23 Giugno 2011

Giorgio Celli (E i gatti?)

Ecologi e scimmie di Dio. Feltrinelli 1985
Bugie, fossili e farfalle. Il Mulino 1991
Le farfalle di Giano. Feltrinelli 1989

Si dice, fin dai tempi degli antichi Egizi, che esista un aldilà per i gatti: in quel paradiso sicuramente è stato ammesso, in attesa della conta finale, Giorgio Celli, eclettico uomo di scienza, di cultura e di azione, scomparso recentemente. Noto e celebrato il suo amore per i felini domestici, mi pareva a volte avesse persino l’espressione sorniona di un gattone sapiente. Ma non l’ imperscrutabilità: perché Celli sapeva parlare e scrivere per tutti, usando parole perfette e in quantità bastevole a far capire senza intontirci di aggettivi – a divulgare, si dice – faccende anche terribilmente complicate. Se del caso, inventava parole nuove, efficacissime a spiegarci le sue idee ( come xenodestrudo – paura e respingimento del diverso) e avvalorava le sue tesi muovendosi con agilità funambolica tra Pitagora e Cezanne, Aristotele e Nietzsche, Virgilio e Darwin, tra Galileo e Pinocchio, tra Sherlock Holmes e Lacan….

Con grazia, sarcasmo, ironia, coraggio, telegenicità ( qualità non irrilevante nelle più recenti fasi dell’evoluzione umana) e a parer mio grande onestà intellettuale e coerenza scientifica.
Vorrei suggerire di rileggere, nell’enorme bibliografia a disposizione, i tre brevissimi racconti ( a me paiono così belli che li farei leggere nelle scuole) che stanno con il titolo “Trittico didattico” in Ecologi e scimmie di Dio. Comprimari , in una serie di poche scene perfettamente ambientate grazie ad abili e concise descrizioni, un fisico nucleare privo di qualsiasi consapevolezza ecologica ( e anche troppo preso dalla sua prestanza fisica, utile ad “incendiare, e desolare, il cuore balneare di centinaia di turiste germaniche), due diavoli e una ambigua creatura femminile, impegnati nel breve volgere di alcune pagine in dialoghi fulminanti sul rapporto uomo-ambiente, sulla sovrappopolazione del globo ( il diavolo che ben conosce Bergson invoca Marte per mettere riparo agli errori di Venere), e sulle conseguenze apocalittiche delle sostanze chimiche usate per realizzare prodotti alimentari che soddisfino – per colore, compattezza, turgore, uniformità – i nostri occhi.

Alle grandi frottole scientifiche, che pure hanno fatto storia e proseliti finchè gli autori, magari un secolo dopo, furono sbugiardati, e al meno grave vezzo di romanzare, chi più chi meno, le proprie scoperte scientifiche è dedicato un libriccino divertentissimo: Bugie, fossili e farfalle. Nessuno e niente si salva dal forbito “gossip” di Celli: dai fossili truffa agli arrotondamenti sulle teorie genetiche, dalle imposture negli studi di psicologia ai trucchi per aggiustare le statistiche, dai sogni rivelatori dei fondamenti della chimica organica alle farfalle ritoccate di Linneo. Conclusione cino-romagnola : agli scienziati si deve crede sempre, ma non sempre.

Un’altra storia di farfalle, esempio di quanto l’uomo stravolga la Natura, è intitolata “Il sole se la ride” e sta nel libro Le farfalle di Giano: una storia che se fosse capitata tra le mani di Darwin gli avrebbe dato una eccezionale dimostrazione della teoria della selezione naturale. A fine 800, in Inghilterra, gli esemplari del lepidottero Biston betularia dalle ali bianche erano quasi scomparsi, mentre sopravanzavano quelli con le ali nere. La spiegazione? Le cortecce degli alberi su cui durante il giorno riposavano questi volatori notturni non biancheggiavano più di candidi licheni, ma nereggiavano delle polveri vomitate dalle ciminiere nell’ormai trionfante Rivoluzione industriale. Perciò le farfalle bianche, prima invisibili agli uccelli, erano ora esposte e decimate, mentre gli esemplari dalle ali scure, che prima se la passavano assai male, erano diventate invisibili. Quindi per salvarsi dallo scempio, la Biston betularia dovette indossare la mimetica scura e gli esemplari bianchi si estinsero: l’inquinamento, anticipazione dell’apocalisse, sfida alla sopravvivenza gli organismi viventi, la ”tecnologia genera una nuova sfera della vita, un tecnobiotopo”. E Celli avvisa: i problemi ambientali non possono restare meri problemi scientifici, devono rimbalzare immediatamente nel sociale, e l’ecologo deve scendere tra la gente, imboccare la strada della denuncia…l’ecologia oggi è “ non solo una scienza dell’ambiente ma una pratica della democrazia”.

Nello stesso volume da non perdere è il freudiano capitolo “Keplero sulla luna”, dedicato al rinascimentale scienziato che viveva “la geometria come una delle espressioni della teologia”: mentre era astronomo di corte a Praga, scrisse un racconto in cui un giovane, figlio di una maga capace di comandare i demoni, utilizza i segreti e oscuri poteri della madre per giungere sulla luna. Il saggio, in risonanza perfetta con l’atmosfera esoterica della reggia praghese risultò certamente assai imprudente, perchè Caterina, la mamma di Giovanni, davvero ben conosceva la magia delle erbe e i segreti del cielo ( e non pare fosse un segreto per nessuno): se non avesse portato il figlioletto, una notte, in cima ad una collina, a vedere la meraviglia di una cometa, forse la scienza astronomica si sarebbe persa uno dei suoi protagonisti.
Fatto sta che il racconto costò l’arresto, la prigionia e il processo di Caterina, accusata di stregoneria ( peggio di così, in quegli anni, non si poteva) : riuscì tuttavia a salvarsi, anche perché Giovanni fece di tutto per scagionarla dalle accuse.

