27 Marzo 2011

Lo scandalo delle pavimentazioni in pietra delle piazze, tra materiali inadeguati e operai improvvisati

di Ivan Crico

Girando per il nostro paese mi capita spessissimo di notare lo stato di degrado di molte piazze e spazi pubblici realizzati con nuove pavimentazioni in pietra. Alcuni esempi eclatanti li abbiamo anche qui da noi: le piazze di Gorizia, Monfalcone, Ruda, solo per fare alcuni esempi. Basta aprirle qualche giorno al traffico e, voilà, nel giro di qualche mese assistiamo subito al solito tristissimo spettacolo di lastre divelte, buchi riempiti dagli operai del comune in fretta e furia con orrendi rattoppi di cemento.

Mi sono chiesto, allora: perché accade tutto questo? Così, adesso, ogni volta che mi capita di vedere un nuovo cantiere, cerco sempre di dare un’occhiata a quali materiali impiegano queste ditte, come lavorano e (particolare non insignificante, anzi) chi fa il lavoro di posa. Innanzitutto, quasi sempre, le lastre di pietra impiegata non superano quasi mai i 4-5 cm di spessore. Se vi capita di andare a Trieste, quando fanno qualche lavoro sulla pubblica via, noterete che sotto il manto stradale d’asfalto ci sono ancora le vecchie strade di pietra. Bene, si tratta di lastre con uno spessore che va dai 10 ai 15 cm realizzate con la nostra pietra di Muggia, una pietra resistentissima impiegata anticamente non a caso per realizzare pavimentazioni carrabili in tutta la nostra regione.

Mi chiedo: i nostri vecchi, che sopra quelle pietre dovevano far passare al massimo qualche carro di tanto in tanto (e non migliaia di macchine e camion come oggi), erano forse dei pazzi o degli idioti che si divertivano a caricare e posare con la forza delle braccia pietre che pesano qualche quintale? Avevano anche loro la possibilità di mettere pietre più sottili. Perché non lo facevano? E perché i nostri uffici tecnici, con la consulenza di ingegneri ed architetti pagati profumatamente con soldi dei contribuenti, continuano a realizzare pavimenti che non durano secoli, come quelli che troviamo ancora in Istria, ma nemmeno un anno senza rovinarsi?

Passiamo ora alle ditte. In Italia un sistema assurdo di appalti pubblici premia (quasi sempre) chi fa il prezzo più basso e non chi lavora bene. Così, spesso, le ditte locali che non vogliono fare brutta figura in una regione in cui devono lavorare ogni giorno, presentano preventivi corretti, in cui si tutela il cliente e chi lavora lo fa al giusto prezzo. Quindi lavora con cura e fa di tutto perchè il suo lavoro duri il più a lungo possibile. Queste sono le ditte che, di solito, perdono l’appalto. Lo vincono invece di solito ditte che arrivano da lontano, che spesso cambiano di continuo ragione sociale e sede per sfuggire a contestazioni (son cose ce mi ha raccontato un tecnico), proponendo ovviamente prezzi molto appetibili.

Perché, prima dicevo, è interessante guardare chi lavora in questi cantieri? Perché, per guadagnare, offrendo le lavorazioni a prezzi bassi, bisogna rifarsi alla fine, come sempre, sugli operai. Quindi si inizia il cantiere con personale italiano per far bella figura con direttori lavori ed amministratori e poi, a cantiere avviato, arrivano via via manovalanze da ogni continente. Miei amici del settore hanno addirittura assistito ad una scena in cui, le ultime pietre di una piazza sono state posate da una squadra di poveri cinesi che, dall’imbarazzo e dalla lentezza con cui posavano ogni singola pietra, probabilmente facevano quel lavoro per la prima volta.

Così, le pubbliche amministrazioni, oltre ad offrire ai cittadini opere pubbliche di livello scadentissimo – senza che mai nessuno paghi di tasca sua per i danni subiti dai pubblici contribuenti – continuano a foraggiare in questo modo molte ditte ai limiti della legalità che si arricchiscono attraverso lo sfruttamento di lavoratori spesso assunti con contratti a termine, che non offrono, tra l’altro, nessuna vera tutela in caso di infortuni.

