3 Febbraio 2011

Acegas Trieste: il rebus Busca, sfumature diverse-RETTIFICA

Vivisezionare Leonardo Busca, punti di vista diversi ma uno scopo solo.

Leo Busca

Lo avrebbe previsto anche mago Otelma, l’arrivo di Leonardo Busca per l’agnello sacrificale Simone Lenardon, avrebbe generato nel tifoso di basket triestino la sindrome da Caino contro Abele. Lungi da me vestire i panni del “nessuno tocchi Caino” (di ben più seria impostazione), però è necessario elevare un po’ la dialettica sportiva da quello che può essere una “processo sommario del popolo”, cercando di capire quali aspetti i detrattori del play ex Udine non digeriscono e quali invece omettono per una miglior comprensione d’insieme.

Il ruolo di playmaker è da sempre stato qualcosa di più che un semplice gestore del gioco della squadra, è il prolungamento dell’allenatore, è il leader tecnico (anche perché tocca il maggior numero di palloni), il metronomo…spesso anche l’uomo carismatico che tira le fila del gruppo; e pensare che dopo tutte queste belle cose vengono i tiri da tre punti, i tiri da due e i tiri liberi, i cosiddetti “numeri”.
Per questo motivo la suggestione del momento è una lettura superficiale del gioco, e cioè: Scutiero, Contento e Ruzzier segnano, e magari anche da tre punti, mentre Busca rifiuta dei tiri e spesso conclude con scout realizzativi asfittici, quindi….i tre virgulti meritano di soppiantare in toto il Busca strapagato 60 mila euro, scelto dalla società.

E invece, non sembri un paradosso o un cervellotico tentativo di difendere le scelte societarie e nella fattispecie di coach Dalmasson, il rendimento dei tre giovanotti è direttamente proporzionale alla presenza di Busca, e spiego il motivo: le spalle larghe della responsabilità che grava sui giocatori viene quasi in toto scaricata da Busca se è presente, lasciando teste sgombre ai ragazzi, liberi di pensare solo al giocare a basket; la sola figura di Busca in panchina genera una tranquillità differita ai protagonisti in campo che, anche nel caso di catastrofe cestistica espressa fra le tavole parchettate, possono rifugiarsi sul pino delegando oneri al “fratello maggiore”, in pratica una specie di “assicurazione sulla carriera”. Infine, si guardi sempre il risultato della squadra nei finali punto a punto quando è presente in campo Leo Busca, quasi sempre vincente, a prescindere dai numeri!
Sarà un caso, ma la debole espressione del ruolo della coppia Scutiero-Ruzzier contro Ozzano (e ribadisco, ci mancherebbe che avessero anche continuità, da esordienti), è arrivata proprio quando Busca ha presenziato sul parquet solo 5-6 minuti per onor di firma.

E ultima non ultima considerazione: gli ultimi 5 minuti di una partita di pallacanestro punto a punto sono tutta un’altra faccenda, mai come nel basket i minuti hanno un peso specifico completamente diverso, così come i quarti di gioco, per cui necessariamente da contestualizzare: qualunque allenatore cosciente di questa terra, avendo a disposizione un “cervello” di esperienza, sfrutterebbe imberbi giovani per gestire i palloni che scottano, mandandoli alla mercè della “zona franca” degli ultimi minuti, fra tonnare d’area e furberie non fischiate; per cui, il salto di qualità sta nella logica del concetto di gruppo a discapito di singole prestazioni, per il bene dei giovani e della squadra.

Raffaele Baldini

La Pallacanestro Trieste 2004 ci tiene a precisare, in riferimento all’articolo sopra citato, che in realta’ il costo del giocatore Leonardo Busca e’ dimezzato rispetto a quello che e’ stato scritto e che e’ stato sostenuto fino ad oggi, per cui l’ ingaggio e’ di 30 mila euro e non di 60 mila. Noi immediatamente riportiamo la nota.

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