10 Agosto 2011

L’Università di Trieste dà il via al servizio di baby sitting per le mamme studentesse

Una baby sitter si occuperà dei bambini durante le lezioni. E’ questo il nuovo servizio che l’Università di Trieste sta per avviare in modo da agevolare le mamme-studentesse.

L’obiettivo dell’iniziativa, che comprende anche il supporto psicologico oltre a corsi per l’orientamento, ha come obiettivo la conciliazione tra università e maternità. Il servizio è dedicato alle neomamme, ma anche i neopapa’, l’iniziativa, la prima in Italia dedicata alle studentesse, iniziera’ a novembre con l’obiettivo di limitare gli abbandoni, molto frequenti quando gli studenti diventano anche genitori.

“Anche se non ci sono cifre ufficiali, dalle nostre osservazioni l’abbandono da parte di studentesse madri e’ molto alto – spiega l’ideatrice, la psicologa dell’ateneo triestino Raffaella Brumat – per questo ci e’ venuto in mente di ideare un sostegno per queste donne, a cui forse serve solo un aiutino per non lasciare gli studi”.

Il servizio dell’Erdisu Trieste, con il contributo del Servizio Pari Opportunità della Regione Fvg, e’ dedicato alle mamme o future mamme iscritte all’Università degli Studi di Trieste, all’Università degli Studi di Udine (polo di Gorizia), alla Sissa e al Conservatorio Tartini di Trieste, e consiste in due diversi momenti: un corso di formazione sull’organizzazione e la pianificazione dello studio, aperto anche ai neopapa’, e un vero e proprio percorso psicologico in gruppo per il sostegno alla maternità. E’ completamente gratuito e prevede, appunto, anche un servizio di baby sitter per le neomamme durante le lezioni.

“Ci immaginiamo che vengano non solo ragazze madri – spiega l’esperta – ma anche donne che hanno deciso di riqualificarsi iscrivendosi all’universita’ e che non riescono a conciliare gli studi con il figlio o, peggio, i figli e talvolta anche il lavoro. Gia’ ora chi viene a chiedere aiuto al nostro servizio di consulto psicologico e’ in prevalenza nella fascia tra i 26 e i 27 anni, quindi non matricole”.

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36 commenti a L’Università di Trieste dà il via al servizio di baby sitting per le mamme studentesse

  1. Katja ha detto:

    Un’ottima iniziativa.

  2. marcobuc ha detto:

    Bravi.

  3. GiovanniG ha detto:

    esemplare!

  4. dimaco il discolo ha detto:

    ma se te chidei i te la manda anche a casa?

  5. Isabella Debegnac ha detto:

    A tenere te dimaco no 😀
    Comunque stupenda iniziativa, sarebbe bello poterlo fare in ogni azienda che abbia almeno un tot di dipendenti.

  6. marcobuc ha detto:

    si, vien anche i docenti a farte lezion in cucinin.

  7. dimaco il discolo ha detto:

    ai tempi della yuugo le aziende avevano i nidi e gli asili interni.

  8. sfsn ha detto:

    ciò, sarà un saco de studenti che se confonderà e i anderà nele classi dove xe le baby sitter, e -visto el livel de l’università de trieste- no i se acorzerà gnanche de aver sbaglià corso!!

  9. Srečko ha detto:

    In teoria e’ una iniziativa cui plaudire. Ma se ci pensi un attimo, e’ segno di una distorsione nella societa’. Chi ha bisogno del servizio ha un’eta’ tra i 26 e i 27 anni (cosi’ nell’articolo). Mi risulta che le scuole medie superiori si finiscono a 19 anni, massimo 20. Pertanto parliamo di studenti e studentesse al loro VII e VIII anno di universita’. Che sta succedendo? Gli studenti studiano di meno, perche’ svogliati, perche’ i genitori li mantengono? Oppure accanto allo studio hanno un lavoro? Chiedo, perche’ non conosco la risposta. Ad ogni modo e’ grave, perche’ significa che la gente si laurea verso i 29 anni circa, quindi entra nel mondo del lavoro a circa 30 anni e per arrivare alla pensione dovra’ da lavorare 40 anni almeno, cioe’ fino ai 70 e passa.

  10. Katja ha detto:

    pensione Srečko? cmq sì hai ragione. ci si laurea ”se” ci si laurea sui 30 di media. le ragioni sono tante. non esiste un servizio di tutoraggio individuale efficiente come negli altri paesi europei. le tasse sono troppo alte e chi non ha una famiglia che lo sorregge eonomicamente comincia a lavorare i che diluisce il tutto. quando si rendono conto che nonostante la laurea avranno poche possibilità mollano.

  11. Elena ha detto:

    Srečko, io sono tornata all’Università a 35 anni per riqualificarmi e avevo un bambino piccolo, per cui ho potuto seguire in aula solo metà delle lezioni. Magari ci fosse stato un servizio del genere all’epoca.
    Ci sono anche molte donne alla seconda laurea.

  12. Katja ha detto:

    Elena io idem mi sono iscritta dopo i 30 con lavoro full time e prole, senza sconti ne comprensione, anzi

  13. Isabella Debegnac ha detto:

    Io come Elena mi sono laureata a 37 ed ora sto seguendo un master e poi forse arriverà la specialistica.
    Nel frattempo ho sempre lavorato, la mia mamma non aveva i soldi per pagarmi l’università.

