Ha pubblicato tre romanzi in tre anni. Niente male per uno scrittore esordiente che ha scoperto la passione per la scrittura solamente in età adulta: Andrea Ribezzi, triestino, classe 1959, ex ispettore di polizia da poco in pensione, scrittore di noir con la passione per la storia. Ciliegie in autunno, edito da Ibiskos Editrice Risolo, è il suo terzo romanzo, preceduto da Sette fine – La prima indagine dell’ispettore Ravera (Ibiskos Editrice Risolo 2009) e Eredità blindate – L’ispettore Ravera indaga (Ibiskos Editrice Risolo 2010). Tre romanzi, un comune denominatore: tutti sono ambientati a Trieste.
Ciliegie in autunno e Andrea Ribezzi sono stati presentati venerdì 27 maggio da Andro Merkù presso la Società Triestina Canottieri Adria 1877.
Ciligie in autunno è un romanzo che racconta i momenti cruciali dall’infanzia alla maturità, attraverso un’adolescenza sofferta, nel rapporto spesso difficile con famiglia,donne e amici di Marco Stibel; il tutto sullo sfondo di una Trieste a cavallo fra gli anni ’60 e i giorni nostri. Un evento casuale fa si che Marco si confronti con una vicenda dimenticata dalla storia e cioè l’emigrazione in Jugoslavia di migliaia di monfalconesi nel 1946 e la tragica sorte di alcuni di essi deportati a Goli Otok.
Marco Stibel, “un ragazzo di sinistra” scopre gradualmente la complessa vicenda di Goli Otok. Perché proprio Goli Otok?
La vicenda di Goli Otok è un capitolo sospeso, rimasto ai margini. Prima di scrivere il romanzo ho letto quattro volumi sull’argomento. Ho trovato molto interessante il volume di Giacomo Scotti, il quale espone la vicenda in maniera abbastanza obiettiva.
In Ciliegie in autunno Marco Stibel ne viene a conoscenza per caso. All’epoca infatti l’isola di Goli otok era conosciuta soprattutto come un carcere di lavori forzati e non come luogo di detenzione di prigionieri politici. Nessuno aveva l’interesse di parlarne per tutta una serie di ragioni che dal romanzo emergono chiaramente: il Pci, il governo jugoslavo, l’Italia, … Eppure chi era sopravvissuto a quell’ esperienza, sapeva. Allo stesso tempo ho cercato di dare un quadro storico generale dell’atmosfera di quell’epoca così complessa, citando l’esistenza del campo di Gonars, la deportazione da Lubiana di migliaia di sloveni per sostituirli con popolazione italiana, ecc.
Insomma si tratta di uno dei tanti capitoli poco conosciuti della questione di Trieste…
Esatto, questione che a mio parere è seconda soltanto alla questione palestinese in quanto drammaticità e complessità. Oggi con l’avvento dell’Europa e il concerto dei tre presidenti penso sia arrivato il momento opportuno per confrontarsi e parlarne. Goli Otok è una grande tragedia, dalla quale si possono trarre tanti insegnamenti, anche positivi.
Di fatto Ciliegie in autunno è un romanzo sulla crescita e sulla maturazione di un giovane triestino.
Assolutamente. La vicenda personale del protagonista ad un certo punto si intreccia con quella di Goli Otok. Leggendo il romanzo, il lettore capisce che le due storie sono strettamente collegate fra di loro.
Dal 2009 ad oggi hai pubblicato già tre romanzi. Che idea ti sei fatto dell’editoria italiana e locale?
É difficile essere uno scrittore esordiente. A Trieste, ma anche in Italia, è più facile scrivere un romanzo che trovare una casa editrice disposta a pubblicartelo. Inoltre il numero degli scrittori è maggiore di quello dei lettori. Insomma il mercato è saturo.
Nel mio caso i primi due romanzi hanno avuto un discreto successo, perché ciò che stimolava la lettura era l’idea che fossero dei polizieschi scritti da un ispettore di polizia.
Mi sorge ovvia una domanda: quanto c’è di “reale” nei tuoi romanzi?
I miei romanzi cercano di dare un immagine realistica del lavoro della polizia investigativa, immagine molto diversa da quelle delle fiction televisive. C’è da dire che il genere romanzesco, così come è strutturato, non si presta a raccontare il reale svolgimento di una o più storie. Per quanto vicino alla realtà, si tratta sempre di una realtà romanzata. Mi piace utilizzare degli spunti autobiografici, biografici e storici per creare una storia, un pò come si fa con i puzzle; è così che sono nate le vicende di personaggi come l’ispettore Rivera o Marco Stibel, il protagonista di Ciliegie in autunno.