Non sono un ingegnere o un architetto ma torno a chiedermi: se questo tipo di pavimentazioni, così come sono fatte, continuano a rompersi, ovunque, è così difficile trovare una soluzione? Abbiamo dappertutto esempi di pavimentazioni secolari resistentissime, come abbiamo visto. L’esperienza di chi ci ha preceduti su questa terra non conta allora, per chi ci amministra, proprio nulla?

di Ivan Crico

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24 commenti a Lo scandalo delle pavimentazioni in pietra delle piazze, tra materiali inadeguati e operai improvvisati

  1. Giulio Salvador ha detto:

    Tutto molto giusto. Mi chiedo anche come si sia spostato il capolinea del 10 di Piazza Venezia adducendo la scusa che il lastricato in “masegno” non era adatto a sopportare gli autobus. Direi che, a mia memoria, è l’unica pavimentazione che non risenta del passaggio di mezzi pesanti!
    Giulio

  2. Paolo Geri ha detto:

    Alle considerazioni – condivisibili – dell’ articolo ne aggiungo una. Chi è l’ incompetente architetto. oltretutto privo di gusto estetico, che ha individuato come soluzione per piazza della Borsa l’ uso di due tipi di pietra diversi dando l’ impressione che non ci fosse abbastanza pietra di un tipo per finire il lavoro. Piazza della Borsa è diventata una autentica schifezza. Quasi quasi la preferivo com’ era prima ! E la cabina elettrica dei primi del Novecento che fine ha fatto ? In qualche magazzino comunale in attesa di essere venduta come ferrovecchio?

  3. Alessio ha detto:

    Non solo ad essere premiate negli appalti sono le ditte che praicano il prezzo più basso ma anche il progetto viene affidato al progettista che chiede di meno visto che l’affidamento a professionisti interni agli enti è sempre più raro. Dipende da come l’ente decide di fare la gara m, si sà, c’è la crisi e bisogna risparmiare…

  4. brancovig ha detto:

    purtoppo molte cose sono da condividere. Alla base di tutto c’e’ una questione di soldi.

    In liena di massima la regola generale dovrebbe essere far di meno (spendendo uguale) e fare meglio.

    Così metto più soldi su di un intervento. Però per essere eletto l’amministratore pubblico deve fare vedere che inaugura, inagura, inaugura…

    Manca quasi completamente la manutenzione. Aspetto fondamentale.

    Gli appalti dovrebbero essere dati sulla mediana delle offerte e poi dovrebbero essere impediti i subappalti.

    Per tutte le commesse pubbliche dovrebbe essere obbligatorio un codice etico.

    Ultima cosa. Il recupero delle vecchie pietre per la pavimentazione di piazza della borsa personalmente mi graba molto. Speriamo che questa tendenza si concretizzi maggiormente nei prossimi interventi.

  5. dimaco ha detto:

    sotto la defonta si facevano le cose a regola d’arte.
    credo comunque che bisognerebbe creare regole molto severe per i parecipanti alle gare.

  6. Marco Milkovic ha detto:

    Ciò che sta alla base di tutto è il metodo sbagliatissimo di aggiudicazione nelle gare pubbliche che è quasi sempre al massimo ribasso. Impossibile pensare che i lavori vengano fatti bene. E’ meglio fare qualche lavoro fatto male in meno e fare i restanti bene. Purtroppo qui bisogna bacchettare i politici, che pensano solo alla quantità (di nastri da tagliare) che alla qualità dei lavori. Lo spessore delle lastre oggi può essere inferiore poichè il metodo di posa è differente, non più su sabbia, ma con sottofondo in calcestruzzo. Proprio per questo bisogna però prevedere dei giunti di dilatazione per prevenire fenomeni di fessurazione o sollevamento dovuti alle diltazioni delle pavimentazioni esposte a forti escursioni termiche.

