9 Maggio 2011

I dati sulle emissioni della centrale di Monfalcone verranno pubblicati su internet

La centrale termoelettrica di Monfalcone

CambiAmo Monfalcone, la lista a sostegno della candidatura di Luigi Blasig, sta combattendo una battaglia che punta ad ottenere dati chiari sulle emissioni della centrale termoelettrica di Monfalcone.
A pochi giorni dal voto la Provincia di Gorizia approva un protocollo d’intesa con la A2A per la pubblicazione dei dati delle emissioni in atmosfera della centrale e dà il via all’Istituzione di una commissione ambientale.

In base al documento approvato, la Società A2A si impegna a trasmettere alla Provincia di Gorizia, con cadenza semestrale, i dati rilevati del controllo delle emissioni in atmosfera, suddivisi per ciminiera, provenienti dall’impianto della Centrale termoelettrica di Monfalcone. I dati verranno pubblicati su un sito internet.
Verrà inoltre istituita una commissione tecnica ambientale formata, oltre che dai componenti della Provincia di Gorizia, dai rappresentanti dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, dell’Azienda per i Servizi Sanitari, del Comune di Monfalcone, della/e Università e delle Associazioni Ambientaliste che avrà il compito di analizzare i dati trasmessi dalla Società A2A S.p.A.
A2A, infine, conferma la dismissione dei gruppi a olio combustibile entro il 2013.

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5 commenti a I dati sulle emissioni della centrale di Monfalcone verranno pubblicati su internet

  1. Dario Predonzan ha detto:

    Ma i problemi ambientali della centrale di Monfalcone sono ben altri (v. sotto):

    Trieste, 2 maggio 2011

    CENTRALE DI MONFALCONE
    IL WWF: “PER UNA VERA SVOLTA AMBIENTALE NECESSARIO CONVERTIRE TUTTI I GRUPPI A METANO”

    Le previsioni del protocollo d’intesa del 2004 sono ormai superate, denuncia l’associazione. E rilancia: col metano, il gasdotto da Villesse e un sistema a teleriscaldamento l’efficienza della centrale raggiungerebbe l’85% e le emissioni verrebbero drasticamente ridotte.

