25 Gennaio 2011

Trieste-Divaccia: entro aprile il progetto di fattibilità

Entro fine aprile Rete ferroviaria italiana e l’Agenzia slovena per gli Investimenti sulle infrastrutture ferroviarie saranno in grado di completare i due distinti progetti di fattibilità – per la tratta italiana e quella in Slovenia – della porzione transfrontaliera Trieste-Divaccia del progetto prioritario europeo n.6, dalla Francia verso l’Ungheria ed il confine magiaro-ucraino.
Poco dopo, entro la fine dello stesso mese di aprile, potrà essere pertanto riconvocata la Commissione intergovernativa Italia/ Slovenia, che dovrà formalmente approvare nel suo complesso il progetto preliminare della Trieste-Divaccia.
Questi “tempi” e queste date sono state concordate oggi a Brdo pri Kranju, poco a Nord di Lubiana, dalla stessa Commissione intergovernativa italo-slovena, alla quale ha partecipato l’assessore regionale alla Viabilità e Trasporti del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi.

La Trieste-Divaccia è infatti ancora ferma ad una fase progettuale di prefattibilità, ha ricordato l’assessore Riccardi, “ed oggi in Slovenia sono state approfondite ed analizzate le diverse soluzioni progettuali sul tappeto, due per la parte italiana, tre in Slovenia, nel tratto Aurisina-Sesana-Divaccia, che dovranno concretizzarsi in un unico condiviso tracciato entro i prossimi due mesi e mezzo, per rispettare le scadenze imposte dall’Unione europea”.

Ricordando che grazie all’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia “nei passati mesi è stata del tutto accantonata l’ipotesi di un passaggio transfrontaliero che andasse a toccare la Val Rosandra, sarà ora compito della stessa Regione, e mio in particolare, andare a coinvolgere le realtà istituzionali del territorio triestino per valutare con loro ed assieme ai responsabili di Rfi e del suo ‘braccio operativo’ Italferr, le due soluzioni oggi sul tappeto”.

Soluzioni che oggi sono state portate all’attenzione delle due parti – guidate dai capi delegazione Domenico Crocco, capo dipartimento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Nina Mauhler, direttore al ministero dei Trasporti a Lubiana – ma “soprattutto” di Guenther Ettl, capo di Gabinetto del coordinatore Ue per il Progetto prioritario n.6, Laurens Brinkhorst.
Ettl infatti ha ricordato ad Italia e Slovenia che anche alla luce della recente revisione dei progetti europei compiuta dalla Commissione (che ha ridotto a 92 i grandi progetti finanziabili da Bruxelles, ha ricordato Roberto Ferrazza, responsabile per le Reti transeuropee del ministero dei Trasporti) “i due Paesi hanno il pieno sostegno dell’Unione europea ma ci attendiamo una collaborazione molto intensa, nel pieno rispetto delle scadenze temporali fissate dalla Ue”.
Scadenze che la Commissione ha fissato nel 2011 per l’approvazione del progetto preliminare e nel giugno 2012 per la costituzione del cosiddetto Geie, il Gruppo europeo d’interesse economico che deve diventare il soggetto responsabile delle future attività di progettazione.

Se questi due termini saranno rispettati e se lo studio di fattibilità sarà portato all’esame della Commissione intergovernativa entro il prossimo aprile, allora – è stato sottolineato – la Ue concederà la già annunciata proroga per la chiusura di tutte le fasi progettuali a dicembre 2015, rispetto all’originario dicembre 2013 e confermerà ai partner italiano e sloveno il contributo finanziario europeo (del 50 per cento della spesa) previsto per i costi di progetto.

Come annunciato oggi, il progetto definitivo dovrà essere pronto entro febbraio 2014 e quello esecutivo entro giugno 2015.
In territorio italiano sono al vaglio due soluzioni progettuali: una soluzione “A” di 22,677 chilometri, di cui 7,2 in galleria, ed una “B” di 12,309, con però 11,2 chilometri in galleria. La differenza di costo di realizzazione tra le due ipotesi (hanno confermato RFI ed Italferr) è solo del 2,2 per cento.

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2 commenti a Trieste-Divaccia: entro aprile il progetto di fattibilità

  1. ufo ha detto:

    Oilà assessore, al tempo. Va bé che anche il Riccardi nelle fasi finali ha avuto un ruolo costruttivo nell’evitare il disastro e convincere RFI che quel progetto non aveva da passare, ma affermare che il peggio è stato evitato “grazie all’intervento della Regione” mi sembra quantomeno ardito. C’è stato un sacco di gente che si è messa a gridare allo scempio ben prima che qualche dubbio venisse pure a loro, e ce ne è voluto prima che la Regione cominciasse a temere una seconda Val Susa.

  2. Dario Predonzan ha detto:

    E sì, in effetti, se non fosse stato per la rivolta di ambientalisti, comune di Dolina, speleo-alpinisti, comitati di cittadini e tanti tanti altri, la Regione – che aveva presentato nel 2008 lo studio di fattibilità come un grande risultato della collaborazione italo-slovena – sarebbe andata avanti … come un treno : -)))

    Però si sa, i politici sono sempre alla ricerca di qualche risultato di cui menar vanto (anche attribuendosi meriti altrui), visto che in definitiva non ne hanno poi tanti da esibire.

    Vero è anche, però, che probabilmente Sonego al posto di Riccardi se ne sarebbe fregato delle proteste…

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