Da corso Tito a corso Italia: come la denominazione della via ha seguito la storia di Gorizia

Nel 1860 iniziarono i lavori di congiungimento del Corso Verdi con la stazione ferroviaria meridionale mediante un ampio viale alberato. Ai lati della strada centrale erano previste le ampie corsie pedonali, allora ciascuna era fiancheggiata da due file di platani. Complessivamente ne piantarono 440.

Era questa la via alla stazione della Strada Ferrata, che inizialmente si snodava in aperta campagna. Infatti per la sua realizzazione fu necessario procedere all’esproprio di vari fondi agricoli ed abbattere casupole e case coloniche.

Nel 1873 divenne Corso Francesco Giuseppe per celebrare il 25° anniversario dell’ascesa al trono dell’imperatore d’Austria e re d’Ungheria; il 6 novembre 1918 Corso Vittorio Emanuele III, re d’Italia dal 1900 al 1946; dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Corso Ettore Muti (1902-1943) aviatore e convinto fascista, poi Corso Tito, durante i giorni dell’occupazione titina nel maggio 1945, poi ancora Corso Roosvelt, con l’intento di attirare le simpatie degli americani nel periodo della reggenza della città da parte del Governo militare alleato. Anche quest’ultimo nome non piacque alla cittadinanza che, imitando i giovani dell’Associazione Giovanile Italiana, prese l’abitudine di usare la denominazione di Corso Italia e tale rimase.

A proposito di Vittorio Emanuele III, vale forse la pena di ricordare, che esattamente 100 anni fa fu proprio lui ad appoggiare l’iniziativa coloniale intrapresa da Giolitti con lo sbarco in Libia, Paese le cui vicende in questi giorni sono tristemente di attualità.