Del 1959 e in pension?
L.
“Ex ispettore di polizia” = pensionamenti anticipati. Per alcuni servizi svolti (tipo posti di confine) ogni anno di servizio prestato ne valeva due. Mi risulta che una situazione di questo tipo sia tuttora in vigore.
ben svejà!
ma dei no ste indignarve per cortesia che no servi, almeno un 30anni de servizio el ga fatto e no sicuro lavor facile, indigneve inveze per quei che con 5 anni de governo e un solo giorno de lavor i se porta a casa una pension che se la sognemo…
basta ceh verzè qualceh giornal e trove tutti i dati per indignarve seriamente
Alcuni miei amici, più giovani de mi (<55) xe apena andài, un anche quasi regolare, gà comincià a lavorar in fabrica a 15 ani, dopo xe andà in polizia, adeso gà quasi 40 ani de servizio efetivo che diventa + de 40 coi ani regaladi. Per altri no xe cusì… E pensar che un pensierin de aruolarme quela volta lo gavevo fato! Ma sà tra manifestazioni e terorismo iera funerai ogni paio de setimane e tra mama e mula…
Col "senno di poi" che mona che son stà!
mi inveze penso che me meterò a scriver…
far contar ogni ano due perchè i stava su sto pericolosissimo confin… miga mal sti pulioti! solo quei de petean ga avù una sfiga orenda, ma sicuro no li ga fati fora i jughi…
Pure Brunetta se ne è andato in pensione a 59 anni. Con la paga di docente universitario pur avendolo fatto per pochi anni grazie alle aspettative politiche e con contributi versati da noi popolo bue.
Solo che oggi si ciuccia anche la paga da deputato e, per qualche giorno ancora, pure quella da ministro.
Tornando al merito del libro mi sembra che l’ autore faccia un po’ di confusione. Leggo: “il tutto sullo sfondo di una Trieste a cavallo fra gli anni ’60 e i giorni nostri.”
Più avanti: “Allo stesso tempo ho cercato di dare un quadro storico generale dell’atmosfera di quell’epoca così complessa, citando l’esistenza del campo di Gonars, la deportazione da Lubiana di migliaia di sloveni per sostituirli con popolazione italiana, ecc.”
Cioè fatti di 20-25 anni prima se riferiti agli anni Sessanta in cui è ambientato il libro. “Che ci azzecca” direbbe di Pietro ? Che cosa c’ entra Goli Otok con Gonars ? Che cosa c’ entra la vicenda dei “monfalconesi” con l’ invasione della “provincia di Lubiana” nel 1941 ? Aggiungiamoci un po di nazisti nell’ Adriatisches Kustenland, un pizzico di Risiera di San Sabba, due foibe è il polpettone è ben servito.
Paolo,la storia di Goli Otok (anni 40) e di Marco Stibel (anni 60) ad un certo punto si intrecciano (questo non significa che accadano contemporaneamente) ed è interessante capire come e perchè tutto nasca da un evento casuale.
Beh, è un romanzo, no? dopo che Vonnegut in Mattatoio n 6 ( o era n 4?) aveva mescolato il bombardamento di Dresda e la crociata medievale dei bambini non mi meraviglio più di nulla
Ma volemo proprio metter la testa sotto la sabbia?
De Goli Otok no se podeva e no se doveva parlar; come no se doveva parlar delle foibe; no se doveva nemmeno parlar de quei che no voleva votar per i filo-titini (lista unica!) ma iera gentilmente convinti ad andar con la pistola puntada alla testa; no se doveva nemmeno pensar in modo diverso dei “liberatori” titini senza che la famiglia te trovi “suicidato” in qualche canal rente la strada o in mezzo alla vigna. ecc. ecc. ecc.
… E probabilmente ancora oggi no se dovaria né podaria ancora esprimerse liberamente nei confronti de lori, se l’Europa ghe gavessi dito de no!
“Vonnegut in Mattatoio n 6 ( o era n 4?)”
Iera el 5. Fazendo la media te ieri comunque nel giusto 🙂
Grazie, Marino. No go propio mente per i numeri..
@9 Paolo Geri Io quando ho visto nella stessa frase Goli Otok e il campo di Gonars ho pensato che non volesse sbilanciarsi solo contro una parte, ma essere equo (o mascherare le sue idee politiche insomma).
Poi è vero quello che dice Sara, è un romanzo e bisognerebbe leggerlo per vedere come sono stati accostati questi avvenimenti, potrebbe aver trovato una soluzione interessante.
