13 Giugno 2011

Ad Aquileia gli scavi riportano alla luce un’intera casa romana

Dal 2 maggio presso i fondi ex Cossar di Aquileia, sono riprese le attività di ricerca promosse e finanziate dalla Fondazione Aquileia e condotte dal Dipartimento di Archeologia dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia; le indagini rientrano in un progetto avviato nel 2009, finalizzato alla valorizzazione dell’area.

Dopo la recente conclusione del Concorso di idee, che ha selezionato la proposta di intervento per la ridefinizione della fruibilità dell’area, i lavori in corso di svolgimento mirano in primo luogo a definire con sempre maggiore precisione l’assetto dei resti antichi delle domus romane di età imperiale già estesamente indagati in passato ma ancora non noti nella loro completa articolazione.

Prima dell’avvio della campagna di scavi sono state rimosse le piattaforme di cemento che sostenevano dagli anni Sessanta del secolo scorso i mosaici del IV secolo d.C. con raffigurazioni di scene di pesca e del Pastore dell’abito singolare, che sono stati inviati ai laboratori di restauro in vista della futura ricollocazione.

L’indagine archeologica che ha fatto seguito, diretta dai docenti e ricercatori dell’Ateneo di Padova, in seguito a una convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, e condotta da circa 30 operatori, si è posta l’obiettivo di riportare per intero alla luce una delle residenze private che in parte occupavano un settore dei fondi ex Cossar coincidente con la parte centrale di un isolato della città romana, limitato da due strade basolate. L’estensione dello scavo verso occidente, in un’area recentemente acquisita dalla Fondazione Aquileia, ha in effetti permesso di ampliare le ricerche fino a toccare un secondo cardine urbano parallelo a quello orientale, già noto, che lambiva il porto. In tal modo, per la prima volta nella storia delle ricerche ad Aquileia, si è potuta rimettere in luce per esteso un’intera casa romana con la sua completa e complessa articolazione.

Lo scavo in estensione su aree archeologiche in parte note e in parte non ancora indagate ha fornito alcuni risultati di particolare riguardo:

– si è potuto stabilire che dal I sec. d.C. la casa centrale veniva ad occupare per intero, nel senso della larghezza, un isolato della città fino a coprire un’estensione globale di quasi 1400 mq. Si tratta quindi, allo stato attuale delle ricerche, della più grande domus romana nota in Aquileia; di essa le evidenze rilevate hanno permesso di condurre un processo ricostruttivo che ha permesso di ricomporne quasi per intero la planimetria e di fornire materiale utile in primis per avviare i Progetti di restauro e valorizzazione.

– Lo scavo in profondità e la revisione delle planimetrie dei resti antichi ha anche permesso di identificare un vicolo urbano (ambitus) che costituiva un limite della domus indagata verso sud e un probabile strumento di pianificazione urbanistica per l’originaria divisione dei lotti urbani. Si è rilevato che esso venne in parte privatizzato e inglobato nella grande casa in un probabile momento di accorpamento di due lotti dell’isolato. Si tratta del primo, fondamentale indizio dell’evoluzione spaziale interna dell’isolato, le cui proprietà conobbero fenomeni di acquisti o cessioni per la crescita economica dei singoli proprietari desiderosi di ampliare e abbellire le proprie residenze .

– Nella piena età imperiale (I-IV sec. d.C.) la casa possedeva almeno due spazi scoperti, uno già noto dagli scavi del passato e posto nel settore orientale con funzione di giardino, e uno individuato nel 2011 nel settore occidentale; si tratta in questo caso di una corte porticata e lastricata forse connessa all’ingresso principale della casa dalla strada occidentale.

– Nel settore occidentale della casa le stratigrafie perfettamente conservate hanno permesso di ricostruire per intero la vita della casa dalle fasi di impianto fino alla fine dell’età antica, ma pure oltre. Al di sopra dei ricchi pavimenti musivi sono stati rilevati rifacimenti delle pavimentazioni ascrivibili alle fasi di V, VI e VII secolo d.C., quando l’edificio, rimodellato in varie forme, mantiene una qualche funzione residenziale. Si tratta del primo scavo di Aquileia che fornisce dati affidabili e ciscostanziati sulla vita altomedievale degli spazi delle domus e che permetteranno di riscrivere la storia di Aquileia “dopo Attila”. In questa fase l’uso della casa sembra connotata da una comunque fervida vitalità economica: sui piani in laterizi e in argilla che ricoprono i mosaici sono stati recuperati resti di anfore di VI e VII secolo d.C. importate dal Mediterraneo orientale a testimoniare l’ancora solida potenzialità commerciale del centro. Proprio su questi pavimenti in argilla è stato effettuato anche l’importante rinvenimento di una serie di piccole monete di bronzo di età tardoantica. L’interesse di questa scoperta deriva dal modo in cui le monete sono state rinvenute, nascoste all’interno di una fossetta, con l’idea di poterle recuperare in un futuro, a testimoniare un momento di grande pericolo per la città, che i dati dello scavo permetteranno di ricollegare ad un evento storico preciso.

– In un settore forse esterno alla casa, ma prossimo ad essa, è stata rinvenuta un’eccezionale sepoltura di cavallo, riferibile alle fasi medievali di frequentazione dell’area. È possibile che si tratti di un segno preciso dell’avvenuta ruralizzazione dello spazio urbano e del suo utilizzo anche per attività un tempo relegate nei settori periferici dell’abitato. Va anche considerata l’ipotesi che si tratti di una sepoltura di rango realizzata da gruppi etnici medievali che attribuivano al cavallo significati socio-economici-ideologici di rilievo, anche se ogni interpretazione al momento va considerata del tutto congetturale. Si tratta in ogni caso di un animale di grande taglia, deposto con le ferrature agli zoccoli. Al momento il particolare rinvenimento è allo studio degli archeozoologi della Soprintendenza archeologica del Friuli Venezia Giulia.

Novità di estremo interesse sono emerse anche da un secondo settore di scavo sempre interno ai Fondi Cossar e coincidente con l’angolo sud-orientale dell’area demaniale. In questa porzione è stato infatti operato un saggio di verifica che ha riportato alla luce un tratto delle mura di difesa e un torrione della città, risalenti, secondo la tradizione di studi, all’epoca della fondazione della colonia latina.

Dall’intervento in profondità sono riemerse le vestigia della vetusta opera difensiva che costituisce una delle pochissime e più significative testimonianze di opere fortificatorie romane dell’Italia settentrionale, simbolo e sostanza dell’avanzata romana verso il nord. Questa cortina di mura era stata vista una sola volta nel 1932 da G. Brusin ma non adeguatamente documentata; gli scavi ora ne hanno permesso il posizionamento nelle cartografie e l’analisi strutturale, che costituiscono anche in questo caso la premessa fondamentale per la riproposizione di questo straordinario monumento nei piani di valorizzazione dell’area. Il risultato di maggior interesse è però forse costituito dall’individuazione di una delle fosse di fondazione delle mura, ancora conservata in stato integro e in grado di fornire indicazioni fondamentali per la datazione delle più antiche mura di Aquileia. Dopo le positive e promettenti verifiche condotte, lo scavo di questo settore è stato interrotto e verrà concluso nel corso della campagna 2012 con l’ausilio di pompe per l’evacuazione dell’acqua di falda che lambiscono ora la testa delle strutture antiche.

Le ricerche proseguiranno fino all’8 luglio con attività di scavo e fino al 23 luglio con l’elaborazione dei dati che sarà poi portata avanti per l’intero anno nei Laboratori dell’Università di Padova.

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