1 Agosto 2011

Wwf: “Forse è ancora evitabile l’assalto al territorio di Trieste dal 7 agosto”

“Può ancora essere evitato, forse, l’assalto al territorio che si verificherebbe nel Comune di Trieste a partire dal 7 agosto, quando saranno scadute le norme di salvaguardia imposte due anni fa, all’atto dell’adozione della variante 118 al piano regolatore, e tornerà in vigore la precedente variante 66 (cioè il piano regolatore Illy-Portoghesi-Cervesi del 1997)”. Lo sostengono WWF, Legambiente e Italia Nostra, che sull’argomento hanno consegnato ieri un nutrito documento al sindaco e ai consiglieri comunali.

Ecco la posizione dell’associazione ambientalista triestina.

Potrebbero essere infatti ben più dei 30 di cui si parla da tempo, per 34 mila metri cubi complessivi, i progetti (conformi alla variante 66) che dalla seconda settimana di agosto riprenderanno il loro iter. E’ apparsa infatti sulla stampa la notizia della presentazione nei giorni scorsi – ancor prima della scadenza delle salvaguardie! – di un altro progetto, per circa 20 mila metri cubi.
Quanti altri, chiedono gli ambientalisti, inonderanno o hanno già inondato gli uffici comunali?

Il documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra illustra, anche con immagini di grande impatto, alcuni esempi emblematici degli scempi già realizzati nel recente passato grazie alla variante 66, e alcuni scenari ipotizzati che potrebbero verificarsi in futuro.
Particolarmente colpite dal morbus aedificandi sono state e sarebbero le aree più preziose del territorio comunale, sotto il profilo paesaggistico e naturalistico, cioè il Carso e la fascia costiera.
Il sindaco Cosolini ha infatti deciso di abbandonare la variante 118 e di avviare l’iter di un nuovo piano regolatore. Passeranno però diverse settimane, prima che le direttive per il nuovo piano siano pronte e approvate e con esse le nuove norme di salvaguardia: si aprirà così una “finestra” temporale nella quale – ritornando in vigore il vecchio PRG – i progetti conformi a quest’ultimo potranno essere approvati.
L’edificazione (residenziale, turistica, commerciale, artigianale-industriale, ecc.) consentita dalla 66, soprattutto sul Carso e sulla fascia costiera, è infatti molto maggiore di quella prevista dalla 118: da ciò il rischio che sia impossibile fermare anche scempi irreparabili.

In realtà, spiega il documento degli ambientalisti, sarebbero state possibili – e auspicabili – soluzioni diverse: 1) l’adozione di direttive, e relative nuove norme di salvaguardia, contestuale (e non successiva) all’abbandono della variante 118; 2) la rielaborazione della variante 118, per recepire sia le pesanti riserve vincolanti della Regione sia le osservazioni migliorative come quelle formulate dagli ambientalisti e dalla Soprintendenza. Quest’ultima soluzione avrebbe permesso da un lato di riaprire i termini per le osservazioni dei cittadini, dall’altro di imporre da subito nuove salvaguardie. In entrambi i casi, si sarebbe potuto evitare
l’apertura della “finestra” ed il ritorno in vigore della variante 66.
Per limitare i danni, visto il tempo trascorso inutilmente dall’insediamento del nuovo sindaco, oltre ad affrettare al massimo i tempi per la redazione delle direttive del nuovo piano regolatore, l’amministrazione Cosolini dovrebbe affrettarsi a rinnovare la Commissione paesaggistica comunale, scaduta con la decadenza del precedente Consiglio comunale. Spetta infatti a tale Commissione esprimere pareri sui progetti che incidono su aree di vincolo paesaggistico. “Una composizione più oculata di tale Commissione (della quale oggi fa parte tra gli altri anche l’ex sindaco di Muggia, Lorenzo Gasperini) – osservano gli ambientalisti – inserendovi autentici esperti del paesaggio e non soltanto professionisti esposti continuamente alla tentazione dello scambio di favori, potrebbe essere un modo concreto per fermare progetti devastanti almeno nelle aree più pregiate del territorio comunale.”
Si chiede inoltre che i progetti presentati per le richieste di autorizzazione paesaggistica siano messi a disposizione nel sito internet del Comune, affinché tutti possano conoscerli ed eventualmente formulare osservazioni e pareri.

Il documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra contiene inoltre una serie di suggerimenti per le direttive del nuovo piano regolatore, ispirate ai principi fondamentali di una pianificazione ecologicamente sostenibile: stop al consumo di suolo e a nuove urbanizzazioni di terreni agricoli e naturali, riuso e riqualificazione dell’edificato esistente, tutela del paesaggio e del patrimonio storico-architettonico, integrazione tra il piano regolatore ed un piano della mobilità che privilegi le modalità di trasporto a basso impatto ambientale, no ad insediamenti industriali a rischio (es. rigassificatore di Zaule) e ad infrastrutture devastanti (es. TAV), integrazione tra esigenze di tutela dall’inquinamento e tutela dell’occupazione. Completa il tutto una nota del prof. Livio Poldini, che sottolinea la grande valenza degli agroecosistemi, da preservare contro le cementificazioni, non soltanto sotto il profilo ambientale e paesaggistico, ma anche da quello sociale e culturale.

Didascalie delle immagini allegate tratte dal documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra:

1-perimetro della zona commerciale H2 di Basovizza (nei pressi del Sincrotrone), cancellata dalla variante 118 e che rivivrà con il ritorno in vigore della variante 66
2-simulazione di quanto potrebbe essere costruito sulla zona H2 di Basovizza, in base ai parametri edificatori della variante 66
3-cantiere per costruzione di edifici residenziali in vicolo delle Rose (Roiano alta), zona B5 creata dalla variante 66
4-ville nella zona C2, creata dalla variante 66 a Barcola Cedassammare

Il testo integrale del documento degli ambientalisti è scaricabile dai siti www.wwf.it/friuliveneziagiulia e wwftrieste@blogspot.com

Tag: , .

17 commenti a Wwf: “Forse è ancora evitabile l’assalto al territorio di Trieste dal 7 agosto”

  1. Srečko ha detto:

    Plaudo alle proposte (stop al consumo di suolo e a nuove urbanizzazioni di terreni agricoli e naturali, riuso e riqualificazione dell’edificato esistente, tutela del paesaggio e del patrimonio storico-architettonico, integrazione tra il piano regolatore ed un piano della mobilità che privilegi le modalità di trasporto a basso impatto ambientale, no ad insediamenti industriali a rischio (es. rigassificatore di Zaule) e ad infrastrutture devastanti (es. TAV), integrazione tra esigenze di tutela dall’inquinamento e tutela dell’occupazione)!

    E spero che chi dovrebbe sentire, senta!

  2. arlon ha detto:

    Concordo. Me par **legermente** importante, la question.

  3. Giuseppe ha detto:

    chi saria questi grandi esperti di paesaggio? èlori suppongo, cusì i blocca sempre tutto finché no te tratti direttamente…

    ma dei dei, tanti xe in bona fede, ma in mezzo se anche una bella magnadora de commissari e controcomissari

    demo vanti, 35mila cubi i tutta la città xe niente, stemo parlando de 10 palazzine che forsi forsi se riva a farne 5 sparse qua e la

  4. arlon ha detto:

    @Giuseppe: el punto xe che a trieste no xe de costruir più NIENTE se no impinindo/ristruturando quel che xe, o al caso demolindo e costruindo sora. O magari recuperando tereni inquinai. (diria che zone e alternative su come recuperar no manchi..)

    E tantomeno xe de andar avanti a far “cittadelle” in Carso, tipo a Padriciano, o in tereni a riscio tipo Gretta o Pis’cianzi.

