5 Maggio 2011

Memorie di uno geisho/FEFF 13: l’orrore, l’orrore / giorno 6

Poche cose mi fanno realmente paura. La gente, innanzitutto. Ma non per le cose che fa, o per come è realmente, ma per come potrei reagire io di fronte ad essa. Di fronte alla massa. Di fronte a comportamenti codificati, ripetuti, banali.

Ogni singolo elemento dell’insieme “massa” preso di per sé non è nulla di che: piccole manie, grandi debolezze. Tutto sommato tranquillamente affrontabili, con la dialettica e i modi bruschi. Un incontro veloce, un rapido scambio di battute, un mandarsi reciprocamente affanculo e finita lì: per il resto della convivenza forzata ci si eviterà per forza.

Purtroppo però il dover “affrontare” queste migliaia di singoli tutti assieme comporta un notevole dispendio di energie, fisiche e nervose e mentali: assistere a scene apocalittiche messe in piedi da persone meravigliosamente banali può essere devastante. Urge perciò porre in essere una strategia diversa.

Trasformare le debolezze in forza, ad esempio. E allora ci si ritrova ad immaginare, invece che agire. Si conta fino a 27, si respira, ci si ricaccia in gola la voglia di urlare a quello in coda davanti a te di smetterla di dire cazzate abnormi. Si fa mente locale. Si focalizza la scena: ora siete soli, tu e lui. Solo che lui è legato ad un palo della luce con del nastro isolante da pacchi. Tu hai in mano un grosso randello chiodato. Di faggio.

Non c’è rumore, attorno. Solo una musica lieve. Quella che hai sempre amato. Sia essa la colonna sonora di Departures, o piuttosto la Gymnopédie n°1 di Erik Satie. Quel cazzo che ti va. E la musica scorre lieve mentre tu, in slow motion, sfoghi la tua rabbia omicida sull’idiota legato al palo. Continui a pestare duro fino a che, di lui, non resta quasi nulla.

E la melodia cresce, anche dentro di te. E immagini di riservare lo stesso trattamento anche alla signora con indosso poco intimo e troppo profumo; alle squinziette di merda sedute dietro di te che blaterano durante il film; al tizio che non smette di parlare perché deve comunicare a tutti che esiste pure lui; alla ventenne ritardata che ti da del “lei” e non riesce a capire i sottotitoli; al massimo esperto del più grande regista giapponese vivente, Totomo Sayonara, o come cazzo si chiama; al metalhead ferocissimo che viene cazziato dalla madre al telefono perché la cena si fredda.

A chi vuoi tu, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

E piano piano che la musica volge al termine senti che la rabbia si placa, ed un senso di pace ti pervade. Ora respiri tranquillamente, sorridi perfino. Sai che ormai sei seduto e potrai goderti il film in tranquillità.

Tanto poi, in coda per il prossimo spettacolo, la mattanza potrà ricominciare.

Inopinatamente mi sono scordato che la giornata odierna non aveva la denominazione “Horror day”, bensì una più esigua “Horror night”. Ecco spiegato il motivo percui, all’apparirmi del film delle 14.15 (una cazzo di commedia hongkonghese su una wedding planner), avrei voluto fare una carneficina. Poi, vedendo i due film “horror” della “night”, ho rimpianto le assistenti fighe della pianificartrice di cerimonie nuziali.

Il premio per il film “flop” va indiscutibilmente a quella stronzata orrenda a nome Paranormal Activity 2: Tokio Night: raramente ho visto horror più ridicoli di questo. Già il remake di un remake non è il massimo, ma se non fai vedere NULLA di pauroso in 90 minuti di pellicola, beh, meglio che cambi mestiere. L’unica nota positiva è la strafigaggine della protagonista femminile.

La palma di film “top” invece se la aggiudica il sudcoreano Bedevilled. Fino a che punto una donna può subire inaudite violenze da parte di tutti, soprattutto vivendo in una comunità chiusa come quella di un’isola? Come si sentirà quella donna anche se la sua unica amica, giunta nell’isola da Seoul, non le tende una mano? Come reagirà quella donna alla morte della figlia e all’omertà di tutti riguardo il reale colpevole?
Un crescendo di violenza spietata e lucidissima, che lo spettatore non può esimersi dal giustificare, se non addirittura auspicare.

Giudizi (espressi in palle):
14.15 – Perfect Wedding di Barbara Wong / 3 palle e mezza
16.45 – Wandering Home di Higashi Yoichi / 3 palle
20.00 – Bedevilled di Jang Cheol-soo / 4 palle
22.05 – Paranormal Activity 2: Tokio Night – di Nagae Toshikazu / 1 palla
00.15 – Seru – di Woo MingJin & Pierre André / 2 palle e mezza

La pheega del giorno:
la giapponesissima Aoyama Noriko che interpreta la ventisettenne Haruka nell’horror Paranormal Activity 2: Tokio Night.

La perla del giorno:
«E’ proprio vero: i cani senza denti abbaiano più forte» (detta da un paziente dell’ospedale psichiatrico in cui è ricoverato Tsukahara Yasuyuki nel film Wandering Home).

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