30 Aprile 2011

Lettera di un’azienda mai nata

Paolo Polidori, candidato della Lega Nord alla presidenza della Provincia di Trieste, ci trasmette la lettera di un’ipotetica azienda che si rivolge a Trieste. Ecco qui il testo completo.

Buongiorno Trieste,

sono un’Azienda che opera nel settore delle tecnologie avanzate, producendo e commercializzando prodotti che poi vengono esportati in tutto il mondo; ho un numero elevato di dipendenti ad alta specializzazione, ed ho deciso di insediarmi all’interno del Porto Franco di Trieste: ritengo infatti vi sia qui da voi un’opportunità straordinaria di investimento, dovuta al particolarissimo regime di libero transito delle merci ed alla vocazione internazionale del Porto Franco. Ho visitato le aree del cosiddetto Porto Vecchio, e sono rimasta esterrefatta della profonda desolazione che vige in quegli immensi 680.000 metri quadri!

Mi sono chiesta come è possibile che, con le potenzialità che ti vengono garantite da un Trattato Internazionale, quale quello di Pace del 1947, valido ed intangibile a tutti gli effetti, quest’area non pulluli di iniziative e di decine di imprese, come d’altro canto avviene nelle altre zone franche internazionali (Abu Dhabi, Hong Kong, Singapore, Panama).
Ed in effetti mi sono accorta che persiste, come principale causa di immobilità, una illecita ingerenza di autorità statuali italiane, quali Guardia di Finanza, Dogana, Capitaneria di Porto, e via dicendo, che sono palesemente abusive del diritto internazionale vigente, negando così gli enormi vantaggi e le potenzialità di un porto a vocazione internazionale!

Io ho bisogno di operare all’interno di una zona dove le merci ed i prodotti che tratto non subiscono le leggi e le tassazioni né dello Stato Italiano, né di nessun altro Stato; zona franca vuol dire zona libera, internazionale, non questa assurda palla al piede che tu, cara città di Trieste, ti ostini a tenere; ho anche saputo che si sta portando avanti un dibattito su come eliminare il Porto Franco, destinando questa enorme area ad attività commerciali e turistiche: bene, dico io, a questo punto non ci sarebbe più posto per me e per altre Aziende che potrebbero trasformarti in una Silicon Valley europea, ma permettimi di dirti che sarebbe come coltivare patate in una miniera di diamanti! E poi chi l’ha detto che non è possibile far convivere le due destinazioni d’uso?

Chi dice che il Porto Vecchio è vuoto perché non funziona non ha ancora capito che se si applicasse semplicemente l’ordinamento internazionale, ci sarebbe la fila di Aziende da ogni parte del mondo che, come me, chiederebbero di insediarsi: purtroppo però, fino ad oggi pochi hanno avuto il coraggio di proseguire la battaglia per affermare il tuo sacrosanto diritto, cara Trieste, a riemergere dall’oblio e a tornare ai tuoi antichi fasti, che ti permisero di arrivare alle dimensioni di grande Emporio Internazionale, sancite e testimoniate dalla Storia, e garantite dal Trattato di Pace.

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33 commenti a Lettera di un’azienda mai nata

  1. Francesco ha detto:

    Caro Polidori, cara azienda,
    Fai domanda di concessione per gli spazi e gli edifici di cui hai bisogno all’autorità portuale. Purché gli spazi non siano già stati dati in concessione ad altri o non servano all’autorità portuale e purché la tua attività sia compatibile con gli usi previsti dal piano regolatore del porto non credo avrai difficoltà ad insediarti.

  2. sergio ha detto:

    @ Francesco
    cerca di leggere meglio la lettera prima di dire cose non vere, anzi vere come le dici tu ma non nel contesto della lettera

    enormi vantaggi e le potenzialità di un porto a vocazione internazionale!

    Io ho bisogno di operare all’interno di una zona dove le merci ed i prodotti che tratto non subiscono le leggi e le tassazioni né dello Stato Italiano, né di nessun altro Stato; zona franca vuol dire zona libera, internazionale, non questa assurda palla al piede che tu, cara città di Trieste, ti ostini a tenere;

  3. brancovig ha detto:

    forse ci dimentichiamo che la lega Nord è partito di Governo sia a Roma che in Regione da parecchi anni

    allora il candidato Polidori perchè no ha scritto la lettera ai vari Fontanini, Maroni, Bossi, Zaja etc. etc.

