Il 14 febbraio 2001 veniva approvata la legge di tutela della minoranza slovena del Friuli Venezia Giulia. Da allora sono passati dieci anni. Cosa è cambiato dopo l’entrata in vigore della legge? Cosa è rimasto invariato?
Su iniziativa delle due associazioni slovene di riferimento – Skgz e Sso – per la giornata di oggi sono stati organizzati incontro pubblici e con la stampa. Si discuterà sull’applicazione della legge, sui risultati conseguiti, sui ritardi registrati (a quando lo sportello a Cividale o a quando la sezione slovena del conservatorio Tartini?) e sulle iniziative necessarie per raggiungere gli obiettivi che si pone: preservare la lingua e la cultura slovena nel Fvg ed assicurare un futuro alla comunità slovena.
Alle 10.30 le organizzazioni Skgz e Sso incontreranno i giornalisti a Trieste, presso la sala del Narodni dom (Scuola Interpreti). Alle ore 10 presso la sala azzurra del palazzo del consiglio regionale è prevista una conferenza stampa, organizzata dal gruppo politico Mladi za Mlade.
La legge di tutela ha scontentato molti. Alcuni la ritengono troppo timida, altri ritengono che avrebbe concesso troppo.Altri ancora sono stati contrari alla sua approvazione sin dall’inizio. Ciò nonostante per gli sloveni della provincia di Udine, finalmente riconosciuti formalmente dalla Repubblica italiana, la legge è stata una conquista importante. Voi che cosa ne pensate? Diteci la vostra!
Qui il testo integrale della legge.
credo che il candidato cosolini abbia delle buone promesse da fare 🙂
persino il candidato bandelli…
“…Il nostro problema non è chi vive nel Carso, che è anzi un valore aggiunto, tanto che se diventerò io sindaco farò un assessorato con delega al Carso che potrebbe anche essere gestito da un esponente della minoranza. È la Slovenia ad essere cento anni indietro…”
🙂
“chiedi e ti sarà… promesso” 🙂
è tempo di elezioni !!!
Dalla rivista “il Truc” pubblicata a Cividale del Friuli:
“Non possiamo fare finta di niente di fronte al riacutizzarsi delle tensioni nazionaliste
e xenofobe che percorrono il Nord-Est d’Italia e che si stanno manifestando
in molte regioni dell’Europa centrale (Mitteleuropa), a cui spesso la
nostra Regione fa riferimento dal punto di vista politico, culturale ed economico.
Anche dalla vicina repubblica di Slovenia arrivano segnali preoccupanti e la
recente elezione a Sindaco di Pirano di un cittadino sloveno di origine ghanese
ha dato la stura a commenti sorprendenti e inaspettati sul tema dell’identità.
Boris Pahor in merito ha dichiarato a un quotidiano sloveno: “Gli sloveni hanno
poca coscienza nazionale. Un esempio? A Pirano hanno un sindaco nero.
Scegliere uno straniero è brutto segno”1.
Che da noi le cose non vadano meglio è dimostrato dalle drammatiche condizioni
in cui vivono i lavoratori extracomunitari anche nelle nostre zone. È recente
la notizia della presenza nel Manzanese di cittadini stranieri che lavorano in
condizioni servili e al nero per aziende locali del settore dell’arredamento. Per
non parlare delle continue e pretestuose polemiche che emergono ogni qual
volta si parla di stranieri (pensiamo solo alla diatriba sulla richiesta di uno spazio
nel cimitero di Udine per i musulmani o alle proposte di un welfare differenziato
per chi non risiede in Regione da un certo periodo o, ancora, alla proposta
di allontanare gli stranieri per dare i loro posti di lavoro agli italiani) che
vengono alimentate da dichiarazioni di uomini politici anche di una certa levatura,
probabilmente per distogliere l’attenzione da problemi più gravi connessi
a una crisi economica pesantissima, la cui fine è ancora lontana.
C’è poi un altro aspetto che nel nostro territorio è sempre presente ed è il nazionalismo,
che può essere considerato una variante meno “rozza” della xenofobia,
almeno nelle forme in cui si presenta nel Friuli orientale.
Da tempo sul Messaggero Veneto appaiono lettere alla redazione che richiamano
in continuazione la necessità di difendere l’identità italiana delle Valli del
Natisone e di altre aree del Friuli orientale, contrapponendola ad una identità
slovena la cui tutela starebbe distruggendo un patrimonio culturale peculiare
del territorio.
