1 Febbraio 2011

Il goriziano Pietro Blaserna e gli esperimenti in via Panisperna con un giovane Guglielmo Marconi

di Liliana Mlakar

Qualche frequentatore di privade potrebbe chiederci indicazioni per raggiungere via Blaserna perchè la casa contrassegnata con il n. 18 periodicamente ne ospita una e di altre case ce ne sono davvero poche. Era quella un tempo una casa colonica di proprietà dei baroni de Grazia ed è stata successivamente trasformata in osteria. Non ci sono altri motivi per voler percorrere via Blaserna, anche se in macchina si attraversa abitualmente solo il tratto che da via Scuola Agraria va verso la Casa Rossa e non ci si fa proprio caso, quindi mi è sorto spontaneo chiedermi: chi era Pietro Blaserna che ha avuto, per così dire, l’onore di vedersi intitolata quella via che va dall’incrocio tra le vie Lunga e Toscolano, all’imbocco di via Cravos?

Un tempo era denominata via dal ròul, cioè via del Rovere, e comprendeva anche l’odierna via Cravos. Il nome prendeva origine dalla presenza di un rovere dalle dimensioni eccezionali. Tre uomini a braccia aperte non riuscivano ad abbracciare il suo tronco. Quell’albero, che oggi avrebbe più di settecento anni, fu abbattuto nel novembre 1898. Cresceva proprio accanto alla privada. Il nome della via cambiò subito dopo la prima guerra mondiale, alla morte del Blaserna avvenuta nel 1918.

Veniamo ora al personaggio: un illustre scienziato di cui a Gorizia, per quanto mi risulta, si sa ben poco. Pietro Blaserna nacque a Fiumicello il 29 febbraio 1836 da Mattia e Caterina Dietrich. Il padre, un ingegnere goriziano, era impegnato nella direzione di alcuni lavori in quella località. La famiglia rientrò poi a Gorizia, prendendo alloggio in una casa dello Studeniz, l’odierna via Diaz, nell’appartamento sopra quello dei Pelizon, i famosi liutai goriziani. Pietro frequentò in città il ginnasio per recarsi successivamente a Vienna e iscriversi all’università, laureandosi in matematica e fisica a soli 22 anni, mettendosi subito in evidenza in ambiente scientifico per le sue prime pubblicazioni sulla corrente indotta e sulle applicazioni dell’elettricità. Alla Sorbonne di Parigi approfondì poi i suoi studi nel laboratorio del professor H. V. Begnault che, quando gli rilasciò l’attestato finale, predisse che “quel giovane italiano di Gorizia” avrebbe percorso una grande strada nell’ambito della fisica.

All’età di 25 anni iniziò la sua carriera universitaria presso l’Istituto di Studi Superiori di Firenze, chiamato dal ministro della Pubblica istruzione, lo stesso che in quel periodo aveva chiamato a Milano in qualità di professore di glottologia comparata presso l’Accademia Scientifico- Letteraria, un altro goriziano, Graziadio Isaia Ascoli. Nel 1863 il Blaserna fu nominato professore ordinario di fisica all’Università di Palermo e nello stesso anno fece visita alla nostra città per partecipare ai funerali della madre. Fu anche membro della i. r. Società agraria di Gorizia, collaborando alle pubblicazioni periodiche.

