21 Febbraio 2011

Incontro con Roberto Ota e con la storia dell’olio e del vino nel Breg

Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Roberto Ota, titolare dell’omonima azienda agricola di Bagnoli della Rosandra. Vignaiolo e olivicoltore della Val Rosandra, dalla sua voce e dai suoi racconti emerge la storia di questa terra, vicende di difficoltà e di passione, che oggi ci donano vini e oli di oliva extravergini di qualità, e che arricchiscono tutti noi.
Le carte ufficiali fanno risalire l’azienda al trisavolo di Roberto (Josip Ota), anche se molto probabilmente le vere origini portano ancora più in là nel tempo; Roberto stesso parla anche di Antonio Ota e Matteo Ota risalendo fino alla fine del 1700, per otto generazioni; lui è al timone dell’azienda da più di trent’anni, un periodo in cui ha lottato strenuamente portando avanti un’idea, quella della qualità per le produzioni di vino e olio. É stato fra i pionieri dell’olio moderno nella nostra provincia, con risultati e riconoscimenti numerosi. Nel 2006 ha ricevuto il Premio “Fedeltà al Lavoro” della Camera di Commercio di Trieste, è inoltre socio fondatore del Consorzio Vini DOC Carso e del Comitato promotore della valorizzazione dell’olio di oliva extravergine di Trieste.

Fuori i mandorli sono in fiore, un mese prima dell’anno scorso – R. Ota

Parlaci dell’evoluzione dell’azienda, in particolare della tua gestione.
La mia famiglia si occupa di agricoltura in senso lato da più di otto generazioni. Vino, olio, l’orto e qualche animale da cortile. Si vendeva il vino a diversi clienti, molti dei quali venivano dalla Carniola, arrivavano fin qua con i carri per prendere ingenti quantità di vino. I carri al ritorno erano poi così pesanti, che in paese si sviluppò perfino una professionalità, pensa, alcuni uomini si attrezzarono per fare i trasportatori, e legando le proprie bestie (buoi) ai carri, accompagnavano i clienti fin Basovizza, aiutandoli così a superare il ciglione e le grosse pendenze. Basovizza allora era un crocevia di molte strade, e tutti i trasporti vi passavano, anche per questo era piena di osterie.

E quanto al tuo lavoro?
Bè, mio ispiratore ed insegnante è stato mio nonno. Lui mi ha fatto capire cosa è il lavoro. Ero molto giovane, quando lavoravo con lui al panificio della famiglia, dalle 5 fino alle 10 della mattina. Dopodiché, mentre i miei amici andavano a fare il bagno nel fiume, andavo in campagna a zappare, semplicemente a zappare. La fatica era tanta, ma un anno, lavorando alle piante dei fagioli, il nonno, dopo il raccolto, mi diede il compito di andare a vendere i fagioli ad una bottega di Bagnoli; dopo aver incassato, portai i soldi a mio nonno, che però me li lasciò, dicendomi che erano il risultato della mia fatica. Erano per me, dopo tanto lavoro. Un insegnamento che vale ancora oggi, mi ha segnato veramente tanto.

E poi?
Dopo gli studi agrari a Lubiana presi in mano l’azienda agricola da mio padre, contavamo su 4000 metri quadri di terreno, facevamo 20 ettolitri di vino e appena 50 litri d’olio. Pensa una delle particelle che storicamente appartengono alla mia famiglia è quella dove sorge ora la cantina dove ci troviamo adesso. La prima cosa che ho fatta è stata quella di ampliare i terreni, alcuni comprandoli, altri prendendoli in affitto dalla comunella. Oggi lavoro su 6 ettari totali, 3 a vite e 3 a ulivo, faccio quasi tutto da solo.
Nel 1984 assieme a Zoran Parovel e Vitjan Sancin (noti produttori della zona) facemmo il primo impianto specializzato di olivi su 3 ettari, fummo i pionieri. Però la fortuna non fu dalla nostra, perchè nel gennaio del 1985 ci fu la famosa gelata con temperature bassissime, che uccise circa il 90 % delle piante, giovani e deboli. Testardi, nel 1986, ripartimmo. Si può dire che quell’anno è nata l’olivicoltura moderna nelle nostre terre.
Oggi su quei 6 ettari ho 1200 piante di ulivo e 11000 viti. Da ciò produco dai 10 ai 20 ettolitri annui di olio – dipende dall’annata – e 210 ettolitri potenziali di vino.