Non mancano i pretesti per intervenire su questo tema e costoro non se ne
lasciano sfuggire nessuno. E così la semplice richiesta della carta di identità
bilingue italiano-sloveno (come previsto dalla legge) nel Comune di Resia da
parte di un cittadino ivi residente ha scatenato una reazione inconsulta da parte
di persone che hanno visto in questa richiesta un attentato all’italianità del territorio.
Nelle Valli del Natisone non mancano cannoneggiamenti ad alzo zero
contro la minoranza slovena, con un impegno e una determinazione che ricordano
il felice, si fa per dire, periodo della guerra fredda. La questione nazionale
e linguistica vengono richiamate costantemente e in continuazione si sottolinea
la necessità di tutelare la parlata locale delle Valli contrapponendola alla lingua
slovena, come se le due cose non potessero coesistere e non fossero complementari.
Costoro, nel sostenere le loro ragioni, sono pronti a tutto: dall’esaltare
un passato di autonomia che risale alla Repubblica di Venezia (preistoria
politica) all’usare i dati elettorali dell’Unione Slovena per quantificare la consistenza
della minoranza slovena (una forzatura logica); dall’improvvisarsi storici
e linguisti, partecipando, sempre sulle pagine dei giornali, a dibattiti inconcludenti
sull’origine della parlata locale delle Valli del Natisone al proporsi come
genetisti (si è parlato financo di razza resiana), a chiedere il taglio dei contributi
che la minoranza slovena si vede assegnati ogni anno, ecc.
Sono pronti a rimproverare qualsiasi cosa a chi ritiene di far parte della minoranza
slovena: probabilmente anche il fatto di esistere.
Fra le iniziative più sconcertanti, c’è una lettera dei Sindaci di alcuni comuni
delle Valli del Natisone, consegnata al Ministro degli Esteri Frattini durante la
recente campagna elettorale per le elezioni comunali a Cividale. Quel documento,
apparso sul Messaggero Veneto, lamenta come “lo straordinario interessamento
del mondo politico e istituzionale regionale, nazionale e internazionale
al problema della scuola bilingue non trova riscontri in contingenze altrettanto
delicate e dannose per il futuro della Slavia friulana: catastrofe demografica,
dissesto idrogeologico, chiusura di scuole”2. Non possiamo che concordare
nel ritenere gravi e numerosi i problemi delle Valli del Natisone, ma è difficile
credere che l’attenzione prestata ai problemi della scuola bilingue di San
Pietro al Natisone possa essere un ostacolo alla loro soluzione. Le battute della
lettera che abbiamo riportato sopra fanno trasparire chiaramente come, per una
buona fetta del centro-destra locale, la scuola bilingue e la cultura slovena siano
più un problema che una risorsa per il territorio. Di sicuro il calo demografico
non verrà fermato togliendo la possibilità alle famiglie di studiare la lingua e la
cultura slovena e fa sorridere il richiamo al dissesto idrogeologico, specie se
consideriamo il decennale silenzio delle istituzioni locali sul saccheggio del territorio
da parte di attività estrattive di tutti i tipi.
Per fortuna anche nel centro-destra regionale, a differenza di quanto avviene
qui da noi, ci sono posizioni più riflessive e aperte e vogliamo concludere questa
breve nota con quanto dichiarato dal coordinatore regionale del PdL, Isidoro
Gottardo, in un recente intervento tenutosi a San Leonardo, in risposta alle solite
dichiarazioni su un pericolo di slovenizzazione del Friuli orientale.
“[…] nelle regioni di confine, se i giovani non parlano almeno due lingue oltre a
quella propria rimangono disoccupati, perché lì la conoscenza delle lingue è presupposto
indispensabile nell’Europa di Schengen, in cui si sta sviluppando il
mercato unico. Ho invidiato i giovani che parlavano tante lingue o per essere
nati plurilingui o per aver sfruttato le opportunità offerte nelle zone mistilingue.
Di fronte a queste opportunità è l’approccio che deve cambiare. Vi sono opportunità
che chi non le ha, ne sente la mancanza, e magari chi ce l’ha, pensa che
siano solo un problema”3.
Non possiamo che essere d’accordo.
1 Primorske Novice, 24 dicembre 2010
2 Messaggero Veneto, 23 maggio 2010
3 Dom, 31 dicembre 2010
Signor Roberto,le volevo segnalare che la persona che ha fatto richiesta di Carta di Identità Bilingue a Resia non è un Resiano, ma un cittadino Bolognese da tempo residente a Resia, senza nessuna parentela Resiana,Friulana o Slovena.Giusta quindi la protesta Resiana attuata.