  7. denis furlan ha detto:

    le pavimentazioni devono durare giusto il tempo di una legislatura

  8. NIM ha detto:

    chiedo perdono per l’intervento, non è la sezione corretta e l’argomento è differente, ma volevo solamente porre una domanda:

    ho controllato sul sito del comune di gorizia la graduatoria dei soggetti attuatori per i progetti LPU.
    Mi ha lasciato perplesso che due terzi degli stessi siano stati assegnati ad un unico soggetto, non sarebbe stato meglio, anche nell’ottica “sociale” dell’iniziativa cercare di sparpagliare i fondi e quindi i possibili guadagni, in epoche come questa di crisi di mercato, tra più soggetti?

    Mi sono anche chiesto come mai i progetti siano stati affidati in toto ad aziende NON appartenenti al territorio del comune di gorizia e neppure della provincia.
    Leggendo i criteri di selezione, scaricabili direttamente dal sito del comune, veniva chiaramente detto che si tendeva a valutare anche la “ricaduta sul territorio” per la valutazione dei soggetti attuatori.
    Mi chiedo quale sia questa “ricaduta sul territorio” di Gorizia se i soggetti non appartengono allo stesso territorio.

    Mi sembra non credibile che nessun di gorizia abbia partecipato al bando.

    Ripeto, mi scuso per “l’occupazione” dello spazio, ma fa davvero tanto strano tutto quello sopra detto.

  9. Stefano Bertuzzi ha detto:

    Il problema è che più si inaugura e più si fa vadere che si è lavorato: “Per far bela la cità!”

    Tanto poi sarà l’amministrazione successiva a dover mettere le toppe dove il lavoro è stato fatto male.

    Come hanno già detto alcuni ci vorrebbero meno lavori ma fatti per durare nel tempo in modo che siano veramente un investimento per la città.

  10. ivan crico ha detto:

    Grazie a tutti per le vostre considerazioni. Come ho scritto nell’articolo non sono un tecnico, semplicemente vedo troppi lavori fatti male e che non durano niente.
    @ Marco Milkovic: giuste osservazioni. Ho seguito però da vicino alcuni grandi restauri in regione, fatti da privati milionari, e ti dico che chi ha tanti soldi, ancor oggi, se deve fare un selciato, cerca i vecchi “masegni” o si fa fare le lastre di pietra grosse come quelle di un tempo. Anche perché, come si sa, il calcestruzzo da solo, se non è fatto alla perfezione, ha anch’esso una vita relativamente limitata. Ci sono in giro edifici pubblici con colonne portanti in uno stato disastroso, come si sa. Figuriamoci i sottofondi che nessuno vede! Grazie!

  11. francesco ha detto:

    Il problema della qualità nei lavori pubblici esiste certamente e vorrei aggiungere due riflessioni.(Non condivido però i toni al limite dell’offensivo nei confronti di imprese, operai e progettisti)

    Nel merito tecnico delle pavimentazioni:
    Qualcuno propone di usare pietre di spessore “come una volta”. Ma questo è antistorico perchè antieconomico. Pensate solo al costo per i trasporti e la posa, al costo stesso del materiale, all’impatto sull’ambiente (quanti mc di pietra cavata in piu’, quanti camion in più ecc.), il maggiore costo per tagliare e lavorare la pietra.

    Nemmeno si potrebbe camminare sui vecchi masegni (non certo un anziano) o metterci tutti i pozzetti per le reti (gas, acqua, telefono ecc) che oggi servono nelle nostre città.
    Se fossimo in grado di superare un tabu’ mentale (che confesso ho pure io) non dovremmo nemmeno avere paura di usare tecnologie contemporanee, piu efficienti ed economiche per pavimentare piazze e vie pedonali (esistono per esempio delle ceramiche enormemente più economiche della pietra, certamente più funzionali, altrettanto belle e sicuramente più ecologiche). E vista la durata di certe pietre…

    Per quanto riguarda invece le norme di aggiudicazione delle gare al massimo ribasso queste derivano da normativa “Europea” e sono state recepite in Italia anche come conseguenza di Tangentopoli. Da queste non si deroga salvo che per importi limitati (se non ricordo male per opere del valore < 2 milioni di euro) che vanno affidate con il meccanismo dell'offerta media.
    Strumenti di controllo ce ne sono (tra tutte la possibilità di scartare sconti "anomalmente" alti o, in fase di cantiere, non collaudare e non pagare opere non eseguite a regola d'arte). Il problema è il poco incisivo controllo che si esercita. Pochi si prendono questo tipo di responsabilità.

