18 Agosto 2011

Gli Interpol emozionano Ljubljana

foto: Mankica Kranjec

La capitale slovena sa sempre come sorprenderti. E’ una città che non ti stufa mai, sempre in movimento ed in evoluzione. L’occasione per ritornarci era ghiotta: gli Interpol alle Križanke, ovvero quello che fu il meglio dell’indie rock di qualche anno fa nella location più fruibile di sempre (un’arena all’aperto che garantisce capienza e ottima visuale ma acustica non all’altezza).

Oltre allo stupore per essermi riuscito a sfamare e dissetare con 7 euro a dieci metri dall’evento, rimango piacevolmente colpito dal gruppo spalla che attacca alle 20.45 precise, gli sloveni We Don’t Sleep at Night, powertrio che surfa tra i Nirvana e gli Interpol stessi, sono giovani ma suonano come se avessero chilometri di tour alle spalle, padroneggiano voce, chitarre e microkorg con scioltezza, il loro set fila liscio e fa presagire al meglio.

I newyorkesi iniziano alle 22.00 (come da prassi da queste parti), “Success” è il pezzo che fa partire il tutto e mostra le carte in tavola, esecuzione dei pezzi scrupolosamente fedele all’originale, non una nota di più, suono compatto e linea vocale senza sbavature, altrettanto dicasi per chitarra e batteria. L’alternanza tra pezzi vecchi e nuovi ed una certa preferenza per il loro repertorio più veloce e “ballabile” fa filare senza noia un’ora, durante la quale gli Interpol hanno eseguito tutti i pezzi che ci si aspettava da loro, “Evil”, “Rest My Chemistry”, “Not Even Jail” sono alcuni degli anthem cantati da gran parte dei presenti. Da sempre accostati ai Joy Division per il particolare cantato ed una certa attitudine sonora tra post-punk e new-wave, gli Interpol non trasudano quella sofferenza che fu il tratto caratteristico dei loro precettori, risultano al massimo esserne una patinata vetrina tirata a lucido. La musica degli Interpol è in ogni caso un condensato emozionale potentissimo: è il suono di una città vuota a ferragosto, il rimbombo di un corridoio scolastico dopo una delusione amorosa adolescenziale, come un’autostrada percorsa in direzione opposta al flusso dell’ora di punta. Il concerto dura un’ora e mezza esatta, nulla di più, nessuna concessione al caso, tutto calcolato al secondo, ma quando torno a casa con “Leif Erikson” ancora nelle orecchie mi rendo conto che non potevo chiedere di più.

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2 commenti a Gli Interpol emozionano Ljubljana

  1. Comitato Odbor PLT ha detto:

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    Comitato Odbor PLT – no comment

  2. Comitato Odbor PLT ha detto:

    –La capitale del Territorio Libero de Trieste sa sempre come sorprenderti. E’ una città che non ti stufa mai, sempre in movimento ed in evoluzione.–

    Comitato Odbor PLT – no comment

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