14 Febbraio 2011

San Valentino d’altri tempi a cogliere primule e violette a San Mauro

Un tempo San Valentino non era una festa commerciale. Oggi coinvolge sì gli innamorati di qualunque età, ma induce a porsi il solito problema: che cosa gli o le regalo? Troppo riduttivo, anche se voglio pensare che ci sia anche tanto sentimento, tanta emozione e profondo coinvolgimento. Sempre che ci sia una lei o un lui perchè come dicevano “a ve il moros e jè una cros, a no velu a’ son dos”.

Nell’Ottocento la festa non era l’occasione di cenette romantiche, ma si usava, la domenica successiva al 14 febbraio, raggiungere a piedi San Mauro, portando con sè un’abbondante merenda per la prima scampagnata dell’anno. Oltrepassata la Piumizza c’era la prima osteria dove i più pigri si fermavano per i primi bicchieri di vino. La meta comunque era la chiesetta dov’è conservata la reliquia di san Valentino che dopo il vespero si poteva baciare.

Per consumare la scorta di cibo che ci si portava da casa ci si siedeva nelle varie osterie del piccolo paese, dove si consumavano solo le bevande ma, se il tempo lo permetteva, si approfittava per rimanere all’aperto in quanto “per san Valentino la primavera stà vicino” e nei luoghi più riparati e soleggiati si possono cogliere già le primule e le prime violette.

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