  14. Katja ha detto:

    come al solito noi donne dobbiamo farci in 18 senza l’aiuto di nessuno…men che meno dello Stato

  15. Jasna ha detto:

    In realtà l’età media della laurea si è abbassata con la riforma 3+2, vi segnalo se vi interessano dei dati dell’Università di Udine http://qui.uniud.it/notizieEventi/ateneo/il-profilo-dei-laureati-2010-dell2019universita-di

    Secondo me l’iniziativa è ottima!

  16. Marco ha detto:

    L’iniziativa riprende alcuni esperimenti già portati avanti per i dipendenti dell’ateneo per impulso del CPO universitario e il contributo economico una tantum tentato da Di Piazza per le studentesse madri nell’ambito del progetto Trieste Città Universitaria.

    Comunque da un pezzo l’università non si rivolge solo ai neodiplomati e da un pezzo gli studenti sono non di rado anche lavoratori.

    I lavori sono i più svariati, a volte presso la stessa università.

    Le statistiche rendono comunque poco la questione.
    Questi ammortizzatori per loro natura sono rivolti a fette minoritarie di studenti.

    Alla neo-mamma non importa di essere nel 90% o nel 1%: i problemi restano concretissimi e da sola potrebbe non farcela.

    Io comunque conosco tre studentesse diventate madri a circa 21-22 anni.
    Una ha dovuto lasciare gli studi ed è stato un peccato.

  17. Marco ha detto:

    Faccio presente che il titolo è fuorviante: l’ERDiSU di Trieste non è l’Università di Trieste o una sua parte, e non è ad essa sottoposto.

  18. Barbara Pernar ha detto:

    Finalmente! E’ una giustissima iniziativa, io mi sono laureta con due bambini uno di 4 anni ed uno di un anno, e avevo 28 anni…è stata dura ma ce l’ho fatta, molte mie conoscenti hanno lasciato per questo motivo e non è giusto, con un piccolo aiuto non è impossibile,bravi!

  19. Katja ha detto:

    hai ragione Marco ERDiSU: Ente Regionale per il Diritto e le Opportunità allo studio Universitario di Trieste.

  20. Milost ha detto:

    Arriviamo tra gli ultimi: i paesi nordici hanno gli asili all’interno delle università da anni!

  21. Milost ha detto:

    E non solo per chi studia, ma anche per chi all’università ci lavora.

  22. Fiora ha detto:

    …anche perché ci sono nonni lavoratori o che si stanno a loro volta riqualificando e di fare i baby sitter ai nipotini non rappresenta proprio per tutti la massima aspirazione

  23. Katja ha detto:

    Perche in italia lo stato sociale è solo la famiglia d’origine

  24. dimaco il discolo ha detto:

    mi voio una baby sitter. me servi. <:P

  25. Katja ha detto:

    Hm il discolo me preoccupa…

  26. Fiora ha detto:

    te sa no Katja, che gnanca le monighe no lo ga volù cior… 🙂

  27. sfsn ha detto:

    go fato un corso de tedesco a berlino, iera un capitolo dedicà a come i tedeschi vedi i altri popoli. E sui italiani iera scrito (più o meno): la famiglia in Italia – stranamente – supplisce lo stato e lo sostituisce in buona parte delle sue funzioni sociali.

  28. Katja ha detto:

    fiora:-) sfsn oramai è una comoda prassi mi chiedo però quale famiglia manterrà gli anziani con pensioni da fame tra 50 anni,,,

  29. Fiora ha detto:

    … “STRANAMENTE” e xè grave sfsn? no xè una domanda provocatoria, eh?! xè un quesito vero…Aldilà ovviamente de giudicar “carente” quel statale te pensi che questo modello assistenziale ” fato in casa” determini danni e…bamboccioni?

  30. Katja ha detto:

    Piu che altro Fiora fa risparmiar le casse dello stato. In Germania a 19 te va a star solo e lo Stato te aiuta a pagar l’università dopo qaundo te trovi lavor te ghe torni pian in drio

  31. Fiora ha detto:

    eh..no ga torto la mia amica “ritornata alla madrepatria 🙁 ” per motivi familiari, dopo aver studià e lavorà anorum a Monaco e che qua ‘desso no la se trova…mi sbarufo con ela ma senza tropa convinzion co’ la me disi , lì lo Stato è MADRE, qui è MATRIGNA …a partire dalla burocrazia!

  32. sfsn ha detto:

    @ fiora:
    penso che sto “familismo” italian determini due grossi problemi:
    1. i fioi italiani resta mammoni fin a tarda età e i se autonomizza molto poco. Co i decidi de molar la famiglia i se sposa per trovar un’altra mama che ghe fa tuto. E questo riproduci generazion dopo generazion una società in cui tuto xe sule spale dela donna e in cui se giusifica l’inerzia dei giovini.
    2. lo stato – visto che a bona parte dele necessità sociali ghe pensa la famiglia – non se impegna più in quel campo e dà per scontà che determinate funzioni non xe de sua competenza. E i cittadini che no ga una famiglia de drio xe penalizzai.

  33. Katja ha detto:

    Te ga dito tuto sfsn. deso se te vol far fioi convien andar a star in Francia

  34. Fiora ha detto:

    te ga ragion nela tua analisi sfsn.
    In Francia, Katja? ah per quel che …CARLA’! 🙂
    scherzi a parte, spieghime dei, che no so

  35. Fiora ha detto:

    Leto! Merci Katjà:
    drio quel che scrivi ‘ntel link, te vederà che per sistemarse pulito per un per de ani, la Bruni in Sarkò o la sforna do’ gemei al primo colpo o la imbastissi el secondo in dò , dò quatro…. 🙂

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