16 Luglio 2011

Il pittore e il mare. Vita del porto, la poesia della quotidianità

Sarà il Porto di Trieste con la vita delle persone che lo abitano il centro della mostra “Vittorio Bolaffio e il Porto di Trieste nei disegni della collezione Sanguinetti“, che si terrà nella Sala Scarpa (soppalco) del Museo Revoltella dal 16 luglio al 9 ottobre 2011, ulteriormente ampliata e arricchita dopo il suo debutto alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia.

Una mostra che rende omaggio alla figura di Vittorio Bolaffio a ottant’anni dalla sua scomparsa e che verrà inaugurata questa sera alle 18.30 alla presenza di Roberto Cosolini, Sindaco di Trieste, Andrea Mariani, Assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Maria Masau Dan, Direttore del Civico Museo Revoltella di Trieste e Sergio Vatta, curatore della mostra.

Dopo le esposizioni goriziane del 1975 e del 1999 – quest’ultima incentrata soprattutto sul lascito Antonio Morassi – e a seguito della pubblicazione dell’articolo Vittorio Bolaffio. Nuovi contributi, apparso nel volume103-104 di Studi Goriziani del 2009, e in contemporanea con la monografia Vittorio Bolaffio di Daniele D’Anza del 2010, il curatore ha portato a termine una nuova linea di ricerca incentrata sul Polittico del porto di Trieste.
In questo itinerario di vita e di studio non si poteva non considerare quella che si pone come la più rilevante, per numero e qualità, collezione di disegni bolaffiani in mano privata. Sarà possibile ammirare una selezione fra i 337 disegni della collezione di Bruno Sanguinetti (1909-1950).

Il percorso espositivo si concentra sui disegni e i bozzetti che documentano le fasi evolutive del grande ciclo decorativo del Polittico del porto di Trieste, del quale sono presenti gli schizzi, i ripensamenti, le varianti che saranno poi trasferite dal disegno a diversi quadri, quali Il Timone, Manovali (Marina con uomo), Uomo con pala (Il Manovale), Il Trittico del porto, della collezione del Civico Museo Revoltella, e due versioni di Scena di porto. Saranno inoltre esposti alcune stampe fotografiche originali, realizzate poco prima della morte dell’artista dall’amico pittore Santo Lucas, che documentano il Polittico e che sono state recentemente individuate.
Accanto ad esse sarà possibile ammirare la ricostruzione “virtuale” a colori, in tre metri per settanta centimetri del Polittico, a partire da due disegni preparatori appartenenti alla Collezione Sanguinetti. L’allestimento triestino è arricchito dai disegni e dai dipinti custoditi dal Civico Museo Revoltella che completano quasi integralemente le opere con soggetto portuale e marinaio realizzate dall’artista. In mostra anche il Ritratto di Umberto Saba, l’opera forse più nota di Vittorio Bolaffio, acquistata dalla sede RAI di Trieste nel 1980.
Il percorso della mostra presenta inoltre due sezioni dedicate a Bruno Sanguinetti collezionista di Bolaffio e al sodalizio artistico tra lo scultore triestino Ruggero Rovan (1877-1965) e il pittore goriziano. L’esposizione si conclude con una sezione dedicata alle altre opere dell’artista conservate nella Galleria triestina che offrono al visitatore una preziosa occasione per ammirare alcuni tra i suoi migliori ritratti.

Fil rouge delle opere esposte, è il tema del Porto di Trieste, con i suoi personaggi e le sue vicende. La quotidianità portuale e il senso eroico dell’umanità del Porto sono il cardine della poetica di Bolaffio, perché proprio dai suoi operatori il pittore trae il suo maggiore elemento di ispirazione. Il Porto è il luogo principe della città, dove tutto ha origine: vi giungono le merci il cui commercio arricchisce i cittadini, che edificano case e magazzini, aprono industrie e cantieri navali, fondano compagnie di assicurazioni e di navigazione, e con le loro attività richiamano a Trieste nuovi abitanti, che popolano i nuovi edifici e lavorano sulle imbarcazioni e a terra, contribuendo con la loro fatica quotidiana alla crescita della città. La navigazione e la portualità affascinano Bolaffio fin da giovane, quando da Gorizia accompagna il padre nei suoi soggiorni d’affari nel capoluogo giuliano e si radicano in lui ancora più profondamente in occasione del viaggio in Oriente del 1912. Salito a bordo di un piroscafo del Lloyd Austriaco come fuochista, durante le pause inizierà a tratteggiare su suoi taccuini alcune scene della vita di bordo, che avrebbero dovuto poi tramutarsi in dipinti parte della sua futura grande composizione: il Polittico del porto.

