30 Aprile 2011

Memorie di uno geisho/FEFF 13: Ullallà, persino la banda di paese

Sorprese a non finire, quest’anno. Innanzitutto l’esterno del teatro: sapevo dell’installazione un po’ fuori dai generis, ma questa non me l’aspettavo. Dopo aver visto palafitte, mongolfiere, migliaia di smileys un po’ ovunque, draghi lanciafiamme e cosplayers sfigatissimi, quest’anno il FEFF ha deciso di giocare in casa.

Il prato esterno del teatro, in estrema sintesi, è diventata una propaggine della spiaggia di Lignano Sabbiadoro. Ombrelloni e sdraio ovunque, regolarmente prese d’assalto da posers di ogni genere – me compreso.
Mancavano solo i pedalò e i venditori abusivi di paccottiglia, ed eravamo apposto.

Altra novità: banda paesana e majorettes. Per lo stupore degli asiatici presenti. Oddio, majorettes: abbastanza downaged. Diciamo minorettes. Come minorenne era la banda, composta da nani vestiti da bambini, o viceversa.

Tramortito dalla furia degli eventi mi son rinchiuso in osteria, tanto per prendere confidenza con i punti fermi a me cari: troppa novità, tutta su un colpo, può far male. E allora via, abbracciato dal cabernet e da una robusta porzione di crudo 16 mesi.

Ma i punti fermi che più mi interessano li ho ritrovati tutti, lì ad aspettarmi, generosi come sempre.
Il mio strepitoso karma per i parcheggi, innanzitutto: sempre e non oltre i 100 metri dal teatro. Che per la mia atavica pigrizia è un toccasana.

E soprattutto gli amici udinesi e non, che ho incontrato e che incontrerò, con i quali divertirsi e baraccare assieme.
Se poi ci scappa pure qualche film, pazienza.

Tre soli film nella serata inaugurale – anzi, 2 film e mezzo, dato che Night Fishing dura 33 minuti e fila liscio come uno sternuto.
La palma di film “top” va all’hongkonghese The Lost Bladesman – più per mancanza di concorrenti diretti che altro; un classico “cappa e spada” con una grande fotografia e delle notevoli sequenze di arti marziali.
Il premio per il film “flop” va invece ahimé a Night Fishing: prendete una sceneggiatura fiacca, un regista conosciuto ed un’idea originale (girare il tutto con un iPhone 4) ed avrete questa mezza ciofeca. Domanda: se fosse stato girato con Android, avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica?

Giudizi (espressi in palle):
20.00 – Welcome to Shama Town di Li Weiran / 3 palle
22.15 – Night Fishing di Park Chan-wook / 2 palle
23.15 – The Lost Bladesman di Alan MAK & Felix CHONG / 3 palle e mezza

La pheega del giorno:
la cinese Chiling Lin, protagonista femminile di Welcome to Shama Town.

La perla del giorno:
«ho detto che ti comporti da galantuomo, non che lo sei» (detta da Guan Yun a Cao Cao nel film The Lost Bladesman).

p.s. Le foto che vedrete a corredo del post non sono messe a caso. Rappresentano infatti le t-shirt che indosserò il giorno stesso della pubblicazione del post.
Pertanto saprete chi insultare (o a chi fare i complimenti; paypal è sempre ben accetto).

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3 commenti a Memorie di uno geisho/FEFF 13: Ullallà, persino la banda di paese

  1. Dag ha detto:

    Figo!
    Vediamo se ti riconosco dalla maglietta, allora!
    Io ho visto solo il film delle 20. Ok, qualche buona idea originale, qualche risata, ma…non rimarrà a lungo nella mia memoria, credo!! 🙂

  2. capitan alcol ha detto:

    Contesto il metodo di valutazione.
    Dà l’idea che il numero di palle sia inversamente proporzionale alla bellezza dell’opera.
    Due palle sarebbe un film mediamente ‘palloso’?
    Tre palle uno più ‘palloso’ della media?

  3. Igor Peruzzetto ha detto:

    le “palle” son come gli asterischi, da 0 a 5 con le mezze misure.

    Più un film mi piace e più palle prende.

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