    L’efficientismo leghista avrebbe risolto il problema?

  4. Alessandro Duiz ha detto:

    Temino delle elementari.
    A breve “Dove sono stato in vacanza quest’estate” e “Il mio migliore amico”.

  5. katja ha detto:

    nell’ultimo mese leggo così tanto di questo trattato di pace del 1947.e perché prima nessuno ne scriveva e ne parlava?

  6. Tergestin ha detto:

    @ Katja

    Perche’ diversi cittadini non legati in particolare a nessun partito ma potenziali elettori fanno pressing sul Porto, dato che si rendono conto che se si riattiva il Porto come puo’ e deve riattivarsi, la citta’ avrebbe un vero sviluppo.

    I politici locali invece, tutti, evitano di parlare di questi temi preferendo il “tirare a campare” Andreottiano. Ma dato che siamo sotto elezioni, semplicemente hanno captato il sentir comune e si sono adeguati.

    Io finche’ non vedo non credo. Quasi sessant’anni di immobilismo e grandi promesse a un mese dalle elezioni sono una vergogna da quarto mondo.

  7. Stefano (l'altro). ha detto:

    @brancovig: un conto è essere al governo, un conto è essere maggioranza.
    La Lega Nord ha un discreto potere mediatico (regalatole principalmente dai suoi avversari) ma un consenso elettorale ridicolo e questo per la scarsa qualità della dirigenza.
    L’idea del Porto Franco è buona già dai tempi di Marco Caco, si tratterebbe di superare il classico “no se pol”.
    Ma si sa, per le cose buone l’Italia finisce a Venezia.

  8. arlon ha detto:

    Se dimentico de che partito che riva sta lettera, la me par sai sensada (e coinvolzi diretamente, che mi una azienda de sto tipo nei prosimi anni puntassi a farla!).

    Son curioso de saver come che va a finir…

  9. gnotul ha detto:

    arlon@, la va a finir che un se sveia e se guarda in giro pien de maravegia! Po, dopo trenta secondi el cervel se colega benon e sto quà chel ga scrito, capisi che un sogno iera e un sogno resterà….. Me vegneria de rider se non fosse de pianger! A la prossima…

  10. bona lama ha detto:

    cara azienda se sei un kebabista ti mettono le ronde se ce la fanno. pussa via leghista!!!!

  11. arlon ha detto:

    “capisi che un sogno iera e un sogno resterà”

    No go capido, perché lavorar in regime totalmente extra-doganal, come peraltro el porto vecio xe, dovessi eser un sogno?

  12. arlon ha detto:

    p.s: in definitiva: perché Adriaterminal & co. ghe lavora e mi un giorno no podessi far uguale?

  13. francesco ha detto:

    @sergio

    In porto vecchio (e nuovo) il regime di punto franco è già vigente. Puoi scaricare e caricare merci, lavorarle ecc. e purchè tu rimanga all’interno del perimetro non devi fare dogana o altro. Tanto che per entrare e per uscire c’è il controllo doganale e della finanza.
    Ma forse non capisco quale regime si dovrebbe applicare al nostro territorio? Una sorta di autonomia totale, uno stato autonomo nello stato italiano racchiuso tra le mura di porto vecchio dove una impresa si prende la residenza (fiscale) e così non paga tasse.

    Non so a voi ma a me sembra che con sta storia di porto vecchio abbiano un po’ tutti esagerato.

  14. Tergestin ha detto:

    Da settimo/ottavo scalo mondiale a decimo/sedicesimo d’Italia?
    Si’, me par anca a mi un’esagerazion.

    A tutt’oggi ghe lavora 11.500 persone e xe la fonte primaria dela cita’. Podessi esserghene impiegade molte de piu’: per far un esempio, soto el TLT (non in porto) lavorava per i angloamericani 13.000 triestini, col Cantier San Marco che ga aumentado el tonnellaggio de oltre el doppio in sei anni (dal ’47 al ’53). Mentre nel 1966 el piano CIPE ga completamente sbaracado el cantier, con tanto de rivolta in piazza dei Triestini e politici e bugiardel compiacenti nel spegner un motor economico pazzesco. Tuto per spostar in altri loghi. E la storia continua oggi: fate un giro in Porto, Francesco: te trovara’ una sfilza de capannoni dimessi, erba alta mezo metro e pantegane varie che se zoga alegramente come se le fossi in gita a Marina Julia. E miga da oggi.