Il Polittico del porto, opera imponente e simbolica, ideale summa e sintesi dello stile dell’artista, rimasta incompiuta per la sua prematura scomparsa, è una raccolta di ventiquattro dipinti dedicati alla vita portuale di Trieste ed è una delle opere maggiori di Bolaffio.
Il Polittico avrebbe dovuto essere una sorta di “eroico poema moderno” e proporre, attraverso ventiquattro canti impostati su tele orizzontali, per una lunghezza complessiva stimata in dieci metri, uno sguardo completo sulle condizioni di vita dei lavoratori del porto, in un ciclo in cui passato e presente confluiscono in un percorso continuo che si ripete, diventando quindi racconto universale della condizione umana. In quest’opera emergono la sua eccellente capacità di analisi psicologica nei ritratti, il suo legame stilistico mai interrotto con Fattori, la vita tormentata, ma più di ogni altra cosa la sua coerenza esistenziale. Bolaffio cercò di rappresentarvi, infatti, la dura vita del porto, la fatica di lavorare su una nave, la miseria di imbarcarsi lasciando famiglia e prole.
Di questo progetto ci sono giunte solamente sei tele e tranne Nave sotto carico, le altre cinque sono presenti in mostra. In particolare, il Trittico del porto, che avrebbe dovuto costituire il centro del Polittico, è l’ultima opera realizzata da Bolaffio.

I disegni preparatori assumono una grande rilevanza nella pittura di Bolaffio in quanto l’artista non era mai soddisfatto del risultato raggiunto e procedeva per costanti modifiche: schizzi e bozzetti, tracciati a matita nera, a volte china, pastelli e tempera, per lo più su piccoli quadernetti pensati per stare nella tasca della giacca, su cui riportava studi e prove di ciò che avrebbe poi trasferito sulla tela e che Bolaffio usava, durante il lavoro, per controllare l’efficienza formale dei dipinti. Ecco perchè la collezione Sanguinetti, composta di circa trecento tra taccuini e fogli sciolti, rappresenta un corpus di eccezionale valore. La raccolta si deve a Bruno Sanguinetti, padre dell’attuale proprietario Gianfranco, che fu amico intimo di Eugenio Montale e Umberto Saba. La collezione rivela una profonda contiguità fisica, spirituale e formale di Bolaffio con alcuni artisti della cosiddetta “Compagnia del Caffè Garibaldi” (Italo Svevo, Umberto Saba, Gianni Stuparich, Virgilio Giotti, Dioniso Romanellis, Emerico Schiffer e Ruggero Rovan) dal nome del locale sotto il Municipio di Trieste che questi grandi artisti frequentano abitualmente tra le due guerre. La collezione mette in luce in particolare il rapporto con Virgilio Giotti: lo stile di entrambi gli artisti rivela una profonda similitudine improntata alla costante ricerca della semplificazione e al rendere la dura realtà della vita quotidiana. La comunanza è tale che si può affermare che Giotti trasse ispirazione dai quadri di Bolaffio e che Bolaffio dipinse a partire dai versi di Giotti.
Lo stesso Polittico, se completato, avrebbe rivelato moltissimi punti di contatto tra la pittura di Bolaffio e Il Canzoniere di Saba, altro suo grande amico, sia dal punto di vista linguistico, sia compositivo. A testimonianza del loro legame in mostra è presente il Ritratto di Umberto Saba definita dallo stesso Saba l’unica opera in cui si riconosce e a cui il poeta rispose con il sonetto “A Vittorio Bolaffio quando fece il mio ritratto”.

La mostra resterà aperta dal dal 16 luglio al 9 ottobre 2011, sarà visitabile tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10 alle ore 19, alla Sala Scarpa del Museo Revoltella, in via Diaz 27 a Trieste.
L’ingresso intero è di € 6,50 euro, il ridotto di € 4,50 euro.

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