Le foto di Silvano Candotto sono di Kajetan Kravos
Approfitto delle belle giornate di sole che questo inizio di febbraio ci regala per andare a trovare presso l’isola della Cona, nella Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo, l’amico e collega Silvano Candotto, friulano doc, classe 1962. Tra una chiacchiera e l’altra sulla presenza di varie specie di uccelli svernanti nelle nostre zone e in compagnia di due birre salta fuori questa intervista. Nelle scorse settimane sono salite all’onore delle cronache le numerose oche presenti in regione e Silvano è l’esperto che con pazienza e abilità ha identificato le varie specie e ha contato gli esemplari.
D: Da quanto tempo ti occupi dello studio degli uccelli?
S: Ho iniziato nel 1986, come autodidatta.
D: Come hai iniziato?
S: Avevo comperato la mia prima macchina fotografica, una reflex, a pellicola ovviamente. Ho cominciato a fotografare le albanelle presso i campi di Gonàrs, vicino a casa mia. L’anno successivo ho iniziato un censimento dei nidi e da lì è nata la passione.
D: Da quando la tua passione è diventata una professione?
S: Ho avuto l’opportunità di lavorare presso questa riserva nel 1999 e da allora è diventata la mia professione.
D: L’isola della Cona che posto è?
S: E’ uno dei posti più belli d’Italia e, ti assicuro, anche d’Europa. Non per niente è stata giudicata miglior riserva naturale per il birdwatching nel 2007 e l’anno scorso ha vinto il Premio Verde per il miglior progetto di rinaturazione (Best wetland restoration project) indetto dal WWN – World Wetland Network.
D: Qual’è la tua mansione all’interno della riserva?
S: Sono il responsabile della manutenzione degli osservatori, della sentieristica e del verde. Ma naturalmente collaboro al monitoraggio dell’avifauna con la Stazione Biologica Isola della Cona – SBIC e partecipo ai vari censimenti che vengono fatti a livello regionale e nazionale.
D: So che hai anche il patentino di inanellatore: come funziona?
S: Al giorno d’oggi per ottenere il patentino di inanellatore, che ti consente di catturare e marcare gli uccelli con anelli numerati a scopo scientifico, bisogna eseguire una ventina di uscite con almeno due inanellatori esperti dotati permesso di tipo A (il massimo livello). Poi è necessario sostenere un esame presso l’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) che rilascia il permesso. Ma quando ho iniziato io, anni fa, la procedura era un po’ diversa.
S: Se ne occupa la SBIC, e in special modo il collega Kajetan Kravos, che elabora al computer i dati grezzi per trasformarli in grafici e pubblicazioni.
D: Certo, quelli che appaiono sul sito della SBIC.
S: Esatto.
D: Quante specie sono state viste all’interno di questa riserva?
S: Il numero è salito a 322. Proprio di recente si è aggiunto il Rampichino alpestre.
D: In questi giorni si è parlato molto delle oche. Quante sono e di quali specie?
S: Quest’anno c’è un grande numero di oche. In totale sono almeno quattromila.
D: Quattromila? Accidenti, veramente tante!
S: Altroché! E’ uno dei più alti degli ultimi anni. Nello specifico ci sono 2700 oche lombardelle, facilmente riconoscibili dalle altre per la stretta fascia bianca che hanno tra il becco e la fronte, poi 1200 oche selvatiche, 80 oche granaiole, tre oche zamperosee, una Lombardella minore, tre oche collorosso e quattro oche indiane.
D: Da dove vengono tutte queste oche ?
S: Dall’Europa del nord est, probabilmente Polonia, Ungheria, addirittura dalla Siberia. Le oche collorosso sono proprio siberiane.
D: E’ la prima volta che si vedono queste specie?

D: In questi mesi è stata avvistata anche una Cicogna bianca nella zona tra Grado e Monfalcone. Io stesso l’ho vista nei campi di Fossalon. Aveva anche un anello alla zampa che però non sono riuscito a leggere a causa della distanza.
S: Io sono riuscito a leggere una parte, ma dei fotografi l’hanno disturbata ed è volata via. Poi però, sempre grazie a dei fotografi naturalisti che hanno scattato delle immagini ravvicinate, si è riuscito a leggere tutti i dati sull’anello. Da qui si è capito che l’animale è stato inanellato nella Repubblica Ceca.
D: Sei stato molte volte all’estero per praticare il birdwatching. Qual’è il posto che ti ha colpito di più?
S: A partire dal 1987 sono stato in Spagna, nella ex Jugoslavia, in Grecia, Spagna, Olanda, Scozia e Islanda. In Islanda ci sono stato sei volte: non c’è dubbio, è il posto in cima alla classifica.
D: La tua chek list immagino sia molto lunga: cosa spereresti di vedere nel prossimo futuro, magari con la migrazione primaverile?
S: Fin’ora ho all’attivo 376 specie. Cosa vorrei vedere? (ci pensa un attimo) Quest’anno mi piacerebbe vedere il Ciuffolotto scarlatto.
D: Beh, allora auguri.
L’intervista è finita (e anche le birre). Silvano mi saluta, prende cavalletto e cannocchiale e va a contare in gabbiani in Isonzo: ci possono essere sempre delle sorprese.
Se volete vedere immagini e avere notizie sulle varie specie di oche viste all’Isola della Cona visitate il sito della Stazione Biologica Isola della Cona.
scometo ke manka sempre una !!!!