21 Luglio 2011

Alkene on air (second stage)

Continua l’intervista con gli Alkene. Questa seconda (e ultima) “puntata” è dedicata al loro EP “Il Rogo” e a qualche curiosità. Per chi avesse “perso” la prima parte e fosse curioso di leggere le opinioni di questo gruppo triestino dal sapore underground, basta scrivere sul motore di ricerca di bora.la “Alkene on air (first stage)”.

Concretamente, come gestite il fatto di avere più tempo a disposizione?
Quando ti trovi nella situazione di avere un tot di tempo per registrare  lì e fai quasi in diretta, diciamo… Noi invece abbiamo l’idea di lasciar un  po’ decantare i pezzi, di “dimenticarli” per due settimane e poi riascoltarli, anche una volta sola. Quello che proponiamo non vale a livello singolo, lo presentiamo in un contesto unitario, quindi devi ascoltare l’insieme. Dopo un po’ che senti quello che hai creato, ce l’hai nell’orecchio e lì per lì ti pare naturale, hai bisogno di staccare un attimo per avere l’orecchio più “fresco”. Magari, all’inizio, un suono potrebbe anche sembrarti una cosa terribile, poi lo riascolti e cambi idea… è stato utile, perché qualche piccolo particolare da aggiustare nell’EP l’abbiamo trovato.

Qualche considerazione sull’EP “Il Rogo”: c’è una “traccia” unica o sono piuttosto pezzi da considerare singolarmente?
Siamo riusciti a fare una narrazione da 0 a 100. L’idea era di fare un album con all’interno un percorso che vada al di là della mera successione. C’è stato sicuramente un lavoro a monte di scelta dei pezzi, c’è una scelta d’inizio, un tentativo di dare il più possibile coerenza all’interno dell’album. Non volevamo creare un racconto oggettivamente palese… diciamo sì percepibile, ma non palese, perché alla fine dobbiamo sicuramente confrontarci col discorso di mercato musicale ed avere certe caratteristiche. Magari c’erano pezzi che avevano un senso ben preciso, però non andavano bene. Se avessimo voluto fare effettivamente un discorso preciso, avremmo fatto un cambio… naturalmente modificava tutto. Chi ascolta deve avere non solo una soddisfazione concettuale, ma anche pratica, diciamo. Anche nelle scalette dei concerti cerchiamo di cambiare, in modo che non sia né troppo scontata né troppo ripetuta. Finora non abbiamo mai fatto una scaletta uguale. È una cosa positiva, perché se una persona viene a sentire un concerto, poi viene la volta dopo e fai sempre le stesse canzoni con la stessa successione, diventa monotono.
Tornando all’EP, volevamo ricordare che l’abbiamo messo on line su www.alkene.net, è scaricabile gratuitamente. Non abbiamo mai considerato l’idea di venderlo. Faremo lo stesso anche il prossimo, molto probabilmente. In campo musicale c’è moltissima scelta, per la nostra possibilità metterli a pagamento è un controsenso, poi a noi fa molto piacere l’idea poterlo renderlo disponibile gratis.

Anche se nella copia fisica c’è una particolarità…
Hai presente il video di “Medusa”? C’era la telecamera, in mezzo a una stanza, che girava e noi appoggiati alle pareti della sala. Abbiamo fatto un passaggio molto contorto per avere le immagini che venivano proiettate su di noi. Abbiamo scattato delle polaroid di case abbandonate, le abbiamo proiettate su una tenda di quelle da cucina, poi rifotografate e scomposte in piccole parti, in modo da avere tantissime rappresentazioni che fossero intuibili ma non riconoscibili, astratte. Nell’album ci sono queste immagini, le stesse del video. Ogni copia dell’ep è unica, perché ha dentro una di queste foto.. le  copie sono numerate, sono cento… ognuna ha un dettaglio diverso, che distingue l’una dall’altra. Volevamo  proporre una copia fisica che fosse interessante dal punto di vista visivo, che non fosse la solita scatola.. anche perché c’è ancora chi vuole avere il supporto fisico.

Ultima domanda: ci sono “work in progress” per un prossimo album?
Sì, al momento stiamo iniziando la ricerca dei suoni. Entro l’anno sarà difficile, ci concentriamo molto sui pezzi, anche per non ripetere arrangiamenti già fatti. Le idee sono tante, poi alcune cose vengono un po’ più automatiche, musicalmente ci conosciamo bene e c’è intesa. Anche in sala, quando qualcuno ha una proposta, ci capiamo subito. L’importante insomma è di non metterci troppo tempo a spiegarsi le cose. L’idea viene fuori facilmente, adesso l’interesse si sposta sul lavorarci di più. Per l’EP “Il Rogo” siamo stati sei mesi. Sicuramente quello che stiamo per fare nasce già in modo diverso, anche perché eravamo in cinque, ora siamo in quattro.

Foto di Sofia Minetto

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