6 Maggio 2011

Memorie di uno geisho/FEFF 13: similit-Udine / giorno 7

Durante questi giorni di proiezione, i film sudcoreani e giapponesi hanno rivestito la parte del leone. In particolar modo per quanto riguarda il numero di pellicole proiettate. E ad ogni visione ho notato due cose, che rispecchiano le caratteristiche peculiari di questi due paesi del sudest asiatico.

1) In Sudcorea e Giappone piove sempre.
2) In Sudcorea e Giappone mangiano come trebbie.

Queste due attività vengono inevitabilmente raffigurate in ogni film, e in ogni situazione nella quale si voglia sottolineare un momento topico, dove il protagonista o i protagonisti devono rivelare al pubblico elementi fondamentali. Il top si raggiunge quando si mangia sotto la pioggia (succede di rado, ma quando succede è l’apoteosi).

Forse è proprio per questo che anche qui ad Udine – per empatia verso quei popoli – in questi ultimi anni si è andata diffondendo l’usanza di mangiare: in pubblico, ovunque, ad ogni ora. E fin qui.
Il problema è che, in accordo con quanto viene proiettato sullo schermo del Giovannone, ormai anche qui a Udine si mangia di tutto. Di tutto ciò che viene mangiato in estremo oriente.

Sushi, sashimi, cani lessi, ramen, ragni fritti, ravioli ripieni di merda, topi al vapore: tanto più è esotico, quanto più è gustoso. E quel che è peggio è che il trend è quello di consumare queste delizie en plein air, sotto gli occhi – e le narici – di tutti. E quindi via che parte la processione di minorati che ingoiano le peggio porcherie, seduti a gambe incrociate, per terra sul selciato, dove cagano tutti i cani del friuli.

E dico a te, ragazzetto che fai il figo con la tua ciotola di ramen radioattivo in mano: anche se ingoi avidamente quei tagliolini di plastica immersi in una zuppa di guano, roteando le bacchette ed emettendo immondi rumori, voglio avvertirti. Non si scherza su queste cose. E’ inutile che fai tanto il figo solamente una volta l’anno, facendo credere a tutti di essere uomo di mondo, quando a casa ti sfondi di pasta e fagioli e frico con le patate e quella merda non la vuoi vedere nemmeno in foto.

Così fai del male alle belle tradizioni nostrane, quelle rustiche. Quelle contadine. Quelle che ci hanno insegnato i nostri nonni. Non si mangiano le merde altrui. Attento: il demone Pazuzu presto si vendicherà di te, infilandoti il suo bacchettone direttamente in culo.

Mai e poi mai mi abbasserò a tanto; mai e poi mai fingerò di essere ciò che non sono; mai e poi mai rinuncerò alle mie tradizioni culinarie: anche in occasione del Far East Film Festival io resterò sempre lo stesso.
E ora è meglio che vada: mi aspettano per cena i miei due tradizionali Montenegro lisci.

Prima che cominci a piovere.

Stranamente la giornata di oggi ha offerto una qualità media dei film in concorso decisamente bassa. Se a svettare è una commedia sudcoreana non certo memorabile, ben si capisce di quanto poco resterà nella memoria degli spettatori.
Data l’esperienza di un paio di anni fa con gli zombie del villaggio delle banane di produzione malese, quest’anno il relativo sequel non mi avrà neanche morto.

Il premio per il film “flop” va ad un drammone in costume sudcoreano a titolo Showdown: una rottura di coglioni durata due ore. In pratica due tizi che si stanno sul culo da tempi immemori partono per la guerra, sopravvivono ad una furibonda battaglia e si corcano di mazzate, con un contadinazzo disertore che non pensa altro che a salvare la pelle.

Ma abbiamo pure un ex-aequo: è il pallosissimo film cinese The Piano in a Factory che narra la storia di un padre ce, separatosi dalla madre, è disposto ad ottenere la cautela della figlia. Per fare ciò cercherà di assecondare la passione della bimba mettendoci tutta la volontà possibile nel farle avere un pianoforte. Detto così sembra anche bene, visto sullo schermo – con quel cazzo di stile “neorealista finto povero” e con tanto di intermezzi musicali russi – fa venir voglia di tagliarsi un braccio dopo un quarto d’ora di visione.

La palma di film “top” invece se la aggiudica la commedia coreana Foxy Festival: cosa può essere definito come “perversione”? Nella vita delle persone normali c’è sempre un tocco di eccentricità, l’importante è che non venga giudicata superficialmente e, soprattutto, condannata senza appello.

Giudizi (espressi in palle):
14.15 – Operation Tatar di Baatar Bat-Ulzii / 3 palle
16.45 – The Showdown di Park Hoon-jung / 2 palle
20.00 – The Piano in a Factory di Zhang Meng / 2 palle
22.05 – Foxy Festival – di Lee Hae-young / 3 palle e mezza
00.15 – Hantu Kak Limah Balik Rumah – di Mamat Khalid / non visto

La pheega del giorno:
la coreana Baek Jin-hee che interpreta la professoressa Ja-hye nel film Foxy Festival.

La perla del giorno:
«La vita è la combinazione di sogni diversi» (detta dal protagonista Taivanaa nel film Operation Tatar).

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