18 Febbraio 2011

Alcatel taglia 200 posti di lavoro a Trieste

La direzione nazionale di Alcatel-Lucent ha comunicato 380 esuberi per il 2011 sul territorio nazionale con tagli anche sulla ricerca e sviluppo. Gravi le ricadute su Trieste dove si prospetta un taglio di 200 posti di lavoro. Lo stabilimento di Trieste occupa attualmente 220 lavoratori con contratto a tempo indeterminato e 350 con contratto di somministrazione di mano d’opera per una forza lavoro complessiva di 570 lavoratori.

Lo stabilimento – si legge in una comunicato delle Rsu – opera nel settore delle telecomunicazioni nel trasporto dati (apparati WDM) con fasi lavorative di produzione, NPI (industrializzazione di nuovi apparati in collaborazione con i centri di ricerca e sviluppo) e di integrazione dei prodotti (collaudo finale di apparati WDM con simulazione reale di messa in campo). La direzione giustifica la drastica riduzione del personale con il ”cambio di missione imposto dai vertici della multinazionale che comportera’ il trasferimento di tutte le attivita’ prettamente produttive nello stabilimento Flextronics in Romania”.

Cio’ – secondo i sindacati – potrebbe compromettere il futuro dello stabilimento triestino con gravi ripercussioni anche sul’indotto, perche’ alcune fasi di produzione svolte nella vicina MW di Ronchi dei Legionari saranno trasferite in Romania. Su richiesta di Fim, Fiom Uilm nazionali congiuntamente al Coordinamento Alcatel-Lucent, e’ stato convocato per il 22 febbraio un tavolo presso il ministero per lo Sviluppo Economico, dove si ininiera’ un percorso di confronto con l’azienda.

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15 commenti a Alcatel taglia 200 posti di lavoro a Trieste

  1. arlon ha detto:

    “contratto di somministrazione di mano d’opera” no se pol sentir, ste robe dovesi eserr ilegali e punto..

  2. Sara ha detto:

    I bei tempi quando ogni paese aveva la sua economia ed i scambi internazionali erano regolamentati con piena soddisfazione dei lavoratori di tutti i paesi. Ormai è ora di un salario minimo europeo ed uno statuto dei lavoratori europeo. L’UE così è un fallimento. Chi avrà il coraggio di intavolare questi argomenti? Credo nessuno. Si arriverà a buttar per aria il tavolo come nel nord-africa. La differenza è che qui ancora ci sono grandi ammortizzatori rappresentati dai risparmi dei genitori e dalle case acquistate da loro. La generazione dei 30-40 è diseredata. Chi nasce oggi e arriverà all’alba del 2100 soffrirà parecchio.

  3. luigi (goriziàn) ha detto:

    Ma tornare indietro facendo saltare la globabalizzazione, almeno lavorando come Europa se non come stati, non sarebbe possibile?
    Della serie si stava meglio quando si stava peggio (credevamo di stare peggio, invece…)
    Non mi ha mai convinto il “liberismo” spinto e quello che sta succedendo mi convince sempre più che avevo ragione.
    Ma tanto io (noi) non conto un piffero…
    Buona notte.

  4. nino49 ha detto:

    con duta questa “delocalizzazione”, in Romania no dovaria esser più disoccupazion. Perchè i continua venir nel Bel Paese? Boh!?!

  5. Sacrabolt ha detto:

    Condivido la riflessione di Luigi Goriziàn. Tutto questo “amorea prima vista” che i nostri imprenditori hanno per la Romania sicuramente non sarà dovuto al fatto che i salari sono di pochi euro, che il sindacato non esiste e che lo stato non tassa, ma dal fatto che in Romania c’è una buona aria, prati verdi e l’atmosfera poetica che solo le nebbioline danubiane offrono.

  6. Mauricets ha detto:

    da parte mia sempre quello posso spendere, se rimango senza lavoro ancora meno. vedremo chi comprera quando anche da noi ci saranno le condizioni romene.

  7. mutante ha detto:

    a chi porta la produzione all’estero, dovrebbe essere tolto ogni incentivo fiscale.

  8. Tergestin ha detto:

    I operai dovessi far un casin che no finissi piu’. La gente che delocalizza devi gaver paura de entrar in fabrica come nei ani setanta (e ‘desso ghe xe piu’ motivi). Inveze i continua a far i aroganti perche’ l’operaio de ogi preferissi vardar amirado a boca verta i loro machinoni e le loro putane, pensando che anca lu’ un giorno…..

  9. Mauricets ha detto:

    ma noi siamo all’avanguardia su questo tema: abbiamo di fatto “deocalizzato” le trattorie, i distrubutori di benzina, i centri commerciali, (esodi biblici verso la slo sabato e domenica) il porto, l’artigianato. in compenso abbiamo importato lavoratori in tutti i campi. trieste è un limone da spremere. e senza tanto riguado, anzi sembra che sia dovuto.

  10. Tergestin ha detto:

    El punto xe che a TS sera negozi, bar e ultimamente anca industrie ma i nostri politici i zerca de ciapar el voto dei numerosi anziani e quindi zo’ vanterie sule Rive conzade a lustro, sui alberei piazadi in centro, su un do’ svincoli refadi…..

  11. Buba ha detto:

    ma xe quei che iera Italtel,Telit,Ixtant ecc ecc …???

  12. Bandy ha detto:

    La globalizzazione e l’abbattimento delle frontiere è un cancro.Questo caso dell’Alcatel è solo uno dei tanti esempi.Era meglio,ma molto meglio quando c’era la cortina di ferro.Possibile che nessuno se ne renda conto!!!e importiamo solo feccia da quei paesi 🙁

  13. capitan alcol ha detto:

    #13 Quindi tu speri che Gheddafi resista a suon di cannonate purchè non ce ne arrivi altra dalle ex province.

  14. arlon ha detto:

    Chi che pensa che la soluzion de tutto sia tornar indrio, se scontra con 2 problemi:

    1) no funziona mai, perchè le condizioni xe diverse
    2) convien piutosto vardar avanti a come evolverse in meio, che a eser nostalgici e po’ bon.

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