Nei nove anni trascorsi a Palermo si fece conoscere in tutto il mondo scientifico nazionale ed internazionale per i suoi studi non solo nell’ambito della fisica, ma anche della geofisica e dell’astronomia. Tenne conferenze sul magnetismo terrestre e collaborò con autorevoli riviste scientifiche, pubblicando i suoi contributi ritenuti sempre nuovi ed unici per il progresso della scienza. Nel 1872 passò a Roma dove potè realizzare un istituto di fisica sperimentale, unico in Italia a quell’epoca, che divenne ben presto celebre in tutto il mondo. La sua sede passò in pochi anni dai locali adiacenti alla Sapienza a quella più ampia e moderna di via Panisperna. Alle lezioni del Blaserna accorrevano anche dall’estero e non mancarono allievi celebri, quali il re e la regina Margherita. Era uno scienziato celebre ormai in tutto il mondo, ma anche un professore dalla parola facile e dalla voce armoniosa, la fronte vasta, la barba fluente, gli occhi buoni e il viso pieno che lo rendevano simpatico a tutti. Si interessava di tutto: di chimica, di geofisica, di musica, di letteratura, di arte e di politica. Eccelleva però nello studio dell’induzione elettromagnetica e il nipote riferì che nel laboratorio di via Panisperna eseguì una serie di esperienze di trasmissione di onde elettromagnetiche attraverso lo spazio con l’allora ancor giovane Guglielmo Marconi.

Si sa che tutti gli anni il Blaserna visitava i suoi parenti a Gorizia, verso la fine dell’estate, al ritorno dalla villeggiatura estiva. Appassionato alpinista usava recarsi sulle montagne della Svizzera e in Val d’Aosta, spesso ospite della regina Margherita, nel castello reale di Gressoney. Non si era formato una propria famiglia, a Roma viveva con due cani san Bernardo e tantissimi canarini.
L’Accademia dei Lincei, la più antica (dal 1603) e prestigiosa accademia scientifica italiana, lo volle suo socio e lo elesse poi presidente. Nel 1890 fu nominato senatore, ma nel 1906 ebbe il più grande riconoscimento della sua vita: nel 50 anniversario del suo insegnamento fu scoperto, nell’Istituto di fisica di via Panisperna, un suo busto, opera dello scultore Fontana, ed una targa a commemorazione della fondazione dell’Istituto stesso. A modo suo anche Gorizia partecipò all’omaggio al concittadino lontano. Il podestà Francesco Marani gli telegrafò esprimendogli le felicitazioni di tutta la città ed egli rispose che nessun’altra partecipazione gli era giunta così gradita quanto quella dei goriziani. Quando nel 1906 morì a Milano Graziadio Isaia Ascoli il Blaserna scrisse al sindaco di Milano queste righe: “Si muore bene lasciando dietro di se come splendida striscia luminosa una lunga vita tutta rivolta in pro delle scienze e della patria. Si muore bene, io aggiungo; perchè quella non è una morte, ma riviviscenza nell’ideale perenne dell’Umanità. Ma io quando all’Ascoli penso, all’Ascoli che mai non vidi né conobbi, non so staccare l’immagine sua da quella di Gorizia…”. La sua vita era stata tutta in ascesa, quindi, mentre fu malinconica e triste la sua fine. I suoi studenti partivano tutti per il fronte. Soffrì durante i lunghi anni della guerra per le sorti di Gorizia e morì poco prima che si ricongiungesse all’Italia. Infatti otto mesi dopo la sua morte avvenuta il 26 febbraio 1918 sul castello di Gorizia sventolava il tricolore.

Pubblicò varie opere ed articoli a carattere scientifico. Fu anche un abile musicista e collegando la musica alla fisica non potè che dedicarsi allo studio dell’acustica con grande maestria, come ne fa fede la grande competenza con cui trattava questo ramo della fisica nelle sue lezioni. Il libro Teoria del suono dei suoi rapporti colla musica espone quanto spiegava in quelle lezioni in forma popolare e facilmente comprensibile.

di Liliana Mlakar

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2 commenti a Il goriziano Pietro Blaserna e gli esperimenti in via Panisperna con un giovane Guglielmo Marconi

  1. L'ANDREA ha detto:

    Grazie Liliana, molto interessante

    saluti
    Andrea

  2. Luigi (goriziàn) ha detto:

    Grazie per queste bellissime “riscoperte”.
    Da quanto capisco era una persona talmente nota ed illustre che varrebbe la pena ricordarlo in modo molto più adeguato.
    Mi sembra che altri che hanno fatto molto di meno (causa scomparsa magari) siano forse anche troppo incensati.

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