4 Aprile 2011

Interlocutori dell’imperfetto: a Buttrio otto giovani artisti stimolano la mente dei visitatori

Ho notato il volantino della mostra Interlocutori dell’imperfetto tra i cataloghi della galleria LipanjePuntin.
L’occasione di visitare un sito per me nuovo, dedicato all’arte contemporanea, mi pareva golosa: quindi ho preso il treno per Buttrio, e sono andata a vedere di cosa si trattava.

Arrivo, esco dalla stazione, e trovo tra i primi cartelli quelli per la Villa di Toppo Florio, che ospita le iniziative del progetto SPAC, Spazi Pubblici Arte Contemporanea.
Supero il cancello.
Inizio il giro.

Noto subito le opere di Claudia Cavallaro: colore, filamenti, biostrutture. Il suo lavoro è ispirato ai testi di divulgazione scientifica. Secondo le parole dell’artista, vengono ricreati dei “sistemi emergenti, che sono delle società costituite da molteplici individui (possono essere termiti, tartarughe, neuroni) che riescono ad autoregolamentarsi in assenza di leader. In questo caso, non sono tanto gli individui di una società, ma il tipo di organizzazione che li lega”, ad essere oggetto di studio e rappresentazione immaginifica.
Questo tema mi sembra presente in diversi punti della mostra. Ritrovo le forme elementari della natura anche nelle sculture di Ilaria Bortolussi. Facendo uso di tecniche diverse, è evidente che la scultrice si interessa non di elementi singoli, ma della loro interdipendenza. Forme, masse e contorni sono in relazione e dialogano tra loro, anche con i vuoti, anche con gli elementi più distanti.

Scendo al sotterraneo. Vedo sulla targhetta il nome di Serse. Basta questa indicazione, a farmi venire in mente lo stile astratto, e la tipica forma a coppia di cerchi, simbolo del lavoro dell’autore triestino. Che strano, non avevo mai visto una sua personale prima d’ora. Eppure, quando mi soffermo sui disegni fotografici a tutta grafite, li riconosco. Evidentemente, la comunicazione del suo segno è riuscita a passare anche in una memoria disattenta; è chiaro, il suo lavoro è indubbiamente tipico.

Cambio stanza. Lo spazio espositivo è piuttosto ampio.
Vengo colpita dai coni di sabbia di Carlo Bach. Un altro collaboratore degli spazi triestini: nel suo curriculum trovo lo spazio Juliet, la Illycaffè. La installazione delle sue opere effimere è fotografata, nei suoi passaggi, nel catalogo della mostra. Mi metto a curiosare sotto l’armadio, oggetto esposto. La sabbia accumulata al di sotto è parzialmente metallica, venata di lucido. Scopro solo nelle immagini del catalogo che, dentro l’armadio, di sabbia dovrebbe essercene ancora. Potrebbe uscire dalla serratura col tempo, potrebbe trasformare l’opera ancora.

Salgo al primo piano.
Trovo la serie di Michele Spanghero: “Exhibition Rooms”. Sono grandi foto, mostrano ritagli e porzioni di muro. Rivelano inaspettatamente crepe, irregolarità e variazioni nei bianchi. Sono gli angoli dei musei a cui non siamo soliti prestare attenzione. Parlano di movimenti delle stanze, mostrano lo spigolo imperfetto. Mi sembra questa una delle più centrate intuizioni della rassegna.

In diversi punti, tornano i lavori di Cristina Treppo. Mi sembra ossessiva, un po’ cupa, colpisce il naso col profumo della cera (fatta colare sugli oggetti). La sua opera è appesantita, finchè l’artista non cambia tono, e scompone con un soffio leggero i suoi frammenti. Come quando accende un ventilatore in una stanza piena di fogli. Come quando il vento entra da una finestra. Tutto si scombina, vola. Nella installazione “Archivio di realtà”, finalmente è alleggerito il peso dei sedimenti del tempo, quello con cui l’autrice aveva impolverato i suoi altri lavori.

La mostra è stata dedicata a otto artisti giovani operanti nella nostra regione, e ha dialogato con altri autori meno giovani. Hanno partecipato anche Matteo Attruia, Beppino De Cesco, Stefano Graziani e Alessandro Ruzzier.
La rassegna delle iniziative correlate è più fitta di quello che pensavo. Lo SPAC FVG organizza anche incontri tra gli artisti e il pubblico. La custode mi avvisa che il sito web sarà presto aggiornato con nuovi eventi.
Ci sono buoni spunti, che stimolano la mente. Varrà la pena di tener d’occhio ancora questo luogo del contemporaneo.

Serse - Fotographite SPAC - spazio per l'arte contemporanea
Spazio espositivo - Beppino de Cesco e il fotografo Claudia Cavallaro - Biostrutture Michele Spanghero - Ergo1 Cristina Treppo - Archivio di realtà
Claudia Cavallaro - biosistema alfa Michele Spanghero - Exhibition Rooms (Roma) Ilaria Bortolussi - Famiglia Ilaria Bortolussi - serie cotto (pouf Beba, poltrona Maba, tavolo Abo)
Ilaria Bortolussi - Ceramica e graniglia Claudia Cavallaro - Filamenti di Zooplancton

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