  12. Giovanni Damiani ha detto:

    Cari amici di Bora La. questo articolo, mi spiace dirlo, non è al livello del vostro ottimo standard, le idee di fondo possono anche avere un senso, ma non c’è nessun fondamento tecnico in quello che si dice nell’articolo, parlando oltretutto di argomenti molto delicati e di appalti significativi motivo per il quale una certa esattezza sarebbe richiesta.

    Il problema è più ampio e i sistemi di fare appalti pubblici in Italia è molto più complesso e ogni appalto va guardato caso per caso, altrimenti si dicono molte inesattezze. Ci sono ditte locali che lavorano benissimo e altre che si trovano bene nella logica del massimo ribasso (che è un disgraziato metodo proposto dalla legge non una volontà, va anche detto), altre da fuori che sono bravissime e altre che sono pessime, fare di tutta l’erba un fascio mi pare del tutto fuorviante.

  13. capitan alcol ha detto:

    Ottimo articolo.
    Mi chiedo se le cose possano migliorare se nei capitolati si potesse includere una forma di garanzia pluriennale.
    E poi chiedo se coloro che progettano talune opere siano iscritti ad un ordine professionale. Se si, come diceva quel conduttore televisivo, la domanda sorgerebbe spontanea…

  14. Mako ha detto:

    Rivalutare il concetto di “a regola d’arte” forse aiuterebbe tutti, dalla politica alla posa delle pietre. Purtroppo attualmente non sono solo i lavori pubblici a soffrire di scarse competenze e pochi controlli anche nel privato devi sempre preventivare l’intervento di un avvocato, pardon, conciliatore.

  15. ivan crico ha detto:

    @ francesco

    Mi dispiace se lei ha interpretato in questo modo il mio intervento ma, mi creda, non volevo offendere nessuno. Conosco molti architetti, ingegneri, ditte di posatori che lavorano benissimo. Non parlo di categorie in generale, ovvio, ma di singole persone che devono assumersi le proprie responsabilità, se sbagliano, ed accettare le mie o le sue critiche, avendo noi contribuito con le nostre tasse a finanziare quei lavori.

    @giovanni damiani

    Caro Damiani, non sono un giornalista, non sono un tecnico, non conosco a menadito le normative sugli appalti: ha ragione, ma l’ho anche detto. Le mie sono solo le semplici riflessioni di un cittadino (che però ha una ditta e quindi, indirettamente ma neanche troppo indirettamente, sa benissimo come funzionano certe cose) che ha pensato di condividere con altri cittadini le sue – forse anche inesatte – osservazioni.Per sapere anche cosa ne pensano gli altri e, soprattutto, per capire ed imparare. Mi farebbe piacere leggere un’analisi tecnica obiettiva di qualche architetto del perché le opere progettate da suoi colleghi cominciano a disintegrarsi fin dai primi giorni. Ma, credo, che non leggerò mai niente di simile. O sapere, da parte dei comuni, con un comunicato ufficiale su “Il Piccolo” o “Il Messaggero Veneto”,se le ditte che hanno realizzato opere difettose alla fine hanno rimborsato alla comunità i soldi che sono serviti per rimettere a posto tutto ciò che non è stato eseguito a regola d’arte. Vane illusioni. A me ciò che interessava era far emergere il problema, non risolverlo. Non spetta a me. Ciò che posso dire è che in Istria, ad esempio, ho visto strade secolari in perfette condizioni aperte al traffico e qui da noi lastricati di un mese a pezzi perché ci è passato sopra qualche furgoncino. Per dire queste cose, che sono sotto gli occhi di tutti, non occorre essere dei tecnici. Evidentemente la redazione de “La Bora” ha capito lo spirito che animava le mie, sempre più che discutibili, parole.