    Qua perseveremo che xe un piazer…..no per el futuro dela cita’ pero’.

  15. Giuseppe De Francesco ha detto:

    Il Punto Franco del Porto di Trieste è uno degli argomenti che più mi sta a cuore! Finiamola di sentirci sudditi e di considerarci ai confini dell’Impero, adesso avete avuto modo di leggere i vari programmi elettorali ed è ora che cominciate a decidere a chi dare in mano, per il prossimo futuro, le sorti della nostra amatissima città! Volete darla nuovamente a chi non ha saputo finora fare altro che rallentare tutto? A buon intenditor poche parole…

  16. Comitato Odbor PLT ha detto:

    Tergestin, solo per infilar mejo la lama nella nostra carne ferita a morta: il porticiulo di trieste é 16-esimo nel contesto italiano, ma i porti ITALIANI sono all’87-esimo posto nella classifica mondiale.

    Da primo porto del mediterraneo a Luna Park per le pantigane! Feve un giro nel glorioso Porto Vecio e restateci per un po’, meditate e cercate di comprendere il perché di tale abbandono.

    Grazie Italia! A buon intenditor poche parole…

    Comitato Odbor PLT – http://www.portoliberotrieste.org

  17. Comitato Odbor PLT ha detto:

    Una nota di importanza VITALE:

    Il documento internazionale che sancisce l’istituzione del Porto Libero di Trieste come porto extraterritoriale del Territorio Libero di Trieste SI CHIAMA TRATTATO DI PACE CON L’ITALIA.

    No bisogna MAI e poi MAI dimenticare che il trattato internazionale, in pieno vigore, é stato voluto dalle Potenze Alleate ed Associate CONTRO IL NEMICO ovvero l’Italia.

    Comitato Odbor PLT – conosci i tuoi diritti civili e politici ed umani come cittadino del Territorio Libero di Trieste, e prima avremo gli investitori stranieri che ci busseranno alla porta e avremo anche tanto turismo bisnez come che ghe piaxi al limitato rovis.

  18. Stè ha detto:

    Se solo nn ci fossero interessi monetari di alcuni politicanti “senza colore” a tenere morto il porto di trieste con a direzione dello stesso delle “marionette” il sopracitato comitato sarebbe già stato investito della carica di amministratore della miniera d’oro qual’è il punto franco triestino…ma purtroppo la democrazia italiana è diventata un vantaggio solo x ki si può permettere di comprarsela!!
    Da lavoratore appena 30enne ringrazio chi negl’anni 80/90 ha permesso che la classe politica prendesse tale piega anche nella nostra piccola realtà!

  19. capitan alcol ha detto:

    Leggete bene la lettera. Il discorso non sta in piedi fin dal titolo.

    1) L’azienda non è mai nata, ma in realtà “sono un’Azienda che opera nel settore delle tecnologie avanzate, producendo e commercializzando prodotti che poi vengono esportati in tutto il mondo”. Quindi in realtà è già nata e cresciuta (vedi punto successivo).
    2) Hanno un numero elevato di dipendenti ad alta specializzazione ma pare che questo sia un buon motivo per instaurarsi in un’area doganale. A quanti risulta che aziende del genere abbiano sedi in aree doganali? La Silicon Valley si trova in un porto franco?
    3) Lei ha bisogno di operare all’interno di una zona dove le merci ed i prodotti che tratto non subiscono le leggi e le tassazioni né dello Stato Italiano, né di nessun altro Stato. Grazie al Carso, direbbe qualcuno. Ma c’entra qualcosa con la tua capacità imprenditoriale? Mi dicevano che se sei bravo gli utili li fai conquistandoti mercato. Se non lo sei allora stai solo cercando un posto dove non pagare le tasse.

