18 Febbraio 2011

I prodotti a km zero entrano nelle cucine degli ospedali

Cogliendo l’occasione della presentazione avvenuta ieri a Udine del progetto per la valorizzazione dell’agricoltura periurbana, l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Claudio Violino si è soffermato sul valore del cibo, derivato dalla produzione della civiltà contadina, quale elemento culturale della nostra gente.

Il cibo, secondo Violino, fa ormai parte integrante della nostra società, non semplicemente come alimento, bensì quale strumento atto non solo ad appagare i sensi del gusto e dell’olfatto, o a saziare lo stimolo della fame, ma anche quale strumento per la nutrizione, considerata quale attività dell’uomo indispensabile per l’apporto all’organismo di elementi proteici, minerali, zuccherini e altri ancora. Il cibo però, proprio in quanto cultura di ogni civiltà, caratterizzato dalle abitudini culinarie e gastronomiche delle diverse genti, ha anche un effetto terapeutico, rassicurante e stimolante sulle persone. Violino si è riferito in particolare ai malati, a coloro che sono ricoverati negli ospedali e nelle case di cura, i quali, sostenuti da un pasto caldo cotto in prossimità o all’interno dei luoghi di degenza, possono spesso imboccare con maggior vigore e con uno stato d’animo più positivo la strada della guarigione.

Dunque, cibo come alimento apportatore di sostanze utili a favorire l’efficacia delle terapie. Ma per raggiungere questo risultato, secondo Violino, occorre che i pasti destinati ai degenti siano confezionati sul posto. Possibilmente con prodotti genuini, biologici, sani, freschi, certificati, a chilometri zero, che la nostra agricoltura può produrre. E ove la quantità prodotta non sia sufficiente a rispondere alle esigenze di mercato, il nostro sistema rurale può così trovare un’occasione proficua di redditività. L’assessore ha quindi lanciato una proposta al sistema sanitario regionale, coinvolgendo per ora l’azienda ospedaliera universitaria di Udine in tale ipotesi progettuale: indirizzare verso le cucine dei luoghi di degenza della città di Udine, per ora a titolo sperimentale, gli ortaggi e la frutta prodotti nelle aziende agricole dell’Ersa, e di quella sperimentale dell’Università di Udine, l’azienda Servadei a Sant’Osvaldo.

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5 commenti a I prodotti a km zero entrano nelle cucine degli ospedali

  1. chiara ha detto:

    finalmente una (buona) notizia!
    ottimo. bora.la mi era stata segnalata tempo fa per questo genere di notizie…”creative e produttive”, per e di un territorio.

  2. Pieri ha detto:

    mi par une biele idee

  3. Milost ha detto:

    L’idea è ottima. Faccio solo notare che indirizzare i prodotti agricoli alle cucine di un ospedale non significa ancora fare ” cibo come alimento apportatore di sostanze utili a favorire l’efficacia delle terapie”. Che vorrebe dire una specie di ecotrofologia…molto sofisticata. Ora cucinare a km zero significa seguire la stagionalità dei prodotti, ricevere quel che sopravvive ad una gelata, accettare l’andamento discontinuo delle produzioni orticole, nelle qualità e nelle quantità, adattare i menù alle offerte del mercato e non pensare più alle zucchine bollite a gennaio, etc etc. Vi immaginate una cucina d’ospedale alle prese con questi problemi? Direi che se con meno parolone e meno pompa magna si fosse annunciato che la frutta e un paio di insalate ( una estiva e una invernale) proverranno dalle campagne locali, la dichiarazione sarebbe stata più realistica.

  4. Gb ha detto:

    Ma perchè a ts no se trova prodoti a kM 0 ?
    No esisti o NOSEPOL ??

    Servus, Gb

  5. Flores ha detto:

    @3 hai sfrondato il discorso e centrato il problema,Milost.
    Aggiungo che è già buona cosa che vi sia sensibilità e nuova proposta di approccio, rispetto alle ospedaliere canoniche sbobbe “plasticate” omologate ed insapore corredate da descrizione e addirittura computo calorico che più che illuminante appariva beffardo.

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