  16. ivan crico ha detto:

    @ Damiani:

    Dimenticavo una cosa importante. Quando parlo di ditte che arrivano da lontano, badi bene, non lo dico per magnificare le ditte locali. Tutt’altro. Anche qui esistono grandi professionisti e perfetti mascalzoni. Riporto solo ciò che mi è stato detto dai titolari di alcune imprese. Uno delle modalità classiche è questa, solo una delle tante, mi è stato detto: fai un’offerta in una regione lontana, esegui i lavori, incassi e, subito dopo, cambi ragione sociale. In questo modo, se ci sono problemi, rivalersi su di una ditta di cui non conosci nessuno e che non esiste più diventa estremamente complicato. Questo giochetto lo fanno anche i nostri, sia chiaro, per cui non celebro né condanno nessuno in base alla sua provenienza.

  17. ul laghee ha detto:

    allora:
    le pietre sono più sottili sia per metodo di taglio migliore che per migliorati sistemi di posatura.
    per quanto riguarda gli appalti, di solito vengono assegnati con il metodo della “media mediata”: un gran casino che avvantaggia cordate di imprese associate per l’occasione.
    sulla “garanzia”, la lex c.d. merloni ter ha imposto all’aggiudicatario delle gare, una fidejussione definitiva che dura normalmente fino al collaudo dell’opera;ma chi collauda l’opera?qualche tecnico comunale prezzolato?fate vobis…
    su sub-appalti e sub-sub-appalti basta fare un giro per le strade di qualunque regione per vedere cose raccapriccianti

  18. ul laghee ha detto:

    ah dimenticavo….non mi piace per niente la pietra usata per le pavimentazioni di trieste vedi piazza della borsa e cavana;troppo chiara e che non ha nulla a che vedere con il contesto in cui è inserita.insomma sa di finto, di plastica, anche se è pietra.

  19. isabella ha detto:

    Anch’io sono d’accordo con ivan crico e come lui non generalizzo.
    Ho visto con i miei occhi i risultati della ristrutturazione/ampliamento di un’opera pubblica importante e chiunque può notare che certi lavori sono stati fatti con i piedi.
    Per quanto riguarda le gare d’appalto (in tutti i settori non solo quello edilizio) lasciamo poi perdere, perchè vince sempre il prezzo più basso, a volte scandalosamente basso e si sa già in partenza che ad un tale prezzo non potrà mai corrispondere un servizio di buona qualità.
    Qualità, un termine ormai abusato e che prevede addirittura uffici e responsabili dediti al suo controllo.
    Ma in realtà ciò non accade.

  20. Maximilian ha detto:

    Però mi pare assurdo di leggere commnenti di persone che preferivano l’asfalto, della serie “lamentiamoci sempre e comunque”.
    Io mi ricordo bene come erano piazza Unità, piazza della Borsa e via S. Nicolò.
    Ci sta che qualche lavoro sia fatto male, è fisiologico.
    L’importante è che sia rimediabile.

  21. viceversa ha detto:

    @ ivan crico:
    bel intervento, bei toni, mai sora dele righe, rispetoso umile e onesto, diria.
    La parla sai ben: go vudo modo de aprezarla in qualche altro intervento su dele publicazioni locali; so che ghe xè care certe tematiche inerenti ale nostre tere: la ga mai pensado de impegnarse ativamente?
    Cordiali saluti

  22. ivan crico ha detto:

    @viceversa

    Grazie, fin da piccolo mi dedico all’arte e alla letteratura. Sono stato presidente e fondatore di diverse associazioni culturali e di volontariato ed amo molto queste nostre terre e ceco di difenderne e valorizzare lingue e culture. Non ho mai pensato di entrare in politica, se intendeva questo. Ho le mie idee ma voglio essere libero di poter confrontarmi con tutti senza porre steccati ideologici tra me e gli altri. Un giorno, forse, ma adesso non vedo nulla in cui potermi riconoscere fino in fondo, purtroppo.

  23. ilaria ha detto:

    Onesto!!

  24. Ettore Guido Basiglio Ribaudo ha detto:

    Questo è il sistema del massimo ribasso senza guardare la qualità del bene da realizzare, tanto poi i danni la paga sempre la collettività!

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