  20. alpino ha detto:

    Carissimo,
    sono un imprenditrice, vorrei poter aprire una sede in uno stabile con canone d’affitto irrisorio è ben accetta anche la gratuità nella città di Trieste.
    Necessiterei di manodopera possibilmente afferente a cetegorie speciali pagate con i fondi della Provincia per l’agevolazione all’occupazione.
    Vorrei poter godere di tariffe per le utenze energetiche a basso costo e magari poter usufruire di agevolazioni regionali.
    Sarebbe buona cosa non essere sottoposti a tassazione: no irpef, no irap, no diritti camerali ma soprattutto si allo scarico dell’iva degli acquisti ma no al veramento dell’iva nelle vendite.
    Vorrei poter anche godere di un regime protezionistico in monopolio per la vendita dei miei prodotti…
    Carissimo solo così potrò vermante sviluppare e far crescere il mio business a Trieste..
    ps. Se ti capita pure di farmi trovare 50 euro per terra…
    In fede
    Sig.ra Lega Nord
    Via Le mani dal taccuin 22
    Pontida (BG)
    Padania

    A: preg.mo dott. Babbo Natale
    Via della Renna 25
    Polo nord

  21. Marcus ha detto:

    gentili siori, l’azienda che vol investir nel porto vecio lo pol far tramite i Cittadini del TLT che son gli unici veri eredi del PLT. Tuttavia prima de poter dar all’azienda la concession, sti ultimi devi far un saltin al Consiglio de Sicurezza dell’ONU a NY, giusto per chiuder la II° Guerra Mondiale che quà purtroppo no xe ancora finida. Dita cussì sembra sensada poiché se no me spieghi qualchidun perché solo il porto de Trieste tra tutti i porti del mondo NON funziona?

  22. arlon ha detto:

    @Capitan Alcol: anche se la lettera xe aprosimativa, me vien inamente almeno 10 idee per aziende che podessi benissimo gaver interesse ai concetti nominadi.

    El fatto che podesi eser no come la silicon valley (bon, con le dovude proporzioni), ma potenzialmente MEIO, me par un punto a favor da qualsiasi punto che se la vardi.
    Certo, fin che tuto resta blocado…

  23. Tergestin ha detto:

    El nostro bacin natural de utenza xe el centro europa. Bona parte dei teritori dell’ex impero tra l’altro! Convenissi a tuti che el Porto de Trieste se sviluppi meno che ai politici ‘taliani che i manda bori in porti pici e dispendiosi, ma dove ghe xe bacini eletorai molto piu’ cospicui e spesso, manovrabili.

    Quanti voti Trieste porta a Roma essendo la porvincia piu’ picia d’Italia?
    Eco. Se gavemo capi’. Oltretuto i Triestini no protesta e quei pochi che lo fa se pol sempre taiarli fora e farghe far fagoto per sostituirli con altri de ben piu’ stretta obbedienza patriottica. Xe quel che se fa dal 1918: ricordeve che i problemi de base a TS xe sempre i stessi. Ai tempi dei vostri bisnonni, nel dopoguera, nei ani setanta, diese anni fa e ogi.

    Peca’ che ‘desso se xe ala fine e resta poco de prosciugar: gavemo meno popolazion che un secolo fa, questo dovessi dar da pensar ala fine che semo destinai.

  24. capitan alcol ha detto:

    A me vengono in mente una marea di buoni motivi per un’azienda a installarsi in un’area extra-doganale. Ma sono tutti motivi ‘caraibici’.
    Sinceramente pensi che per riuscire a svolgere un’attività ad alto valore sia necessario spostarsi in un’area simile?
    Mi sfugge il legame no tasse – prodotti migliori.

  25. giancarlo fabretti ha detto:

    Da anni, forse mezzo secolo, si parla del punto franco di trieste. Da secoli è stato la prima fonte di lavoro o quasi, in concorrenza con banche e assicurazioni. Per ciò sono stati fatti ampliamenti (per i container) nuovi moli e spazi per i traghetti nonchè i collegamenti autostradali e poi…basta! Da alcuni anni specialmente i traghetti chiedono più spazi ma nessuno li molla, come mai? Non potrebbero esserer trasferite alcune aziende in porto vecchio, per lasciare nuovi spazi in porto nuovo? Non si potrebbero utilizzare altri spazi come porto industriale o scalo legnami? Da quello che so, è la politica locale che frena il tutto. per questo da anni, pur volendo trasferirmi con l’azienda a trieste, ho dovuto rinunciare a questo progetto. Forse non tutti sanno che oltre ai luoghi citati esistono anche in turchia, paese credo che tutti sappiano economicamente emergente. uno dei punti franchi è presso il porto di MERSIN, sul mediterraneo. Il porto è anche collegato via navi e traghetti con trieste. Pensate, gente!!!

  26. Paolo Polidori ha detto:

    sono contento che, nel bene o nel male, il dibattito sul Porto Franco abbia suscitato notevole interesse: comunque, cercherò di rispondere a chi, nei limiti del rispetto nei confronti di chi scrive, unitamente alla volontà di ricercare una soluzione che rilanci il Porto di Trieste, è intervenuto in questo forum.
    a brancovig dico che il sottoscritto, nel lontano 1994, portava già avanti la battaglia per riaffermare le tematiche legate all’attuazione del Trattato di Pace, tanto che, fino a quando sono rimasto attivamente in politica, ho mosso e sensibilizzato parlamentari, ministri e lo stesso Bossi: tutti avevano capito l’enorme potenzialità che il Trattato offre a Trieste, e sono state portate azioni eclatanti nel tentativo di dimostrare alla città cosa significa adottare usi e consuetudini propri di un porto franco.
    Purtroppo la miopia di una classe politica pavida non permise che l’azione della Lega Nord, non strumentale ma confortata dall’evidenza giuridica delle fonti, avesse un seguito. Per farla breve, oggi sono passati molti anni, siamo effettivamente al punto di partenza, il sottoscritto, per vari motivi non ultimo la non riconferma al Consiglio Regionale del 1998, è tornato alla sua attività di imprenditore; oggi però mi sono nuovamente accollato la responsabilità di riprendere in mano l’impegno totale per riaffermare ciò che a Trieste spetta di diritto; il mio sogno è di essere affiancato da chiunque creda nelle potenzialità del Porto Franco ed abbia a cuore lo sviluppo di Trieste a prescindere dalla connotazione politica.
    Per ora mi fermo qui, ho risposto e solo in parte a una sola domanda, ci tengo ad approfondire la questione con tutti, possibilmente nell’ottica di una dialettica costruttiva, non mi interessano le sterili polemiche e/o stumentali e miseri tentativi di ingaggio di scontro politico: a me interessa Trieste ed il suo benessere, e solo partendo dallo sviluppo della sua portualità usciremo dall’angolo nel quale siamo stati sbattuti dalle autorità statuali italiane.
    Chiudo per il momento invitandovi alla conferenza che terrò sul Porto Franco venerdì alle 12 in piazza della Borsa: in quella occasione riuscirò senz’altro a sviluppare gli argomenti in maniera più articolata. Ringrazio per l’attenzione.

  27. Marcus ha detto:

    ciao Paolo, il problema che sollevi ha la sua soluzione come giustamente dici tu nella legalità ovvero nell’applicazione della legge vigente per il Porto Franco che io ho ribattezzato in Porto Libero in quanto un porto extraterritoriale, perciò franco dogana per forza maggiore visto che il territorio non batte bandiera italiana e di conseguenza l’Italia non può neanche pensare di alzare dazi o dogana poiché non è padrona di questo territorio. Ma la legge per il Porto Libero va molto oltre al concetto di solo extraterritorialità in quanto è persona giuridica e di conseguenza ha un proprio statuto che differenzia da una nazione normale solamente nel fatto che manca la componente umana. Tuttavia anch’io non voglio andare più in là perché poi c’è il rischio che mi cancellano la risposta quando che cito l’Allegato VIII, articolo 18 ovvero lo Strumento per il Porto Libero di Trieste:
    Paragrafo 1 “l’amministrazione del Porto Libero sarà diretta dal Direttore del Porto Libero che lo rappresenta in qualità di personalità giuridica. Il Consiglio di Governo dovrà sottoporre al Governatore (del TLT, che non può essere un cittadino italiano, jugoslavo o del TLT) una lista di candidati qualificati per il posto di Direttore del Porto Libero. Il Governatore incaricherà il Direttore scelto tra i candidati a lui presentati dopo essersi consultato con il Consiglio di Governo (del TLT e non Italia). In caso di disaccordo la questione sarà sottoposta al Consiglio di Sicurezza (del ONU e non Italia). Il Governatore ha la facoltà di dimettere il Direttore su richiesta della Commissione Internazionale (il quale presidente PERMANENTE deve essere esclusivamente un Cittadino del TLT) o del Consiglio di Governo (che è composto da cittadini con cittadinanza del TLT).”
    paragrafo 2 “Il Direttore non deve essere cittadino Jugoslavo o Italiano (ma può essere benissimo un Cittadino con cittadinanza del TLT)”
    paragrafo 3 “Tutti gli altri impiegati del Porto Libero saranno incaricati dal Direttore. In tutte le assunzioni di personale la preferenza deve essere data a cittadini del Territorio Libero di Trieste (un autentica tragedia per chi ha per esempio la cittadinanza italiana)”

