“Rivolgo un appello a tutte le forze politiche perché si trovi una soluzione che permetta di armonizzare i meccanismi di assorbimento delle code dei docenti precari abilitati”. Così il sindaco di Udine Furio Honsell al termine dell’incontro con i rappresentanti regionali del comitato Docenti Precari, avvenuto oggi 7 luglio a palazzo D’Aronco. “Se non si interviene si rischia di creare una vera e propria emergenza sociale – avverte il primo cittadino – con decine di insegnanti già precari che, come un fulmine a ciel sereno, si ritrovano senza possibilità di lavorare e senza alcun tipo di garanzia”.
Secondo il comitato, rappresentato a palazzo D’Aronco da Giampiero Andaloro, Emanuele Bonutti, Francesca Da Pozzo, Fulvia Romanello, Tiziana Tomat e Fabrizio Toneatto, la riforma Gelmini avrà come conseguenza in regione il taglio di 250 cattedre. “È chiaro che l’esasperazione sui tagli da parte del Governo ha finito per creare una guerra tra poveri – commenta Honsell –. Ritengo che bisognerebbe cercare di valorizzare chi ha alte competenze maturate nella Sis locale, nell’ambito della quale i posti erano stati pianificati con grande rigore dall’università di Udine”. Proprio in quest’ottica il comitato chiede, attraverso i suoi rappresentanti, di “garantire che le cattedre vengano affidate solo a docenti abilitati, mentre nelle scuole private a volte vengono assunti insegnanti privi di abilitazione”.
Una posizione condivisa anche dall’assessore all’Istruzione Kristian Franzil e dal consigliere comunale delegato alle Problematiche della scuola Gregorio Torretta, che hanno preso parte all’incontro. “Stiamo parlando di professionisti che hanno conseguito un’abilitazione – sottolinea Franzil – che non solo vivono una situazione lavorativa precaria, ma che si vedono anche negati diritti maturati nel corso di anni. In questo senso – precisa Franzil – non si tratta di impedire l’ingresso di docenti da fuori regione, ma di congelare le graduatorie, come chiede lo stesso comitato”. I tagli, insomma, rischiano di avere ripercussioni molto forti a livello regionale. “Non si risolve il problema del precariato abolendo le code e trasferendo un problema sociale da una regione a un’altra – sottolinea Torretta –. In questa situazione bisogna capire che il taglio dei posti corrisponde al taglio dei precari”.
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