1 Marzo 2011

A Grado il manso infiocao e la festa della Sensa

di Leonardo Tognon

Il Carnevale gradese vive nel fine settimana la tradizionale rievocazione medievale del “Manso infiocao”, in programma sabato 5 marzo 2011, coordinata come di consueto dal laboratorio teatrale “Mercanti di Stelle” del Ricreatorio Spes di Grado. Il corteo, olte 120 figuranti in costume, sfilerà dall’Auditorium Biagio Marin alle ore 15.30 attraverso le vie del centro per raggiungere la Basilica in Campo dei Patriarchi dove si svolgerà la rievocazione vera e propria.

Lo spettacolo porterà in scena il tributo annuale di dodici maiali e un manzo che gli abitanti di Aquileia dovevano consegnare ogni Giovedì Grasso ai gradesi meno abbienti, dopo che nel 1162 il Patriarca di Aquileia Voldarigo ed alcuni feudatari tentarono di invadere Grado, ma furono bloccati e sconfitti dal Doge di Venezia e dai suoi marinai, intervenuti per difendere l’isola. Quest’anno sarà presentata anche la rievocazione della “Festa della Sensa” (Ascensione) che a Venezia celebra lo sposalizio col mare. Sempre in Campo dei Patriarchi sarà allestito anche una specie di mercatino medievale per la degustazione del “biscotto del manso infiocao”, un dolce dalla foggia di una ciambella, ricoperto di zucchero, la cui ricetta risalente al Trecento è stata scoperta in un libro del tempo.
Vediamo le origini di questa giornata di festa per le genti venete e di scorno per quelle friulane.
Nel 1162 il patriarca di Aquileia Voldarico von Treffen assieme a 12 suoi feudatari friulani occupò a tradimento Grado per rinnovare le gesta del suo avo Popone che aveva distrutto Grado nel 1026.
Il Doge Vitale Michiel II, si irritò moltissimo dello sgarbo del Patriarca e riconquistò Grado catturando Voldarico e tutti i suoi feudatari.
Il doge volle perpetuare l’impresa compiuta e per il riscatto dei prigionieri pretese-in perpetuo-l’offerta, da parte del presule friulano, di un toro e dodici porci, ogni anno il “Zuoba Grasso”, per fissare per sempre il ricordo della sconfitta del Patriarca e dei suoi feudatari.
L’intenzione del doge, oltre al monito per i nemici, nel perpetuare in questo modo il ricordo di gesta guerresche vittoriose, era di infondere alle generazioni future l’orgoglio della forza veneziana.
In tutta questa vicenda noi graisani, pur festeggiando con i veneziani lo scampato pericolo riproponendo sino a trent’anni fa la cerimonia del toro liberato e poi macellato per il popolo?, abbiamo avuto la parte del “saco de le pache” anche se a onor del vero in quegli anni i marinai gradesi erano tenuti in gran conto per il loro valore in combattimento.

Nell’ambito della rievocazione storica spazio anche alla risproposizione della Sensa.
La Festa della Sensa (L’Ascensione) commemora due vittorie veneziane, lontane una dall’altra di quasi due secoli: una navale ed una diplomatica, comunque legate tra loro. La prima risale all’impresa del Doge Pietro Orseolo II , partito il 9 maggio dell’anno 1000 , giorno dell’Ascensione, in aiuto delle popolazioni della Dalmazia minacciate dagli Slavi. Questo è l’inizio del lento cammino intrapreso da Venezia per il dominio del Mare Adriatico, al quale tendeva fin dalle sue origini non tanto per motivi di conquista, quanto per ragioni di vita.

A ricordo dell’ardua impresa si dà inizio alla celebrazione della Festa della Sensa, limitata alla sola benedizione del Mare: è un rito esclusivamente propiziatorio, dal cerimoniale semplice e modesto.

Quest’ultimo diviene più complesso e sfarzoso quando con la stessa festa si ricorda l’altra vittoria veneziana, quella diplomatica. Siamo ora nell’anno 1177, le due massime autorità europee firmano a Venezia la pace che pone fine alla secolare lotta tra Papato e Impero: mediatore tra Papa Alessandro III e Federico Barbarossa è il doge Sebastiano Ziani.
Il Papa riconoscente ai veneziani, colma la città di doni e consegna al Doge Ziani un anello benedetto pronunciando le parole: ” Ricevilo in pegno della sovranità che Voi ed i successori Vostri avrete perpetuamente sul Mare” e, secondo il Sanudo, si precisava anche un invito a nozze “… lo sposasse lo Mar si come l’omo sposa la dona per esser so signor”

Leonardo Tognon

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