27 Luglio 2011

Il maltempo rovina le stagioni balneari: pieni i treni per Venezia

Il maltempo e le basse temperature stanno rovinando gli affari a Grado, a Duino, a Sistiana. Le temperatura ben più basse rispetto alla media stagione e le nuvole (se non la pioggia) stanno mettendo in seria difficoltà le imprese turistiche.
La situazione non è destinata a migliorare a breve, dal momento che anche per domani l’Osmer prevede su tutta la regione nuvolosità variabile con probabili rovesci o temporali sparsi. Sulla costa potrà soffiare vento moderato da nord o nord-est.

E intanto chi aveva già prenotato le vacanze al mare è costretto a cercare alternative alla spiaggia. Il risultato: i treni da Monfalcone e da Cervignano per Venezia sono affollati dai turisti che soggiornano a Grado.

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10 commenti a Il maltempo rovina le stagioni balneari: pieni i treni per Venezia

  1. Paolo Geri ha detto:

    Sarà contento Luigi (venezian).

  2. alpino ha detto:

    a di certo non vengono a Venezia per starci o andare nelle spiagge venete dove la situazione climatica è la medesima, vengono a Mestre perchè solo da qua parti per ogni dove..compreso l’aereoporto Marcopolo, aeroporto di Ronchi e stazione dei treni regionali nostre sono totalmente inutili..

  3. Jasna ha detto:

    Non saprei Alpino, se hanno già la casa delle vacanze o l’albergo prenotato in Friuli a me sembra più logico farsi la gita di giornata a Venezia. A meno che non siano veramente sfondati di soldi…
    Ho fatto due anni passando per la stazione di Mestre (venendo da est e da ovest) in qualsiasi giorno della settimana e periodo dell’anno per due anni e ho sempre visto tanti veneti che ci vanno nel weekend, quindi mi aspetterei un successo anche maggiore della città con chi veneto non è.

    Che poi noi siamo isolati e lontani da tutto è un dato di fatto.

  4. Katja ha detto:

    Consiglio visita a Venezia alla mostra di Julian Schnabl

  5. Dario Predonzan ha detto:

    Attenti a non esagerare con Venezia, però (v. sotto)…

    da: La Stampa del 27 luglio 2011

    “Estate 2011 Venezia sull’orlo di una crisi di folla

    di Anna Sandri

    La sensazione che qualcosa di irreparabile fosse accaduto si è fatta sentire, come un brivido, alle 15.26 di un normale lunedì di luglio, l’altro ieri, quando la polizia municipale di Venezia ha diffuso un comunicato: arrivare in città in auto, da Piazzale Roma, non era più possibile.
    Tutto ingolfato, tutto intasato, parcheggi esauriti e code lunghissime sul Ponte della Libertà; se proprio ci si doveva andare, era opportuno usare il treno. Il che, naturalmente, si portava dietro un’ironia grottesca visto che erano del giorno prima le immagini dei bivacchi di centinaia di turisti sugli scalini della stazione di Santa Lucia, bloccati per l’onda lunga del disastro della Tiburtina.
    Quando gira male, gira male: e sarà anche vero che Piazzale Roma sparge sale sulle ferite perché ci sono imponenti lavori in corso e il caos è continuo (si obietterà che non è un gran momento per aprire cantieri, ma a Venezia non c’è un momento migliore di un altro), ma la sensazione, quella che mette i brividi, è che si sia arrivati al punto di rottura. Venezia non ha vie di fuga né ammortizzatori, comincia da una parte e dall’altra finisce; oltre (da una parte e dall’altra) puoi solo buttarti in canale. Tutti, troppi, non ci si sta.
    A seconda di come la si guardi, l’immagine che Venezia in questi giorni offre è quella di una città ingorda, che prende tutto quel che c’è da prendere, e più gente arriva meglio è così è più facile vendere le bottiglie d’acqua minerale a 4 euro; oppure, è quella della città divorata da un turismo non «mal gestito» ma abbandonato a se stesso, senza programmazione e senza lungimiranza.
    Se mai il turismo qui è stata voce in perdita, cosa è accaduto per peggiorare in modo tanto evidente una situazione già al limite? I veneziani hanno la loro risposta: costretti a convivere, fiato su fiato e sudore su sudore, con le masse che vagano da Rialto a San Marco e da San Marco a Rialto, ascoltano i nuovi idiomi dei nuovi turisti: a tutti quelli che già c’erano (sottratti solo un po’ di giapponesi che hanno i loro problemi e diradano le visite e di americani che non se la passano benissimo, e aspettando i turchi, che si annunciano tra una o due stagioni) si sono aggiunti i brasiliani e i russi, i nuovi ricchi del pianeta che arrivano pieni di soldi e totalmente impreparati a quello che troveranno: come cinesi e indiani, la grande novità delle ultime stagioni, ignorano ad esempio che un ponte non è un belvedere sul quale sostare e dal quale scattare foto. È, semplicemente, il modo più asciutto per passare un canale e dunque camminare per la città. Ingorghi, nervosismo, insulti sono ormai all’ordine del giorno: chi vive, o tenta di sopravvivere, a Venezia e non è direttamente interessato alla vendita di paccottiglia, kebab e acqua minerale, non ce la fa più.
    E non ce la fa più Venezia: il Ponte di Rialto perde i pezzi. Nell’ultimo fine settimana è stato transennato due volte. Sabato perché un po’ di pioggia aveva trasformato i gradini di marmo ormai consumati in una trappola scivolosa e i turisti volavano come trapezisti maldestri; domenica perché – passa che ti ripassa un masegno del ponte ha ceduto e si è aperto un buco.
    Le prime transenne le hanno spostare gli stessi turisti: i gradini gli servivano per mettersi comodi a farsi il panino. Probabilmente c’era il tutto esaurito sugli altri gradini, quelli delle Procuratie a San Marco, Basilica mortificata tra maxi pubblicità, turisti che danno da mangiare ai piccioni sotto i cartelli che vietano di dare da mangiare ai piccioni, e il megapalco per i concerti. Il sindaco Giorgio Orsoni aveva detto: non più di uno; infatti saranno cinque, e il palco troneggia offendendo una delle piazze più belle al mondo.
    Questa è Venezia, dove la soluzione all’invivibile sono – da ieri – gli accessi separati ai vaporetti per turisti e residenti, ma solo su una linea e sul solo pontile di Rialto, e per un orario limitato. Serve a placare i nervi dei residenti, quotidianamente contusi dagli zaini di viaggiatori svagati. Visti gli accessi limitati, magari i turisti sceglieranno di andare a piedi. Causa prezzi esorbitanti dei biglietti, in tanti lo fanno già, trascinando milioni di trolley sui delicati masegni, intasando ancora di più le calli. E se si stancano, la soluzione è sotto gli occhi di tutti: piedi in canale, in fondo è solo Venezia, che sarà mai.”

    Strano che stavolta il veneziano non sia ancora intervenuto, eppure si parla della sua città.

  6. Katja ha detto:

    Grazie Dario. Che tristezza però..

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ecchettedevodì?

    Quella che per te può essere “letteratura”, per me è il pane quotidiano.

    Aggiungo che qualche tempo fa una delegazione veneziana s’è recata in Cina, dove s’è sentita dire che secondo il locale ministero competente, circa 50 milioni di cinesi hanno indicato come propria prossima meta di viaggio l’Europa. Ebbene: fra le prime cinque mete indicate c’è Venezia.

    Diciamo anche che in questa settimana a Venezia oltre ai vari musei “ordinari” e alle decine e decine di chiese “normali”, ci sono in tabellone più di venti mostre o eventi: dalla Biennale d’Arte (io – come da mia tradizione – ci andrò in settembre dopo la fine della Mostra del Cinema che coincide colla serata finale del Campiello e con la Regata Storica, quando c’è un paio di settimane di relativa calma) al Venezia Jazz Festival, dal Festival Internazionale di Musica Organistica all’apertura delle sale wagneriane a Ca’ Vendramin, dalla mostra di arazzi antichi alla Fondazione Cini alla mostra di design vetrario a Palazzo Cavalli Franchetti eccetera eccetera.

    La cosa divertente è che a parte le solite zone di Piazza San Marco e adiacenze, la folla titanica quasi sparisce, per diventare inesistente in zone tipo San Pietro di Castello o Cannaregio “alto”, dove trovi dei miracoli d’arte praticamente sconosciuti.

    E io domenica vado a fare rafting nel Brenta…

    L.

  8. Dario Predonzan ha detto:

    Rassegnato, insomma, mi par di capire…
    Però, continuando così, Venezia non durerà ancora molto.

  9. alpino ha detto:

    io da Padova la raggiungo in un tiro di schioppo..quindi ci vado spesso e confermo come dice il buon Gigi che in taluni punti si avanza un passo al minuto ed in altri svolti l’angolo…la pace il silenzio..qualcuno che cade in acqua…un altro mondo..girare venezia lo si puo fare con qualcuno che conosce calli e campielli nascosti che ti fa evitare l’affollamento pazzo altrimenti puo diventare il piu grande incubo..

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