    Insomma letto quanto sopra è chiaro che l’Italia non può gestire questo porto ed è chiaro che deve essere gestito dai Cittadini del TLT che siamo in pratica noi ovvero quelli che sono residenti da Duino a Cittanova e nessun altro. Allora cosa possiamo fare per per far funzionare questo porto che attualmente si trova in totale stato d’abbandono? Da persona con una lucidità mentale media direi facciamo ritirare le truppe ed amministrazioni italiane, slovene e croate dal Territorio Libero di Trieste, che tra l’altro è statutariamente è demilitarizzato e ritorniamo ad amministrare come triestini il porto di Trieste. Quasi quasi mi viene da ridere poiché non ho visto ancora un porto nel mondo che viene gestito da cittadini diversi di quelli autoctoni. Nella città del NO SE POL questo è possibile perché i cittadini dicono siiii…! voglio emigrare perché cosi posso lamentarmi avanti però almeno sono un ITALIANO VERO???? col tricolore attaccato sul auto e magari sulla fronte per essere riconosciuto da tutti come un coglione che si bidona da solo. Scherzi a parte se vogliamo far funzionare il nostro porto non ci resta che prenderci la responsabilità di far funzionare la nostra nazione, tutto il resto è pura fantasia masochista. Mi dispiace veramente moltissimo ma non mi sento cittadino italiano.

  28. Marcus ha detto:

    Paolo ancora una cosa, non so se arrivo a venire domani alle 12 in piazza della Borsa (la Borsa cera una volta) perché ho un sacco di impegni, anche se sono sicuro che il tuo discorso non si scosta di molto dal mio comunque domani 13 maggio 2011, alle ore 17:30, sul MOLO IV in territorio internazionale del Porto Libero di Trieste (PLT), si svolgerà l’Assemblea Pubblica dell’Associazione CITTADINI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE con la partecipazione del COMITATO PORTO LIBERO DI TRIESTE che spiegherà il volantino che dichiara i DIRITTI CIVILI e POLITICI del POPOLO TRIESTINO.

    Inoltre si parlerà del molto discusso argomento:
    • L’Italia ha il diritto di poter applicare la propria legge nel Porto Vecchio?
    • Le Istituzioni come Autorità Portuale, Prefettura, Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Regione FVG, Ministero ai Trasporti italiano, hanno la facoltà di poter disporre lo spostamento, sospensione o eliminazione dello statuto internazionale del Porto Libero (per l’Italia “Franco”) di Trieste?

    Come al solito, dopo l’intervento dei relatori, ci sarà la possibilità di fare domande e di dare le proprie opinioni in merito ai quesiti trattati.
    In via eccezionale ed in virtù delle imminenti elezioni, abbiamo deciso, che daremo dopo l’intervento principale la possibilità agli aspiranti sindaci di poterci esporre le loro opinioni è programmi per la soluzione del problema porto. A tal proposito abbiamo invitato tramite questa comunicazione ogni lista politica attualmente in gara di poter parlare tramite 1 rappresentante ciascuno per ca. 5 minuti.

    Grazie e con i più cordiali saluti,

    Il Presidente CPLT
    Marcus Donato
    ______________________________________________________________________________

    Spoštovani člani in simpatizerji Komiteja PLT in Združenja DSTO,

    Dne 13. maja 2011 ob 17.30 na IV.POMOLU v mednarodnem območju Proste Luke Trst (PLT) je sklicana javna seja ZVEZE DRŽAVLJANOV SVOBODNEGA TRŽASKEGA OZEMLIJA z udeležbo odbora PLT (Proste Luke Trst) , ki bo pojasnil letak o RAZGLASITVI CIVILNIH IN POLITIČNIH PRAVIC TRŽASKIH DRŽAVLJANOV

    Obenem, bomo obravnavali že razpravljane teme:

    • Italija ima pravico, da uporablja svoje pravo v Starem Pristanišču?
    • Institucije, kot so Port Authority, prefektura, Obcina Trst, Tržaška pokrajina, dežela Furlanija –
    Julijska krajina, italijansko Ministrstvo za promet, imajo res pravico do dostopa gibanja, opustitve
    ali odprave mednarodnega statusa prostega pristanišča v Trstu?