Sara
Gonars era durante la II Guerra Mondiale. Goli otok dopo la fine, con l’apice dopo la rottura con Stalin.
giugiu
Di Goli otok si parla liberamente da almeno 20 anni.
Srecko
Da quando la ex Jugoslavia (o parte di essa) ha sentito profumo di Europa!
#10. Sara Matijacic
Ho capito la finzione letteraria. Quello che contesto è di mettere (anche in un romanzo) tutto in un calderone indistinto soprattutto se si tratta di fatti storici. Già i giovani non sanno nulla di preciso su quei fatti, se poi non li affrontiamo con rigore e contestualizzando facciamo più danni che bene. Prova chiedere ad un triestino ventenne “standard” di oggi se sa cos’ era il campo di concentramento di Gonars o quello di Goli Otok e ti guarderà con gli occhi sbarrati ! E poi l’ associazione che viene presentata nell’ intervista: parlo di Goli Otok ma ho parlato anche di Gonars mi ricorda un’ altra “equazione” “parliamo pure di Risiera, ma parliamo anche di foibe”. Poi è ovvio che uno che fa lo scrittore è libero di usare tutti i riferimenti storici che vuole ma secobdo me cos’ non si fa nè buona letteratura nè buona storia.
Pian Geri, bisogna leger prima de dar giudizi affrettadi.
giugiu
Non capisco che cosa tu voglia dire. Volevi forse mettere un punto di domanda al posto di quello esclamativo?
Che cos’e’ il profumo d’Europa? La prevalicazione delle nazioni grandi su quelle piccole? L’inefficienza politica? Il protagonismo fine a se’ stesso di personaggi come Sarkozy e Berlusconi?
Perché queste persone non leggono il libro prima di inondare il sito di commenti a sproposito?
Poi cosa c’entrano i giudizi sui pensionamenti? Stiamo parlando di narrativa, di avvenimenti poco conosciuti, di fatti che pochi sanno e che sarebbe bene diventassero patrimonio storico di tutti noi, che sovente trascuriamo la nostra storia locale. Spesso se non fosse per gli scrittori che si incapponiscono a disvelare fatti dimenticati e a strapparli all’oblio del tempo (e talvolta della convenienza politica), resteremmo nell’oscurità di quanto accaduto non molti anni or sono alle porte di casa nostra.
Grazie dell’ospitalità
IRE57
“Uno dei tanti capitoli poco conosciuti della questione di Trieste”? Sorry?
Go capì che l’intiero universo mondo el gira intorno de Trst e che ogni cosa che ghe sucedi ga importanza solo per quanto xe rifleti su Trieste caput mundi, ma no ve par che questa podessi eser, cossa so mi, un pochetin esagerada?
Mi sento chiamato in causa e perciò provo a chiarire qualche piccolo equivoco che può essere emerso dalla lettura dell’intervista che mi ha fatto la gentilissima e bravissima Sara Matijacic.
“Ciliegie in autunno” è un romanzo di formazione (per i non addetti ai lavori si tratta di un romanzo che guarda all’evoluzione del protagonista verso l’età adulta). Per congegnare meglio la storia e renderla più fruibile ai lettori (il merito o il demerito è tutto mio) ho utilizzato nella seconda parte del romanzo il genere thriller a sfondo storico. Da qui la vicenda di Goli Otok che non è contemporanea ai tempi in cui vive il protagonista, ma viene rivangata nell’ambito dell’indagine che lui stesso condurrà sull’omicidio di un monfalconese che molti anni prima era finito lì.
L’occupazione di Lubiana da parte delle truppe italiane nel 1941, l’esistenza del campo di concentramento di Gonars e la vicenda stessa dei monfalconesi emigrati nel 1946 in Jugoslavia e delle loro tragiche peripezie sono avvenimenti storici o poco conosciuti o facilmente dimenticati e io lì ho voluti inserire nel romanzo perché ritengo spieghino meglio di altri fatti più eclatanti come le foibe o la risiera di San Sabba la particolarità di queste terre di confine.
Appellandomi alla benevolenza dei lettori, spero di esserci riuscito.
@ Ufo
Se te va a Barcola te ciapi el sol da una parte, a Muja dall’altra.
Quindi no digo l’universo, ma el sistema solar efetivamente gira intorno a TS. Me pareva scontado, ma spieghighelo ti ai furlani.
Irene, è sufficiente una “p”.
E poi “disvelare”, non lo trovi un po’ outré?