  5. Paolo Geri ha detto:

    D’ accordo che a Trieste non si “dovrebbe” costruire più niente considerati i numerosi alloggi sfitti e da ristrutturare e il dato di una popolazione stabile grazie solo all’ immigrazione. Ma c’ è un problema. Ristrutturare o demolire e poi costruire costa più che costruire ex- novo e questo al di la del fatto che un appartamento a Barcola o in Carso si vende meglio che uno in Barriera. E i costruttori non ci stanno o meglio non gli interessa. Visto che il comparto edilizio da lavoro a Trieste (indotto compreso) ad alcune migliaia di persone è un terreno su cui muoversi con grande cautela se non vogliamo perdere altri posti di lavoro. So che mi si può obiettare che è il solito “ricatto” come già per la Ferriera, ma non tenere conto dell’ aspetto occuèpazionale nelle decisioni che dovrà assumere il Comune sarebbbe da irresponsabili.

    P.S.: NON sono ovviamente un costruttore ! 🙂

  6. Dario Predonzan ha detto:

    Beh, certo che quello dei posti di lavoro è il solito ricatto.
    Costruttori & co lo ripetono continuamente: basti pensare alle incredibili pressioni dell’ANCE, degli ordini professionali, ecc. quando, nel 2007, cominciò a circolare la delibera di direttive per quella che diventò poi la variante 118. Finì che le salvaguardie allegate a quella delibera furono abbondantemente annacquate (la foto qui sopra si riferisce ad un intervento che quelle salvaguardie non riuscirono a fermare).
    Magari ogni tanto bisognerebbe pensare anche ai potenziali posti di lavoro che si perdono – per esempio nel turismo, nell’agricoltura, ecc. – a causa della cementificazione forsennata del territorio. Questi però nessuno li calcola mai.
    Non è neanche vero che siano in ballo solo 30 mila metri cubi di nuovi edifici: basta leggersi il documento degli ambientalisti, per rendersi conto che – dati ufficiali del Comune – i metri cubi potenzialmente costruibili con il ritorno alla variante 66 sono molte centinaia di migliaia.
    Del resto è notizia di pochi giorni fa che ancor prima del ritorno in vigore della 66, è stato presentato (attendiamo di sapere da chi) un progetto per un nuovo complesso edilizio da 20 mila metri cubi, che si aggiunge ai 30 mila citati. Vedremo quanti altri ne arriveranno dopo il 6 agosto.

  7. arlon ha detto:

    Mi so solo che in nord europa go visto ristruturar edifici orendi dei anni ’70 con metodi avanzadi (tipo parti in panei prefabricadi de qualità, sistemi de ascenzori con rotaie per spostar i materiali, etc), tutto in pochissimi mesi e con relativamente pochi operai (= costi non enormi, a ocio).

    Se qua semo ancora con maton + cazziola, no xe de stupirse che ristruturar tutta la zona de Trieste sud (che VA ristruturada! O almeno ripensada), fatta de condomini, diventi una impresa titanica. Solo che nei paesi civili no lo xe.

    Penso che i costruttori gabi de evolverse secondo le necessità de una cità, pensar al contrario me par a dir poco insensado!!
    (oltre a garantirne quel “feel” da citadina veneto/lombarda che per fortuna fin desso gavemo rivado a evitar)

  8. Stufo ara! ha detto:

    E non dimantichiamo anche che la cementificazione ci porta a incalcolabili danni futuri, vedi il veneto che inizia ad andare sottoacqua con le piogge “stranamente” abbondanti del clima modificato. E se domani qualche viletta in costiera frana… chi paga? Oppure il costone di muggia su cui i costruissi e poi devi pagar la provincia e far muro tuto grazie alle belle casette vista mare? Dei dei, quando xe utili xe del costrutor e quando xe dani paga il publico!?! I lassa tombar anche le sorgenti, e cossa credemo che l’acqua non cercherà altre strade? e zo frane, cedimenti, smotamenti… ponti baylei per tuti?

  9. Srečko ha detto:

    Non conosco i piani regolatori, ne’ quello bocciato, ne’ quello “ripescato”. Posso pero’ notare come sul Carso si e’ costruito, negli ultimi 30 anni, dove prima per 2.500 anni nessuno ci ha pensato. Una volta si costruiva in cima alle colline non fertili (castellieri), poi si e’ costruito anche un po’ in piano, ma mai sul fondo di doline.

    Dove arrivera’ la speculazione edilizia? E dove arriva l’ignoranza della gente, che pur di comprare “in Carso” va a finire sul fondo di doline ombrose, fredde e umide. Ma crediamo forse di essere piu’ furbi di tutti quelli che ci hanno preceduto nelle 100 generazioni precedenti?