    Kot običajno, po posredovanju , bodo navzoči imeli priložnost za morebitna vprašanja in podati svoja mnenja o obravnavanih argumentih.
    Izjemoma in ob priliki bližnjih volitev, smo se odločili, da bi dali priložnost morebitnim bodočim županom, da lahko izpostavljajo svoja stališča in načrte za reševanje problema našega pristanišča.
    V zvezi s tem, smo povabili vse predstavnike političnih strank za pet-minutni govor.

    Hvala in lep pozdrav,

    Predsednik OPLT
    Marcus Donato

  29. Paolo Polidori ha detto:

    siamo perfettamente d’accordo su tutto: c’è una sola questione; per raggiungere l’obiettivo bisogna cercare un’ipotesi percorribile. La Lega nel 1994 proponeva l’ipotesi di Trieste Città Franca, come conseguenza dell’allargamento della zona “libera” a tutta la città. Purtroppo nessun’altra forza politica ci ha supportati, c’è sempre questa perversione a farsi del male solo perchè una proposta la fa un avversario politico!
    Quindi, tralasciando (per ora) ipotesi su TLT e Governatore, una chiave di volta potrebbe essere la presa d’atto da parte del Governo del regime di Porto Franco (il tentativo sarà tanto più efficace quanto più avremo forza istituzionale alle prossime elezioni).
    Domani, pur avendo altri impegni, cercherò di fare il possibile per essere presente.
    Cordiali saluti.
    Paolo Polidori

  30. Marcus ha detto:

    ciao Paolo,
    me pareva che andavimo d’accordo. Doman se se vedemo te spiego come che faremo per attuar finalmente el TLT zona A e B compresa. In fondo xe già tutto pronto e no sta pensar che iera poco de preparar, però oramai ghe semo.

  31. Maria Stefania Morelli ha detto:

    Silycon Valley europea ? Mi risponda sinceramente: quale sarebbe l’impatto ambientale di una tale impresa ? Non sarò certo io a smuovere una coscienza ‘civile’ dove il progresso non può coincidere con lo sviluppo più ignorante e massacrante, ma qui ho una voce e spero che questa voce integri, in chi possiede lo spazio umano e civile dentro di se, la consapevolezza che alcune persone che si immedesimano a tal punto da far scrivere una lettera ‘straniera’ alla propria azienda senza il coraggio di scrivere il proprio nome per intero, vivono per ingrassare i propri utili senza il minimo scrupolo, scrupolo che non avrebbe, se esitente, permesso di scrivere parole come “esterrefatta della profonda desolazione che vige in quegli immensi 680.000 metri quadri!” e “..e per altre Aziende che potrebbero trasformarti in una Silicon Valley europea, ma permettimi di dirti che sarebbe come coltivare patate in una miniera di diamanti!” e ancora “..uest’area non pulluli di iniziative e di decine di imprese, come d’altro canto avviene nelle altre zone franche internazionali (Abu Dhabi, Hong Kong, Singapore, Panama).”. Leggete bene queste parole e trovate dietro il senso reale, se vi dicessi che i porti sopra citati sono mostri che inquinano e dissestano l’ambiente (fauna, vegetazione marina, ecosistema, uomo?! Io non voglio una Silicon Valley, io sono Italiana, Friulana prima di tutto e no, non posso accettare queste follie purtroppo non solo letterarie!
    Vi lascio con questo link anche se è datato farà in modo di anteporre i dati al capitale!
    http://risorse.legambiente.it/docs/Mare_Monstrum_2000.0000001930.pdf

  32. Marcus ha detto:

    Maria Stefania, francamente non ci ho capito niente meno che chiedi il rispetto della natura. Allora forse tu non lo sai, ma le navi che hanno il permesso di lavorare in mare aperto ovvero quelle certificati con il numero IMO (International Maritime Organization), sono molto più pulite di una barchetta a vela con 4 turisti indisciplinati a bordo. Poi posso capire che ti senti italiana e friulana, ma questo pregio non ti da il permesso di limitare lo sviluppo economico e socioculturale per un bacino di 430.000.000 di persone incluso i friulani che hanno bisogno (nonché sono i legittimi proprietari) del porto di Trieste. Detto questo l’Italia sta penalizzando il porto di Trieste e di conseguenza quei pochi individui citati più sopra, impedendo ai legittimi gestori ovvero i “Cittadini del Territorio Libero” che non sono affatto italiani o friulani di amministrarlo come per legge. Non appena che i cittadini del TLT (non i speculatori italiani) inizieranno a costruirlo sarai invitata a portare qualsiasi consiglio per salva guardare l’ambiente ma non in forma di protesta penalizzante ma in forma costruttiva.

