Gian Giuseppe Barzellini, da luminare dell’astronomia a “sinonimo” delle carceri goriziane

di Liliana Mlakar

“Andare in via Barzellini” per i Goriziani non è proprio il massimo. Per chi non lo sapesse equivale a finire nelle carceri, che hanno appunto lì la loro sede. La breve via che congiunge via Nazario Sauro con via Cappuccini non ha quindi una buona nomea.

Povero Gian Giuseppe Barzellini, dove si vede relegato se pensiamo che nel 1876 si era visto dedicare la bella via che congiungeva il corso Italia con la piazza Municipio, quando le carceri non c’erano ancora! Nei primi anni del Novecento fu edificato il nuovo palazzo di giustizia, ma solo con la costruzione delle carceri, nel primo dopoguerra, si rese necessaria l’apertura (1927) della nuova via a lato dello stesso, un prolungamento appunto dell’allora via Barzellini. Dopo la prima guerra mondiale la parte più importante della via prese il nome del generale Cascino, valoroso combattente durante la prima guerra e morto sul Monte Santo nel settembre del 1917. Allo studioso e colto Barzellini rimase quanto sopra detto.

Ma chi era il signor Barzellini? Nato a Cormons nel 1730 e morto a Gorizia nel 1792, viene definito uomo dotato di talenti non comuni. Fu dapprima impiegato privato e successivamente rettificò il Catasto Teresiano che talvolta è identificato come Catasto Barzelliniano. Fu il primo direttore del Monte di Pietà di cui stese vari articoli dello Statuto, collaborò con la Società agraria, ma è ricordato soprattutto per la meridiana verticale che costruì sulla parete esterna destra del Duomo di Gorizia e per i suoi studi di meteorologia e di astronomia. Pubblicò vari articoli e studi di meteorologia e di astronomia appunto, ma anche di geometria e di aritmetica e soprattutto raccolse un ricchissimo patrimonio librario di cui una parte è conservata oggi nella Biblioteca del seminario teologico di Gorizia.