Perchè potenziali?
Di quei 210 ettolitri, in realtà, negli ultimi anni, ne ho prodotto solo 80. Il problema sono gli animali, i caprioli in particolare, che mangiano l’uva. E tanta, vista la drastica diminuzione nel raccolto. Sembra che la Provincia stanzierà dei fondi per questa emergenza, ma questi soldi serviranno eventualmente per coprire parte delle perdite; ma per il futuro? Nessuna azione preventiva è prevista. Alcuni colleghi hanno provato a recintare, ma qualcuno ha poi tagliato le reti. E poi nel nostro territorio, composto da particelle per lo più piccole, la recinzione diventa un lavoro incredibile e che ha anche una ricaduta negativa sul paesaggio.
I caprioli oggi sono quasi inurbati, non hanno più paura, e poi sono più vicini a noi, perchè l’abbandono di molti campi ha permesso lo sviluppo della boscaglia, e quindi del loro habitat naturale. Una volta c’era più gente nelle campagne e, ovviamente, più cacciatori.

Veniamo alla tua produzione
Che olio fai?

Faccio due tipi di olio. Il Bianchera in purezza, tipicità assoluta, e un ulivaggio composto da pendolino, leccino e leccio del corno per lo più. Fino a due anni fa facevo anche il DOP Tergeste con la Bianchera, ma per ora sono fermo. La raccolta è manuale e la lavorazione in frantoio, cosa importantissima, avviene in giornata.

E il vino?
Per quanto riguarda il bianco ho piante di malvasia, per il 70 %, vitovska, ribolla e delle altre viti miste molto vecchie. Oggi finiscono tutte in un uvaggio, mentre una volta le imbottigliavo anche singolarmente (malvasia e vitovska); questo avviene per via dei danni al raccolto.
Fra i rossi ho principalmente il refosco ed un pò di merlot. Questi li tengo separati per fare due rossi diversi, ma per i soliti motivi non faccio più la Doc Carso, purtroppo. La situazione non è facile.
Oggi come oggi vendo tutto il vino sfuso e una parte imbottigliata come vino da tavola.

Come vendi il vino e l’olio?
La vendita avviene soprattutto in azienda direttamente. Nel corso degli anni ho creato una rete di clienti fedeli che coprono la maggior parte della produzione. Ci sono tedeschi, austriaci e sloveni fra i miei clienti fissi; ogni volta che passano in zona si fermano e fanno scorta. Soprattutto fra tedeschi e austriaci va molto l’olio. Quest’anno a febbraio ho già finito il bianchera, è andato via tutto.
Ho sempre lavorato per fare la massima qualità possibile, cercando di mantenere i prezzi abbordabili. Figurati che il prezzo dell’olio qua da me è fermo da 10 anni.

Altre caratteristiche del tuo olio?
Diciamo che in queste zone l’olio ha molti meno parassiti, rispetto a zone più vocate. Questo significa un minor ricorso a trattamenti chimici. Anzi, a dir la verità, grazie alla lotta integrata quest’anno non è stato fatto nessun trattamento. Quindi l’olio è a tutti gli effetti biologico, anche se privo di certificazione.

E a proposito dei prezzi?
Molti pensano che i prezzi dell’olio siano molto alti, rispetto al supermercato. Ma la grande industria ha altri mezzi, mentre il nostro è un prodotto artigianale. E poi in campo alimentare c’è sempre lo spettro delle frodi, esistono migliaia di modi di sofisticare l’olio, ed il problema è che a livello europeo non c’è chiarezza sulle analisi per rilevare le frodi, creando problemi a chi lavora bene. E ripeto i miei prezzi non variano da dieci anni.

L’olio di oggi è molto diverso da quello di un tempo…
Ti racconto un altro aneddoto. Quando ero piccolo spesso si andava dal vicino a fare merenda. Ogni tanto capitava di dividersi un uovo in tre. Bè il mio vicino diceva, oggi mangiamo uovo alla benzina; ma quella benzina era l’olio di oliva per la cottura. A quei tempi era tutta un’altra cosa. Si raccoglievano olive più mature, magari già cadute (si raccoglieva da S. Caterina a Natale). Poi c’era la spremitura a caldo, perchè si utilizzava il fuoco per separare la fase acquosa da quella oleosa, per cui si mangiava olio già fritto. Spesso l’olio d’oliva si tagliava con quello di semi per renderlo meno aggressivo.
Il salto di qualità c’è stato con l’avvento dei nuovi e moderni frantoi, con l’apprendimento delle giuste tecniche di potatura e l’uso delle corrette difese fitosanitarie.

E se qualcuno volesse venire a trovarti o fare una passeggiata “sotto gli ulivi”?
La mia cantina, dove faccio la vendita diretta, si trova a Bagnoli fra viti e ulivi (un bel posto, ndr).
Tutti i giorni verso il tardo pomeriggio sono qua, disponibile per un assaggio o un acquisto. In ogni caso è meglio telefonare prima, così posso dare le indicazioni necessarie. Il mio numero è 3333248011.

Grazie Robi, una bellissima chiacchierata, una lezione di storia e di cultura.
A presto…
…e non mancate!

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