  33. Maria Stefania Morelli ha detto:

    ‘Caro’ Marcus,
    se “non ci hai capito niente” cambio registro allora: temo che il ‘problema’ se così si vuol chiamare non stazioni nella mia risposta, ma risieda nelle parole e nelle rispettive dietrologie – confermate anche dalla tua risposta – della lettera sopra pubblicata dove l’unico fine pare essere lo sviluppo intensivo di un’area. Come sempre i piani di ‘recupero’ delle aree dismesse vengono fatti e gestiti sempre da grandi aziende,industrie, banche e politici corrotti con il risultato che non si considera più il lavoro di recupero (impatto ambientale ma anche equilibrio socio-economico della zona) ma solo ed unicamente l’investimento economico all’interno del quale “parecchie bocche mangiano” . Allora quando leggo le frasi che ho citato, l’unico motore, l’unica spinta emotiva che percepisco è come sempre l’utile cioè il guadagno aziendale e prima ancora privato (anche se non espressamente scritto è di facile intuizione). Non mi porti poi esempi di consumi, sappiamo tutti cosa accade nei mari, nei porti italiani e non. Ogni ‘impresa’ oggi compiuta provocherà danni irreparabili e molto probabilmente se le cose finiranno ad imitazione della Silicon Valley americana (ma perchè poi prendere sempre a parametro l’ America, siamo in Italia per Dio?!) o di altri porti mondiali, come sperato dall’azienda che scrive la lettera , anche per le acque triestine e per un raggio molto ampio di mare i danni saranno evidenti, soprattutto ci saranno e basta, al di là dei livelli, delle ‘soglie’ (ammesso che il porto venga di fatto ripristinato). Quando dico progresso, le spiego, intendo quell’azione dove uomo, natura e avanzamento tendono ad un equilibrio, e citando Pasolini: “..dove cioè non ci sono immediati interessi da soddisfare… Il «progresso» è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico…” ; mentre quando dico sviluppo, ed in particolare ‘questo’ sviluppo, intendo ciò che sempre Pasolini ha spiegato perfettamente e che qui cito in parte: “…Vediamo: la parola «sviluppo» ha oggi una rete di riferimenti che riguardano un contesto indubbiamente di «destra». Chi vuole infatti lo «sviluppo»? Cioè, chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma in concreto e per ragioni di immediato interesse economico? È evidente: a volere lo «sviluppo» in tal senso è chi produce; sono cioè gli industriali. E, poiché lo «sviluppo», in Italia, è questo sviluppo, sono per l’esattezza, nella fattispecie, gli industriali che producono beni superflui. La tecnologia (l’applicazione della scienza) ha creato la possibilità di una industrializzazione praticamente illimitata, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali…” ora qui lui parlava di un tipo di industria, e purtroppo devo specificarlo perchè altrimenti “non ci capisce niente “, ma ciò che deve essere analizzato è il senso puro cioè il significato della parola ‘sviluppo’ al di là del caso specifico.
    Poi c’è un altro problema, il recupero architettonico dell’area ormai spettro decadente ma vivo più che mai anche nella sua “desolata” solitude, ma far ‘vedere’ nel senso più ampio del termine significa anche sapere di trasferire una veduta a chi prova realmente un sentimento verso quel qualcosa in oggetto e non mi sembra questo il caso. Ma l’ambito architettonico meriterebbe uno spazio tutto suo e sposterebbe il centro della mia embrionale critica ad un embrionale progetto. In definitiva ritengo che impugnare un Trattato di Pace con un atto di puro potere è quell’azione delittuosa che impone al soggetto impugnante la demolizione della propria coscienza (critica) sua e altrui ed il conseguente scollamento di tutti i legami di affetto e umanità reciproci. Se si analizza umanamente la situazione generale temo che mio il tono volutamente catastrofico rappresenti quel ‘contro-potere’ di cui tanto la società ha bisogno anche se non lo sa ancora.
    Maria-Stefania Morelli

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