    Servirebbe un nuovo protocollo d’intesa, per una svolta autenticamente ambientale nella centrale termoelettrica di Monfalcone: questa l’opinione del WWF che trae spunto dalle recenti notizie – e conseguenti polemiche – sulle emissioni di diossina e sulle ricadute di polveri dall’impianto gestito da A2A.
    Il dibattito, osserva l’associazione, si è concentrato finora sulle responsabilità per la mancata attuazione di quanto previsto nel protocollo d’intesa firmato nel luglio 2004 tra Endesa (allora proprietaria della centrale), Regione, Provincia di Gorizia e Comune di Monfalcone.
    Questo documento prevedeva in particolare:
    – la trasformazione a ciclo combinato, con alimentazione a metano, dei gruppi 3 e 4 della centrale (oggi alimentati ad olio combustibile) entro il 2008
    – la realizzazione di un gasdotto tra Villesse e la centrale di Monfalcone, per alimentare gli impianti a ciclo combinato; gli enti firmatari si impegnavano ad assicurare “ogni iniziativa per la più veloce realizzazione di quest’opera”
    – l’”ambientalizzazione” dei gruppi 1 e 2 della centrale, alimentati a carbone, con la costruzione entro il 2007 di un impianto di desolforazione per ridurre le emissioni di anidride solforosa
    – l’istituzione presso il Comune di Monfalcone di un “Osservatorio Ambientale”, cui dovevano partecipare anche la Regione, la Provincia e l’ARPA, gestito “con il contributo di Endesa” (che poi ha venduto la centrale ad A2A).
    Spettava al Comune di Monfalcone deliberare in dettaglio sulla composizione ed il funzionamento dell’Osservatorio, che doveva occuparsi di “campagne di monitoraggio ambientale sul territorio con informazione ai cittadini e di raccolta di dati scientifici di settore”.
    Di tutto ciò risulta attuata soltanto l’“ambientalizzazione” dei gruppi a carbone (ma il desolforatore è entrato in servizio solo nel 2009).
    Il gasdotto Villesse-Monfalcone ha superato con esito positivo (giugno 2005) la procedura VIA regionale, ma non è stato realizzato, mentre anche il progetto di sostituzione dei gruppi 3 e 4 con un ciclo combinato ha superato con esito favorevole (2007) la procedura VIA ministeriale, senza però essere realizzato perché (dichiarazione ambientale EMAS 2010)“A2A ha avviato una valutazione sull’opportunità di intraprendere operativamente la trasformazione, congelando ogni attività programmata”.
    Quanto all’Osservatorio Ambientale, nulla si è mai saputo, né risulta che il Comune di Monfalcone abbia deliberato alcunché in merito.
    Sono molti quindi, prosegue il WWF, a portare una parte di responsabilità per la mancata attuazione del protocollo d’intesa, compresa la società proprietaria della centrale.
    Quel che più conta è però rilevare l’obsolescenza del protocollo, che coincide con quella della centrale e richiede un deciso cambiamento di prospettiva.
    In tutto questo periodo, i gruppi a carbone (a differenza di quelli ad olio combustibile) hanno continuato a funzionare a pieno regime, contribuendo – tra l’altro – in misura rilevante alle emissioni globali di CO2.
    Si tratta tuttavia di impianti antiquati, costruiti tra il 1965 ed il 1971, ormai vicini alla fine della loro vita operativa. Così come quelli ad olio combustibile, realizzati agli inizi degli anni ’80 e fuori mercato per il prezzo troppo elevato dei derivati dal petrolio.
    Nel 2009, pertanto, la centrale ha prodotto soltanto 2.355 GWh, a fronte di una producibilità potenziale di almeno 6.500 GWh.
    L’efficienza energetica complessiva (cioè la percentuale del potenziale energetico dei combustibili trasformata in elettricità) della centrale, legata alla sua obsolescenza, è assai bassa e si aggira tra il 37 ed il 38%, quando quella dei moderni impianti a ciclo combinato supera il 55%. Ciò implica un enorme spreco di energia, poiché significa che oltre il 60% del potenziale dei combustibili impiegati a Monfalcone viene scaricato nell’ambiente con i fumi e le acque di raffreddamento.
    Molto elevate sono anche le emissioni specifiche di CO2, pari nel 2009 a 921g/kWh (con una tendenza all’aumento: erano 837 nel 2005), contro i 350-360 g/kWh dei moderni impianti a ciclo combinato alimentati a metano. Ciò in aperta controtendenza, rispetto agli impegni sottoscritti anche dall’Italia, per la riduzione delle emissioni di “gas serra”, nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici.
    Va anche aggiunto che la centrale di Monfalcone utilizza, per il raffreddamento degli impianti, soprattutto acqua estratta dalle falde freatiche (1,64 milioni di metri cubi nel 2009), contribuendo all’aggravarsi del fenomeno del “cuneo salino” nelle falde stesse.
    E’ quindi necessario intervenire su molti impatti ambientali della centrale, ma – aggiunge il WWF – è sterile continuare a riferirsi alle previsioni del protocollo d’intesa del 2004, del tutto superate.
    Più che di un Osservatorio Ambientale, del quale non si vede la reale utilità, occorrerebbe infatti un approccio completamente nuovo, e probabilmente anche un nuovo gestore della centrale, dal momento che A2A non pare intenzionata ad investire a Monfalcone, impianto residuale nelle strategie aziendali.
    Per un futuro sostenibile del polo energetico monfalconese appare perciò indispensabile, secondo il WWF, sostituire TUTTI gli attuali gruppi della centrale con nuovi gruppi a ciclo combinato alimentati a metano (previa costruzione del gasdotto da Villesse, secondo il progetto approvato in sede di VIA), progettandoli in modo da essere collegati ad un sistema di teleriscaldamento. In tal modo l’efficienza energetica complessiva della centrale potrebbe raggiungere l’80-85%.
    I vantaggi di tale soluzione sarebbero:
    – drastica riduzione delle emissioni di CO2
    – drastica riduzione anche delle altre principali emissioni inquinanti (soprattutto polveri e ossidi di azoto) nell’atmosfera
    – eliminazione del problema dello smaltimento delle ceneri di carbone
    – eliminazione della necessità di ricorrere all’acqua di falda per il raffreddamento della centrale
    Visti i precedenti, l’associazione ambientalista non nutre molto ottimismo per la possibilità di arrivare a questo risultato, ma lo studio di un nuovo protocollo d’intesa tra Regione, Provincia di Gorizia e Comune di Monfalcone – pur in assenza di un piano energetico regionale (o nazionale) – potrebbe forse essere un primo passo nella giusta direzione.

  2. guido angeli ha detto:

    segnalo

    il pericolo che la cosa possa diventare perfettamente INUTILE se gestita dalla stessa societa’

    o da societa’ in qualche modo collegata a chi possiede/gestisce

    l’impianto, questo non solo perche’ e’ da sciocchi

    chiedere all’oste se il suo vino e’ buono (!)

    Per imparare dagli errori del passato, e’
    opportuno citare l’esempio delle centraline

    che rilevano il pm10 in area Ferriera di Servola

    (via Carpineto e via Svevo nel sito della Regione FVG di cui il link sotto):

    si noti che
    1)
    i giorni di “nd” sono percentualmente parecchi rispetto ai giorni

    “buoni”, cosa fa dubitare dell’effettivo e corretto

    funzionamento complessivo del sistema,

    2)

    si puo’ notare che spesso i rilevamenti non risultano disponibili,

    quando si verificano in contemporanea vento di scirocco o libeccio

    (a spingere i fumi verso le centraline…) ed impianto in produzione.

    Purtroppo per verificare questo, l’utente interessato

    deve ricordarsi le informazioni necessarie dei giorni precedenti in

    quanto il sito riporta le misure solo
    con qualche giorno di ritardo.

    A pensar male si fa peccato ma
    … provare per credere!

    http://aria.regione.fvg.it/meteoviabilita2011/pm10.aspx

  3. Mattei Gilberto ha detto:

    Le decisioni si basano sui dati statistici e questi risultano essere poco attendibili. Carbone o metano? Perchè non sostenere le energie alternative? La questione è solamente cosa ne facciano della centrale già esistente, questo è il punto. Invece di centraline avere le misurazioni direttamente dalla cima della ciminiera, è troppo difficile? Incentivare l’uso di energie rinnovabili a monfalcone ( se ne è la maggior fruitrice ) o dove ha il maggior impiego l’energia prodotta non può portare ad una graduale dismissione della centrale stessa? Programmazione seria non chiacchere vanesie da anni …. Tutti vogliono ‘cambiare’ ma in realtà l’unica cosa che sanno fare è dare una direzione diversa ai fondi pubblici.

  4. Dario Predonzan ha detto:

    Infatti è proprio la programmazione seria che manca. Il Piano energetico regionale del 2007 (Giunta Illy) … non è un piano.
    Del resto chi lo ha scritto dichiarava apertamente che nelle scelte sulle grandi infrastrutture energetiche (centrali, rigassificatori, ecc.) la Regione non ha voluto mettere becco perché “sono questioni che spettano alle multinazionali”.
    D’altro canto, la bozza di Piano predisposta dalla Giunta di centro destra agli inzi del 2003 è rimasta appunto una bozza, mentre la Giunta attuale ne ha annunciato – un paio d’anni fa – uno nuovo, che però non si è ancora visto. E anche se esistesse, mi sa che non si discosterebbe molto da quello illyano.

  5. Mattei Gilberto ha detto:

    E vai con le coalizzazioni con il pd. Visto che la programmazione regionale è solo una delega, si può iniziare dalle amministrazioni locali a decidere riguardo. il problema è solo la partitocrazia che nn permette questo.

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