25 Marzo 2011

Costerà 58mila il salvataggio dell’Ursus spinto al largo dalla bora

Il conto è di 38mila euro a cui vanno aggiunti l’acquisto dei nuovi cavi di ormeggio e la riparazione dei danni subiti, per far fronte ai quali occorreranno almeno altri 20mila euro. E’ quanto è costato l’intervento di recupero dell’Ursus nella giornata del 2 marzo, quando, spinto dalla bora da record, ha rotto gli ormeggi, navigando liberamente nel Golfo.

E la Guardia costiera ausiliaria del Fvg lancia un nuovo appello per salvare il pontone, diventato ormai l’icona di Trieste. Mentre tutti gli appelli finora rivolti a sponsor pubblici e privati per il salvataggio dell’Ursus sono caduti nel vuoto a parte uno, la Guardia Costiera Ausiliaria del Fvg, che finora si è fatta carico della gestione dello storico Pontone gru dopo averlo ricevuto in dono da Fincantieri, lancia oggi l’ennesimo allarme. “Non siamo in grado di far fronte alle richieste economiche presentate per le operazioni di salvataggio dell’Ursus, che in seguito al maltempo del 2 marzo aveva rotto gli ormeggi finendo alla deriva nel Golfo”, spiega il Presidente della Guardia Costiera Ausiliaria del Fvg, Roberto de Gioia.

All’appello agli enti, ma anche e soprattutto agli sponsor privati e ai cittadini si affianca oggi l’apertura di un apposto conto corrente su cui versare le proprie donazioni a favore “di quell’autentico Monumento del mare che l’Ursus è e dovrebbe diventare”. “Ci appelliamo al buon cuore di tutti, enti e aziende in primis, ma anche a tutti i privati cittadini che come noi ritengono che l’Ursus possa diventare una cartolina della Città, quello che per Parigi rappresenta la sua quasi coetanea Torre Eiffel e per Genova – città di mare come la nostra – è diventato il Pontone (nemmeno italiano come l’Ursus, ma tedesco) “Langer Heinrich”.

“Il rischio di perderlo per sempre – ha aggiunto il segretario, Roberto Sangermano – è stato concreto, il 2 marzo scorso, se non fosse per l’epico salvataggio degli uomini della Tripmare: non meno di 40 persone che si sono prodigate tra mare e terra, in condizioni ambientali assolutamente proibitive, intervenendo con abilità e professionalità, ma anche con grave pericolo per la propria incolumità per riportare in salvo la vera “icona”, fortunata e invincibile, di Trieste. Perché invincibile, l’Ursus lo è sicuramente. E il fatto che l’Ursus sia una realtà, e non solo per Trieste e i Triestini, lo hanno sancito il Ministero dei Beni Culturali e le migliaia di firme raccolte tra i concittadini per il suo recupero. Il lungo elenco di forme di “riuso” che sono ben descritte nei vari progetti esistenti rappresentano la chiara testimonianza tecnica che il suo recupero non sarebbe solo un importante investimento in termini storici e culturali, ma anche economici, in grado di garantire il suo auto-mantenimento e di offrire alla nostra Città un simbolo. Un’Associazione di volontari però, pur adoperandosi per quanto fin qui ha fatto, non può svolgere il compito che spetta alle Istituzioni per garantire all’Ursus la dignità di “Monumento” che gli è stata riconosciuta. Da qui, anche alla luce del conto presentato per il recupero dell’Ursus, la necessità di un aiuto economico concreto e l’apertura di un conto presso la Banca di Credito Cooperativo di Manzano, in quanto è stato il primo e finora unico soggetto ad aver risposto al nostro appello, donando 2000 euro e ai cui vertici va il nostro ringraziamento”.

Tag: , , .

8 commenti a Costerà 58mila il salvataggio dell’Ursus spinto al largo dalla bora

  1. Paolo Geri ha detto:

    Soldi ben spesi. Adesso risolviamo definitivamente il problema del suo mantenimento a Trieste come testimonianza della cantieristica del Novecento. Candidati sindaci avanti con le soluzioni.

  2. ufo ha detto:

    Lo mandemo a Bordano a farghe compagnia ai colibrì?

  3. mi ha detto:

    x ufo
    No, lo metteranno a lignano come piattaforma per i tuffi.
    Mandiamo in rovina questo ma l’attuale amministrazione comunale spende mezzo milione di euro dei cittadini per i “bottini” a scomparsa in piazza della borsa, non aggiungo altro.

  4. micheles ha detto:

    Certo che se abbiamo bisogno di una gru come monumento siamo messi male, anche se il concetto di “monumento” in se’ denota mancanza di veri valori “al presente”.

  5. marisa ha detto:

    E far pagare i 58 mila euro a chi avrebbe dovuto contrallare gli ormeggi dell’URSUS?

    Se gli ormeggi dell’URSUS si sono rotti, “forse” erano inadeguati?

    E quando è salita la bora, gli ormeggi sono stati controllati se erano O.K.?

    Chiunque ha, o ha avuto una barca, sa che con ormeggi inadeguati o più banalmente con un “cattivo” ormeggio, in caso di brutto tempo e mare grosso, c’è il rischio che la barca vada alla deriva…..

  6. DaVeTheWaVe ha detto:

    olimpiade delle clanfe dalla cima dell’Ursus!

  7. Murduc ha detto:

    Alora Mofalcon col suo cantier xe un meraviglioso museo a cielo aperto! E noi ignorantoni che pensavimo che fossi un orrendo panorama industriale. Che squallidi passatisti! Ma per favor…

  8. Francesco ha detto:

    58.000 quante belle cose si possono fare con 58.000 mila euro.,.,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *