana e Prunk porta la carne di manzo a Trieste, esattamente la stessa cosa che veniva definita contrabbando. Nessuno ci trova nulla da ridire (a parte magari il manzo) e lo chiamiamo progresso. A Sežana hanno più scelta di caffè, a Trieste più scelta di carni, in ambedue i casi la maggiore concorrenza abbassa i prezzi a vantaggio del consumatore, e le istituzioni possono (vabbè, potrebbero se volessero) dedicarsi piottosto a compiti più utili alla collettività. Qualcuno ha nostalgia del confine? Io no, io sto con Martin Krpan… 🙂

  5. fabry ha detto:

    A proposito di contrabbando..
    Quando c’era ancora la dogana periodicamente un distinto signore periodicamente percorreva a piedi il valico del Rafut spingendo una bicicletta, con un sacco di cemento appoggiato sopra il manubrio.
    Il doganiere chiedeva: “dichiara?”
    E il tipo: “cemento”
    A volte il doganiere ispezionava il sacco, e trovava sempre solo innocuo cemento, ma la cosa gli puzzava.
    Alla fine doganiere ando’ in pensione, e un bel giorno e incontro’ il distinto signore. Ovviamente gli chiese: “senta, ormai me lo puo’ dire.. che cosa contrabbandava?”
    E il tipo: “biciclette”.

  6. Jasna ha detto:

    @4 ufo Grande Martin Krpan!!! Lo avevo rimosso 😀

  7. alpino UNI ISO 9001 ha detto:

    Ufo, non è tutto così come da te proletariamente descritto c’era gente a gorizia che contrabbandava funghi jeans ed altro, non erano povera gente, si sono arricchiti da fare schifo e guarda caso sono proprio i benestanti della città non è tutto così “da favola proletaria” come dici di tu, certo c’era anche la povera gente non dico di no, ma c’erano un’infinità di trappoleri.
    Fabry troppo forte il tuo aneddoto

  8. dimaco ha detto:

    mio nonno paterno contrabbandava caffe in yugo. 🙂

  9. ufo ha detto:

    E i jeans in Russia? Un paio solo, ma meritava…

  10. Tergestin ha detto:

    Gran trovada, finalmente qualcossa de simpatico.

  11. marco ha detto:

    @maria: la cosa sbagliata era il confine, le proibizioni non il voler comprare vestiti e cibo…

  12. Milost ha detto:

    4 e 6: Martin Krpan che taglia la testa ad un Hitler in armatura medioevale, in mezzo a cavalieri caduti e a cavalli imbizzarriti: ho visto un quadro, anzi ne conservo la foto, che un famoso pittore sloveno aveva dipinto durante la seconda guerra mondiale. L’aveva donato ai padroni della casa di Plezzo dove l’artista era stato accolto e nascosto, braccato da…bah, non me lo ricordo più…non è che l’avete visto in qualche…museo?

  13. viceversa ha detto:

    @ dimaco: …e vàntite anche!!

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