N.B.
E I GATTI? Quel che mi manca di Giorgio Celli è la lettura dei libri che ha interamente dedicato ai gatti, pur essendo ogni sua opera disseminata da almeno una citazione sulle meraviglie dell’animo felino ( e sulle api, non dimentichiamo, grandi amiche di questo eclettico entomologo). Spero che ci giungano indicazioni e i suggerimenti di chi invece quei libri li abbia letti e amati.

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10 commenti a Giorgio Celli (E i gatti?)

  1. Daniela Zacchigna ha detto:

    Giorgio Celli è una delle tantissime persone al mondo che adorano gli animali e nella fattispecie i gatti.
    A Trieste c’è Giorgio Cociani e grazie al suo grande cuore, tanti piccoli esserini hanno trovato conforto e cura: un uomo magnifico. GRANDE GIORGIO, SEI TUTTI NOI!!!!

  2. marino ha detto:

    Apprendo solo ora che è mancato, mi dispiace moltissimo. Come si evince dal bel profilo che ne hai fatto, era un grande scienziato, ma non assolutista, gli piaceva mescolare l’ecologia, l’etologia, la zoologia in generale con le scienze umanistiche, le arti, per spiegare ma anche per far riflettere.
    Due cose di lui mi piace qui ricordare. Il primo è un racconto nel quale spiega “come ha ucciso Umberto Eco”, un noir degno di molti autori di genere ben più noti. Il bello è che questo racconto fu pubblicato dal Resto del Carlino con le foto sua e di Eco e da molti è stato scambiato per un articolo di cronaca! Per inciso, l’”arma” del delitto erano delle farfalle, naturalmente.
    Il secondo è un rigoroso saggio di zoologia intitolato “L’omosessualità negli animali”, che farebbero bene a leggerselo quelli che si arrogano il diritto di sentenziare ciò che è naturale e ciò che non lo è.
    Era veramente un grande. Non poteva non amare i gatti.

  3. alpino ha detto:

    ma el xe morto?!!! o parca putt… che figura de merda ma legendo l’articolo no gavevo capido, no savevo niente lo seguivo a Geo &Geo ancora tanti anni fa..redazion me scuso per la gaffe ma cancelè el mio primo messaggio per cortesia

  4. Martina ha detto:

    Alpino, se non si capiva che questa recensione è dedicata alla memoria di Giorgio Celli…be’ è meglio che io mi limiti a scrivere la lista della spesa 🙂

  5. Gorizia:) ha detto:

    Alpino…se ridere allunga la vita tu mi hai regalato due anni in più! Grzaie! 😀

  6. alpino ha detto:

    @Martina
    visto che ci sei mettime un etto e mezzo de Montasio, un poco de stracchin allo yogurth e 2 struzze de pan
    Ah dimenticavo se passi alla Conad te me ciol una confezion de 4 luganighe che go de var el sugo.
    Grazie! 🙂

  7. Giorgio Mattiello ha detto:

    Io preferisco ricordarmi Celli come divulgatore di scienza in TV in considerazione la quantità di persone che attrae il piccolo schermo rispetto alla pagina stampata.
    In ogni caso lo rispetto anche come scrittore che, ad una audience minore, regalava nicchie narrative affascinanti ai lettori.

  8. alberto loreti ha detto:

    mi associo al tuo gradevolr epittafio per Celi, che a differenca dei vari Angela, Damato che ci parlano del loro ego e di ciò che non sanno, Celi faceva una informazione da cui traspariva conoscenza dei temi ed una grande passione

  9. gabry ha detto:

    grande Giorgio Celli, con la tua modestia ci hai rallegrato ed insegnato tantissime cose.

    P.S. perchè anche a Lui, come a tanti altri (Vianello etc) non hanno fatto i funerali di Stato? Risposta semplice: perchè non ha fatto tantissime telepromozioni. Ora in Italia gli eroi sono, tra l’altro, quelli che fanno più telepromozioni.

  10. Gorizia:) ha detto:

    Mi ha molto colpito una definizione che Celli diede del gatto: “umano,troppo umano”. Ricordo anche che un suo gatto aveva preso l’abitudine di marcare il territorio nel salotto di casa, e il professore gli correva ogni volta dietro brandendo la scopa e urlando come un matto. Poi fece un esperimento, lasciò la scopa in posizione minacciosa accanto al divano, nei pressi del punto dove il gatto combinava i suoi pasticci, e questo bastò perchè il micio, peraltro molto offeso, rinunciasse alle sue prodezze.
    Bellissima anche la spiegazione data al “fare il pane” dei gatti: un ritorno ad uno stato neonatale, quando spingevano sul ventre della mamma per far uscire più facilmente il latte. E questo lo sapevo già. Ma Celli diceva anche che non solo questo rituale nel gatto adulto non ha più nessun collegamento con il cibo , ma che è una forma di regressione in uno stato beato e il rinnovarsi, in una condizione di sicurezza e di protezione, delle sensazioni che gli dava la madre. Il mio gatto, a proposito, ha instaurato un rituale: mi aspetta sul divano per la cosiddetta “poppatina serale”. Si attacca al mio braccio per un quarto d’ora di impastamento e fusa appassionate . Miagola disperato (un miagolio simile solo a quello dei cuccioli di gatto) al tentativo di distoglierlo dalla sua attività, e anzi, anche si offende nel caso interrompa la “mungitura”. Conclusione: o mi confonde con sua madre o è veramente felice qui a casa con me.

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