    Mi ricorda le Alpi austriache, dove negli ultimi 30 anni hanno costruito dove prima mai e poi mai si erano sognati di farlo. Quando a costruire erano i locali, “grezzi montanari”, le case erano al riparo da valanghe. Quando invece sono arrivati i geniali viennesi, hanno costruito case e alberghi su punti spazzati da valanghe. Il risultato e’ stato di molti morti…

  10. kaiokasin ha detto:

    # x Paolo Geri
    Ristrutturare, demolire/ricostruire, ecc. costa di più ma è lavoro, per i costruttori e i loro muratori. Se l’amministrazione dice stop, non si consuma più territorio, l’edificato esistente acquista più valore e diventa economicamente sostenibile anche la ristrutturazione (cala l’offerta, aumentano la domanda e i prezzi!). Ma serve appunto la buona politica. Cito il buon esempio della Provincia di Torino – che all’Ikea che voleva costruire il suo scatolone giallo/blu su terreno agricolo – ha detto no, il piano territoriale prevede aree industriali e commerciali, o il centro commerciale te lo fai dove diciamo noi o niente. http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=2868&fromHP=1 Ritornando a Trieste, Cosolini deve dire stop, se volete lavorare ristrutturate l’esistente, altrimenti niente.

  11. Matteo ha detto:

    Un documento pol dir tanto e gnente, questo xe scritto de parte quindi xe de cioè con le pinze

  12. Dario Predonzan ha detto:

    Legilo però, prima dar giudizi a priori, sempre se te son capace de capir quel che xe scrito..

  13. Francesco ha detto:

    Sembra la brochure di un’immobiliare.
    Speriamo non finisca per essere controproducente…:)
    (ps sarebbe stato utile farlo anche per la 118 – per avere un confronto).
    Speriamo che questa variante sia condivisa e non secretata e che si approvi in fretta uno strumento che regoli lo sviluppo della città.
    Nell’interesse dei cittadini”semplici” al pari di quello degli operatori del settore.

  14. Dario Predonzan ha detto:

    La brochure di un’immobiliare? Spudorato:-)))

  15. Dario Predonzan ha detto:

    E comunque qualcosa di molto simile, e anzi di ben più analitico, esiste – da tempo – anche sulla 118. Basta dare un’occhiata alle osservazioni che si trovano nei siti http://www.wwf.it/friuliveneziagiulia (sezione “documenti”) e http://www.legambientetrieste.it
    Solo che nessun politico pare essersi degnato di leggerle.

  16. Francesco ha detto:

    @srecko
    Duemila anni fa eravamo di meno, vivevamo in condizioni diverse, costruivamo con tecniche diverse: insomma le cose non sono proprio così paragonabili.
    In largo e in comodo vivevano solo i pochi ricchi e potenti che ci hanno lasciato le loro monumentali costruzioni (molte delle quali avrebbero un ‘impatto sull’ambiente che se costruite oggi sarebbero considerate degli ecomostri). Senza andare lontano pensa al castello di Miramare. Non voglio dire che delle bifamiliari a sgonico sian la stessa cosa, il mio E’un paradosso. Prendilo come tale ma vale la pena di rifletterci.

  17. lucia sirocco ha detto:

    a francesco: quando dici” sarebbe stato utile farlo anche per la 118 – per avere un confronto” hai ragione, perfettamente.
    Infatti , un lavoro analogo era stato fatto anche per la 118 e anche presentato in alcuni incontri pubblici fin che un giorno, tal Cosolini, ha messo tutti difronte al fatto compiuto di una delibera di giunta che decideva di passare alla nuova strategia che uccideva la 118.
    Un’ultima osservazione. Sembri quasi contento quando scrivi “Sembra la brochure di un’immobiliare.SPERIAMO NON FINISCA PER ESSERE CONTROPRODUCENTE…:)”
    Forse abbiamo sbagliato veste grafica , ma non abbiamo grande esperienza di brochure di immobiliari….
    TU FORSE SI’?! 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *