21 Gennaio 2011

Giorno della Memoria: gli appuntamenti a Trieste

Giovedì 27 gennaio, alle 11, nella Risiera di San Sabba a Trieste, unico campo di sterminio nazista in Italia, si terrà la cerimonia solenne del “Giorno della Memoria”, ricorrenza istituita dal Parlamento italiano, con legge 211 del 20 luglio 2000, per ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
L’intero programma delle celebrazioni è stato presentato questa mattina nella sala Bobi Bazlen di palazzo Gopcevich dall’assessore comunale alla Cultura Massimo Greco, assieme al direttore dell’Area Cultura e dei Civici Musei di Storia ed Arte Adriano Dugulin e al curatore Francesco Fait. Illustrando gli appuntamenti messi a punto dall’ Assessorato alla Cultura, dei Civici Musei di Storia ed Arte e della Risiera di San Sabba, in collaborazione con Enti, Associazioni di deportati, perseguitati e la Commissione del Civico Museo della Risiera, l’assessore Massimo Greco ha ricordato come “tra gli aspetti caratterizzanti di questa edizione vi è la forte presenza e partecipazioni di scuole, con classi del Deledda e del Galilei e giovani, chiamati a conoscere la tragicità degli eventi che hanno caratterizzato la metà del Novecento”. “Oltre alle iniziative tradizionali, come la deposizione di corone, la marcia, la cerimonia in Risiera –ha spiegato Greco- ce ne sono poi altre di approfondimento che si terranno nell’auditorium del Salone degli Incanti nell’ex Pescheria Centrale”.
Il direttore Adriano Dugulin ha invece sottolineato come, quello proposto, sia “un programma articolato, che vuole dare conto dei vari aspetti della deportazione, non solo razziale, ma anche politica”, mentre Francesco Fait ha evidenziato il valore delle testimonianze dei sopravvissuti Eno Mucchiutti, Giuseppe Sincic e Nino Comin, che hanno donato e messo a disposizione oggetti e documentazione di alto significato.

Ecco nel dettaglio il programma del “Giorno della Memoria”.

Martedì 25 febbraio, alle 17, nella sala del museo della Risiera di San Sabba, sarà inaugurata la mostra “Guareschi e Laureni: segni dai lager. Testimonianze di due internati militari”. La rassegna, che resterà aperta fino al 2 giugno, ripercorre la vita negli Oflag degli ufficiali del Regio esercito italiano che scelsero, dopo l’8 settembre 1943, di non continuare a combattere a fianco dei nazisti. Le vicende sono raccontate attraverso 150 disegni di Nereo Laureni, grafico e artista triestino, eseguiti durante la prigionie, e da una selezione dei racconti di Giovannino Guareschi, tratti dal Grande diario e dal Diario clandestino.

Mercoledì 26 gennaio, alle 10.30, all’auditorium del Museo Revoltella di via Diaz 27, spettacolo teatrale “Vite strappate”, omaggio a Giovanni Palatucci. Liberamente tratto da “Lettere dalle lettere” di Franco Stano e da “I Sommersi e i salvati” di Primo Levi, per ideazione, drammaturgia e regia di Antonella Ursic. A seguire, alle ore 11.30, sempre al Revoltella, presentazione del volume “L’ultimo questore. La vera storia di Giovanni Palatucci” di Nazareno Giusti, edizioni Belforte 2009, a cura di Sergio Schirinzi.

Giovedì 27 gennaio, alle 9, in via Coroneo 26, deposizione di una corona della Polizia di Stato sulla lapide che ricorda la prigionia di Giovanni Palatucci, “Questore Giusto”. Quindi alle ore 9.30, dalle carceri del Coroneo, partenza della marcia silenziosa degli ex deportati dal luogo di detenzione fino alla Stazione Centrale. Alle 10.00, in via Flavio Gioia, deposizione di una corona del Comune sulla lapide che ricorda la partenza dei convogli dei deportati verso i campi nazisti dal settembre 1943 al febbraio 1945. Alle ore 11.00, alla Risiera di San Sabba, si terrà quindi la cerimonia solenne.
Sempre nel pomeriggio di giovedì 27 gennaio, a partire alle 15.00, nell’auditorium del Salone degli Incanti dell’ex Pescheria, presentazione del volume “Il cantante del lager” di Eno Mucchiutti, Novadimensione 2010, con la presenza dell’autore. Alle ore 16.00, sempre all’auditorium dell’ex Pescheria, anteprima della mostra “Guareschi e Laureni: segni dai lager. Testimonianze di due internati militari”. Intervengono Massimo Greco, Adriano Dugulin, Umberto Laureni, Francesco Fait e Anna Krekic. A seguire, alle 16.30, i ragazzi degli istituti Deledda e Galilei raccontano la vicenda di Angelo Vivante e Laura Geiringer, deportati ad Auschwitz. Alle ore 17.00 la testimonianza del sopravvissuto Giuseppe Sincic e alle 17.45 quella di Nino Comin, alpino in Risiera, mentre alle 18.00, si terrà la presentazione del volume “Chicchi di Riso” di Pavle Merkù, Roberto Dedenaro e Patrizia Borghi, editrice Leonardo 2011, con l’intervento musicale del coro di voci bianche “Piccolo coro Natissa” di Aquileia, diretto da Patrizia Drì. Alle 18.30, presentazione della pubblicazione dell’Associazione nazionale ex deportati di Trieste, dedicata a Jolanda Marchesich. Alle 19.00 proiezione del documentario (7 min) di Alessio Zerjal sulla Risiera di San Sabba, alla presenza dell’autore e infine il filmato “AZ, un fatto, come e perché” (Rai 13 marzo 1976, 38 min) con l’inchiesta di Emilio Ravel dedicata alla Risiera.
Tutte le iniziative sono ad ingresso libero.

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56 commenti a Giorno della Memoria: gli appuntamenti a Trieste

  1. ufo ha detto:

    Argomento correlato oggi sul Primorski dnevnik:

    Trieste: presto la Casa del Ricordo?

    Volontà della Provincia di Trieste di allestire un centro commemorativo sulla resistenza

    All’ordine del giorno della seduta di giovedì del Consiglio provinciale triestino numerose risoluzioni, tra le quali merita accennare almeno a quella presentata dal consigliere del Partito democratico Albino Sosič a nome di tutta la coalizione di maggioranza. La variazione al bilancio 2011 approvata dalla Provincia lo scorso 17 dicembre impegna l’amministrazione a tutelare e valorizzare la memoria di tutti quelli che furono durante la Seconda guerra mondiale vittime dell’Ispettorato speciale di pubblica sicurezza. Quest’ultimo, com’è noto, ha avuto per sede anche lo stabile di via Cologna oggi di proprietà della Provincia.

    La presidente Maria Teresa Bassa Poropat ha illustrato la possibilità di allestire in tale stabile o in altra sede più adeguata una Casa del Ricordo – centro commemorativo del movimento di resistenza.

  2. sergio ha detto:

    Giovedì 27 gennaio, alle 11, nella Risiera di San Sabba a Trieste,” unico campo di sterminio nazista in Italia”

    a me risulta campo di smistamento, io per campo di sterminio intendo Dachau Auschwitz etc. etc. chi mi sa dare una spiegazione??

  3. sergio ha detto:

    Risiera di San Sabba a Trieste, “unico campo di sterminio nazista in Italia”

    Perchè campo di sterminio?? Io per campo di sterminio intendo Dachau, Auschwitz ed tutti gli altri, chiamati campi di concentramento, il nostro era un campo di smistamento, non c’erano le camere a gas, sarebbe opportuno chiarire questa appropriazione della nomea

  4. sergio ha detto:

    scusatemi,, non vedendo inserito il commento ne ho fatto un’altro

  5. rajc ha detto:

    mi scusera’ il buon sergio se prendo come esempio il suo commento.

    il commento di sergio, proprio perche fatto in buona fede, e’ la plastica dimostrazione dell’incapacita’ dell’italia di fare i conti con il proprio passato.
    sinceramente non credo sia solo conseguenza di una consapevole politica postbellica, atta a nascondere le proprie nefandezze, a sottrarsi agli impegni internazionali (anche o soprattutto puntando il dito verso gli altri), cosa insita nella tradizione dell’establishment italiano da sempre, ma e’ il risultato della distorta e malata visione etnocentrica del mondo, sapientemente(!) coltivata dal sistema scolastico italiano, facilitata poi dall’irrompere sulla scena di nuovi mezzi di comunicazione. la commistione del etnocentrismo insito nel sistema formativo italiano ed i nuovi linguaggi che riducono il mondo in immagini ha partorito questa sorta di “a me tutto e’ permesso”, fenomeno antropologico del quale poi inesorabilmente abbiamo l’occasione di sinceracene osservando le dinamiche moderne della societa’ italiana. lo spettro e’ davvero ampio: si va dalle orde che linciano e bruciano impunemente i rom nelle periferie, alle manifestazioni apertamente razziste di adro, e ancora a primi cittadini che dal palco inneggiano alla pulizia etnica, politici di governo che dal palco adoperano insulti come “islamici del cazzo”, che invitano i “sporchi negri” a dare la caccia alle gazzelle nella savana piuttosto di risiedere in cittadine “civilizzate”, per arrivare ai baldi giovanotti che senza la minima preoccupazione onorano il “loro “gorno della memoria” sotto il balcone del neoeletto sindaco di roma ecc.
    e come se non bastasse, tutto cio’ e’ addirittura potenziato, aizzato ed incoraggiato dal sistema mediatico mainstream italiano, dove nella miriade di telegornali e telegiornaletti predomina il populismo da bassa lega, dove si da’ spazio alla pancia piu’ feroce e frustrata, servendole sull’altare del sacrificio la criminalita’ con una precisa inmpronta etnica, ovviamente quella del pezzente straniero, il pezzente disturbatore del sogno irraggiungibile del bunga bunga per tutti. una societa’ sana, priva di campi di sterminio.

    all’interno di questo quadro c’e’ questo giorno della memoria. (tra l’altro internazionale)

  6. rajc ha detto:

    dimenticavo, giorno della memoria che dovrebbe servire ai tantissimi “sergio” anche come giorno dell’informazione. ma non e’ cosi’.

  7. arlon ha detto:

    Sergio, per ti cossa i fazeva con un forno.. pizzette?

  8. dultan ha detto:

    anche dir solo nazista xe limitativo

  9. Bibliotopa ha detto:

    in effetti, Globocnik iera triestin..

  10. capitan alcol ha detto:

    Bisogna contestualizzare disse quel vescovo.

  11. sergio ha detto:

    dalle testimonianze di allora, i disgraziati che venivano rinchiusi in risiera poi partivano per Auschwitz, e altri campi di sterminio, perchè non venivano ammazzati a Trieste, se la Risiera era un campo di sterminio ?? Logicamente si sa che qui da noi morirono molte persone, dicono dalle 3000 alle 5000, nessuno vuole difendere i nazisti, quanto meno io, ma la storia è storia, e bisogna avere il coraggio di raccontala come effettivamente è passata, ma se si vuole paragonare Auschwitz Dachau etc. etc. con la risiera io penso di no, se qualcuno mi può rispondere con conoscenza e senza accredine, gli sarei grato

  12. sergio ha detto:

    @ Bibliotopa Odilo Globocnik era nato a Trieste da genitori sloveni dell’alta Carniola

  13. effebi ha detto:

    Alcuni dimenticano (o fanno finta di dimenticare) che la Risiera fu allestita e gestita (non “dall’Italia”) ma dai nazisti tedeschi quando Trieste fu annessa all’ADRIATISCHE KUSTENLAND.

    Dopodichè, doveroso omaggio a tutte le vittime dell’olocausto e condanna a chi organizzò e gestì la mattanaza umana.

  14. effebi ha detto:

    Quindi la Risiera non fu “l’unico campo di sterminio” ( o altro) in territorio italiano, ma l’ennesimo campo di detenzione, soppressione e smistamento in territorio tedesco.
    Collaboratori dei tedeschi ( a Trieste) furono anche italiani e sloveni.

  15. Luigi (veneziano) ha detto:

    La storiografia internazionale ha riconosciuto una sorta di “differenza qualitativa” fra i cosiddetti “Vernichtungslager” (Campi di Sterminio) ed altri tipi di Lager. Un esempio di questo “altro tipo” di Lager è costituito dai cosiddetti “Durchgangslager” (Campo di transito), che – come dice il nome – servivano come luogo di smistamento verso la destinazione finale.

    I “Vernichtungslager” erano caratterizzati dal fatto di esser stati costruiti in tutto o in parte con lo scopo – originario o derivato in seguito – di eliminare i deportati.

    Questi “Vernichtungslager” erano tutti costruiti in territorio polacco: Auschwitz-Birkenau (cosiddetta “Auschwitz II), Majdanek, Belzec, Sobibor, Treblinka, Chelmno.

    Alcuni autori si sono concentrati negli ultimi anni sulla natura di alcuni campi pressoché ignoti a tutti o quasi, concludendo che essi possono essere assimilati ai “Vernichtungslager”. Essi sono: Bronnaja Gora e Maly Trostinez, nella Russia Bianca.

    L’argomento – applicato alla realtà della Risiera – ovviamente è estremamente delicato, giacché da una parte esistono i riduzionisti o negazionisti che in pratica lo fanno diventare quasi un “normale” campo di detenzione, dall’altra invece ci sono quelli che ne “ingrandiscono” la funzione fino ad assimilarlo ai “Vernichtungslager” sopra indicati.

    Ci sono poi – aggiungo io – quelli come rajc, che potrei definire “apocalittici”, che vedono in atto in Italia una sorta di enorme e semipilotata operazione di annichilimento della memoria, in funzione evidentemente di un risorgente neofascismo galoppante e oramai semitrionfante, cui tutta la società sarebbe acquiescente o addirittura complice. Fra quelli che sostengono sostanzialmente questa tesi, vi sono tre autori della minoranza slovena: Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan e Sandi Volk.

    Nessuno però di questi tre aveva avuto la spudoratezza di affermare – come fa il nostrio giovane rojc – che la scuola italiana fosse addirittura al centro di questa megamanipolazione delle menti.

    Dall’altra parte, c’è – com’è noto – chi dice che la scuola sia in mano ai comunisti.

    Mi pare che rojc e un qualsiasi Menia in sedicesimo potrebbero andare perfettamente a braccetto: ognuno sorregge l’altro, ed entrambi vanno verso il tramonto.

    L.

  16. dimaco ha detto:

    “giacché da una parte esistono i riduzionisti o negazionisti che in pratica lo fanno diventare quasi un “normale” campo di detenzione”
    Quello che pensano la maggioranza degli italiani. come dire: “non è colpa mia, era la compagnia che mi sono scelto che era sbagliata. per cui io non centro nulla con la risiera , erano i tedechi , quei cattivoni, che accopavano la gente e la cremavano. Noi abbiamo fatto solo finta di non vedere.”

  17. asem ha detto:

    15
    Luigi (veneziano), concordo con quello che hai scritto. Soprattutto con l’analisi fatta sugli “storici” (che in raltà sono tutti dei politici mimettizati e falliti …..)

  18. effedici (FDC) ha detto:

    La scuola italiana cresce generazioni etnocentriche.
    In tutti i Paesi d’Europa si studia, ad esempio, la STORIA DELL’ARTE. Solo in Italia succede che si studi la STORIA DELL’ARTE ITALIANA. L’arte straniera? Non pervenuta!
    Stesso dicasi per la LETTERATURA
    La letteratura inglese, russa, tedesca, francese? NON PERVENUTE! Si perdono anni ed anni con un mediocre romanziere come Manzoni, non si studiano né Goethe né Tolstoj!

    Nikola TESLA in campo scientifico? NON PERVENUTO! Nessun testo scolastico che racconti che MARCONI deve quasi tutto a Tesla… Si dovesse svelare al popolo italiano che le scoperte non furono tutte farina del suo sacco…

  19. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ dimaco

    La maggioranza degli italiani non sa nemmeno di che cosa si parla.

    L.

  20. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ricordo anni fa che già feci questa discussione relativamente a come s’insegna la storia dell’arte italiana. Un noto trollone mi disse – per convincermi – che sua zia insegnava storia dell’arte a Torino. Venuta fuori che questa era una balla cosmica, mi toccò ricordare agli altri che mio figlio frequenta il liceo. Ho sotto gli occhi il suo libro di storia dell’arte. Inizia con lo studio delle pitture rupestri in Spagna e Francia, poi passa all’arte mediterranea, egiziani, fenici, arte greca di vario tipo… sfiga vuole poi che per circa mille anni da quel momento, l’arte in occidente fu quella romana, per cui tocca tuffarsi lì.

    Ma l’arte gotica è spiegata anche con riferimento alla FRancia e alla Germania, poi – per farvela breve – ecco come si finisce: con un’ampia panoramica sull’arte moderna, che è quasi esclusivamente non italiana.

    Le bugie hanno le gambe corte.

    L.

  21. matteo ha detto:

    beh fa strano pero che non si parla di come la banda collotti vendeva ebrei ai tedeschi e che il loro compito era rastrellare gl’ebrei per portarli in risiera

    del resto in italia si minimizza la questione nel complesso, noi non siamo stati cattivi come i tedeschi, aiutavamo gl’ebrei, si alcuni e alcuni no

  22. matteo ha detto:

    Gaetano invece nel Fascismo ancora ci crede, ma non è più il Poliziotto dei primi anni, l’investigatore duro e coraggioso. Ora è diventato un mostro. Non si può definire in nessun altro modo l’uomo che rastrella gli ebrei triestini e goriziani e li carica sui vagoni bestiame diretti verso Auschwitz, dopo averli derubati dei loro beni, che brucia vivi nelle grotte carsiche i partigiani che si sono arresi, che uccide i prigionieri sotto le torture, che stupra le prigioniere, che arresta e fa deportare in Germania i poliziotti collegati alla Resistenza, dove moriranno quasi tutti. All’interno dell’Ispettorato crea una squadra speciale formata da individui crudeli quanto lui che diventano il terrore di Trieste, la cosiddetta Banda Collotti. Come il colonnello Kurtz si è fatto amico l’orrore, ma questo si è impossessato della sua anima.
    http://www.polizianellastoria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=127:il-mostro-e-leroe-due-modi-diversi-di-intendere-la-polizia&catid=1:home1&Itemid=74

    giusto per capire che le mani insanguinate le hanno avute anche altri e non solo tedeschi

  23. matteo ha detto:

    non si dimentica nemmeno che ai tedeschi faceva persino schifo di come i triestini erano servili verso di loro, un idea ce la ho perche

  24. matteo ha detto:

    a effebi io non dimentico che fu gestita dai tedeschi aiutati dai italiani e sloveni, è limitativo dire gli italiani non centrano nulla, in verita non è vero centrano eccome, la banda collotti è una testimonianza diretta, possiamo parlare anche delle spiate per ricevere soldi o basta cosi?

  25. effedici (FDC) ha detto:

    Uno dei libri di testo più in voga nei Licei italiani, quello di Carlo Argan, ex-sindaco di Roma:

    http://www.giuliocarloargan.org/argan_libri.htm

    Il titolo? Storia dell’Arte ITALIANA.

    Luigi il Veneziano ha ragione: “Le bugie hanno le gambe corte”.

  26. matteo ha detto:

    I tedeschi infatti costituiscono ed annettono al Reich la Adriatisches Kùstenland (Litorale Adriatico) che comprende le province di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Lubiana, un territorio vasto dall’Alto Adriatico al Bacino del fiume Sava. Hitler nomina governatore della Adriatisches Kustenland, il carinziano Friedrich Rainer che assume pieni poteri il 1 ottobre del 1943. Questo commissario nazista, in breve tempo, sottopone al controllo diretto dei suoi uomini i Prefetti delle provincie ex italiane e i Podestà dei comuni, affiancandoli con i cosiddetti “consiglieri” ed usando ogni metodo repressivo per sedare qualsiasi protesta interna od esterna alle istituzioni. Rainer prende anche il comando diretto delle varie milizie territoriali presenti nella vasta area: milizie italiane, croate e slovene. Queste milizie con diverse denominazioni, passano alle dipendenze dirette delle SS e si macchieranno, al pari delle truppe naziste di occupazione, di crimini orrendi. Le milizie fasciste assumono il nome di Milizia Difesa Territoriale ed i vari raggruppamenti di polizia vengono utilizzati nelle operazioni di rastrellamento. Fra i reparti di polizia tristemente famosi, l’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, agli ordini dell’Ispettore generale Giuseppe Gueli, la cui sede era presso “Villa Triste” in via Bellosguardo a Trieste. Questo raggruppamento di polizia, creato nell’aprile del ’42, con lo specifico compito di controllo della classe operaia nelle grandi fabbriche, di repressione della guerra partigiana e della Resistenza, diviene tristemente noto, nella sua sezione operativa, come “Banda Collotti” dal nome del suo comandante, il Commissario Gaetano Collotti, e proseguì il “suo servizio” anche dopo l’8 settembre fornendo ai tedeschi una preziosa e fattiva collaborazione contro gli antifascisti e nella cattura degli ebrei, grazie alla conoscenza del territorio ed agli informatori sui quali poteva contare. Prima della seconda guerra mondiale, gli ebrei triestini erano cinquemila, ma a seguito delle leggi razziali fasciste del ’38 con l’istituzione anche a Trieste di uno dei famigerati “Centri per lo studio del problema ebraico” (erano quattro in tutta Italia), molti riuscirono ad emigrare all’estero. Nonostante ciò i nazisti riuscirono a deportare nei campi di sterminio oltre settecento ebrei triestini. Di questi solo una ventina sopravvissero. Nella Risiera accanto agli ebrei triestini furono imprigionati e poi deportati, moltissimi ebrei catturati in Veneto, Friuli, Fiume e Dalmazia. Dopo l’8 Settembre dunque, Il ferreo controllo poliziesco, la repressione politica, quella razziale ed antipartigiana vengono affidati alla supervisione delle SS, il cui comandante Odilo Lotario Globocnik, triestino di nascita, legato ad Himmler e già organizzatore dei massacri di due milioni e mezzo di ebrei in Polonia (Aktion Reinhard), si insedia a Trieste con un nutrito seguito uomini di fiducia, dei veri “professionisti della morte” esperti distintisi in modo sinistro nelle varie operazioni di sterminio in Germania, Polonia, Unione Sovietica e nei campi della morte polacchi di Belzec, Sobibor e Treblinka. Con Globocnik arrivano a Trieste gli uomini del Einsatzkommando Reinhard, ben 92 specialisti tra i quali numerose SS ucraine, sia uomini che donne. Gli Einsatzgruppen o Einsatzkommandos erano reparti speciali creati allo scopo di “condurre la lotta contro i nemici ostili al Reich alle spalle delle truppe combattenti” e di svolgere compiti di particolare “impegno” per l’attuazione della politica di occupazione, repressione e sterminio praticata dal terzo Reich nei territori invasi. Questi gruppi, dipendevano dallo “RSHA”, cioè dall’ufficio centrale della polizia di sicurezza del Reich (Reichssicherheitshauptamt) a sua volta dipendente dal Ministero degli Interni alla cui testa era il Reichsfùrher SS e ministro Einrich Himmler. Pochi giorni dopo l’8 settembre, arriva a Trieste con alcuni suoi uomini che avevano partecipato alla Aktion Tiergarten 4, cioè, fin dal 1939, all’eliminazione dei “malati inguaribili” tedeschi e successivamente di prigionieri dei campi di concentramento segnalati come “inguaribili” con false certificazioni dei medici di campo.

    L’Einsatzkommando Reinhard costituisce territorialmente diversi uffici contrassegnati dalla sigla R. Il gruppo che opera a Trieste, ha la sigla R1, quello che opera a Udine la sigla R2 quello di Fiume la sigla R3. La sigla è impressa sui documenti e sulle celle della Risiera. Il primo comandante dell’Einsatzkommando a Trieste è Christian Wirth; dopo l’uccisione di Wirth in un’imboscata partigiana a Erpelle il 26 maggio del ’44 gli subentra August Dietrich Allers. Il braccio destro di Allers e comandante della Risiera sarà Joseph Oberhauser. La presenza di un tale “staff” eccezionale per responsabilità organizzative nella politica di sterminio in Europa nel “Litorale Adriatico” è giustificata dall’estrema importanza che tale territorio aveva per il Reich. Il litorale è l’ultima conquista europea dell’imperialismo nazista, Trieste, l’Istria e il Friuli sono una piattaforma economica e politica dell’espansionismo germanico nel Sud Europa e nell’area mediterranea e sono nel contempo una “cerniera” strategica essenziale tra il settore balcanico, sconvolto dalla guerra partigiana e minacciato dall’avanzata sovietica, il fronte italiano e la Germania meridionale.
    http://www.windcloak.it/cultura/risiera/conris.htm

  27. effedici (FDC) ha detto:

    Scrive Matteo:

    “All’interno dell’Ispettorato crea una squadra speciale formata da individui crudeli quanto lui che diventano il terrore di Trieste, la cosiddetta Banda Collotti. ”

    A proposito di ciò, riporto da Wikipedia:

    “Per il fatto incomprensiblie che Gaetano Collotti era caduto nell’ “adempimento del suo dovere” fu decorato dalla polizia con medaglia di bronzo ed a causa di ciò Ercole Miani rifiutò la Medaglia d’Oro al V. M. per la Resistenza che fondò l’ ISTITUTO REGIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA[11]. Alla sua morte la medaglia d’oro gli fu comunque assegnata.”

    Chissà cos’ha da dire Luigi il Veneziano sull'”adempimento del suo dovere” da parte di Gaetano Collotti… Scommettiamo che farà finta di niente e non avrà da dire nulla?
    Ma state sicuri che se la Policija croata decorasse un Gotovina così come quella italiana ha decorato il Collotti, il nostro amico del Lido monterebbe su tutte le furie!

  28. sergio ha detto:

    18) @ effedici…. cavolate, ma dove prendi queste informazioni dal KGB ? mia figlia è all’università, studia per conservatrice dei beni culturali, e ti assicuro che ha studiato autori stanieri, pittori, filosofi, etc, prima di scrivere informati

  29. effedici (FDC) ha detto:

    Chi ha parlato di Università?
    Ho parlato di LICEO. Chiedi a tua figlia come si chiamava il suo testo del Liceo.
    Te lo anticipo io: Storia dell’Arte ITALIANA.

    Ok? solo ITALIANA.

    Chiedi a tua figlia se ha mai sentito parlare di Nikola TESLA poi

  30. maja ha detto:

    effedici, però un po’ esageri, dai.
    della storia dell’arte non mi ricordo, però ti assicuro che la letteratura inglese al liceo l’ho studiata per tutto il triennio.

  31. effebi ha detto:

    tra gli appuntamenti e i nomi elencati nel programma mi meraviglio di non trovare il nome del triestino (di origine slovena) che più rappresenta la sofferenza della deportazione

  32. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ maja
    Lascia perdere: quando uno è de coccio non c’è rimedio. Lui ritiene che qualsiasi paese dove non si studino vita morte e miracoli di Tesla sia un paese fascista? E lasciamoglielo credere: non vorrai mica togliere il ciuccio al pupo!

    @ matteo
    Mozione d’ordine: non potresti scrivere un solo messaggio invece che dieci-uno-dopo-l’altro?

    Su Collotti. Egli fu un criminale. Un vero ciminale. Un grosso criminale. Ma la storia della medaglia non è stato – come si vuol far credere – un premio a un criminale, ma un incredibile errore di un funzionario di un ministero. La proposta per la medaglia d’argento era stata fatta ad aprile del 1943, e come spesso accade la burocrazia italiana fu lenta ma inesorabile. Assieme ad un altro migliaio di medaglie, questa venne concessa a gennaio del 1954. Quale fu l’errore del funzionario? Quello di non aver espunto il suo nome dalla lista, non avendolo riconosciuto.

    Che il fatto fu un deprecabile errore è evidente per un motivo clamoroso: il ministro proponente – e firmatario del diploma di concessione della medaglia – fu l’allora ministro della difesa Paolo Emilio Taviani, che fu uno dei più famosi e noti capi partigiani d’Italia, comandante di divisione partigiana in Liguria, condannato a morte dai fascisti!

    Ovviamente questa cosa qua non la ricorda nessuno: si preferisce far credere che i governanti italiani d’allora erano tutti quanti dei fasci redivivi.

    Bisogna anche ricordare che Collotti era stato fucilato a Carbonera (TV) il 28 aprile 1945.

    Posso anche sottovoce ricordare che Collotti venne catturato dai partigiani con un carico d’oro, e che quest’oro sparì nel nulla?

    L.

  33. Luigi (veneziano) ha detto:

    A proposito: sapete che ha scritto il signor FDC in Facebook il 19 gennaio (quattro giorni fa)?

    Le seguenti parole testuali:

    “Sono passati 60 anni e tutto il mondo deve portare la croce per la Shoah? Ma stiamo scherzando?”

    “I nostri figli devono crescere a scuola col SENSO DI COLPA perché qualche loro nonno ha collaborato al tentativo di sterminio degli ebrei? E perché mai? Tra 300 anni saremo ancora qui a batterci la mano sul petto per gli ebrei?”

    Preso nel vortice dei commenti negativi, a questo punto l’uomo ha addirittura cancellato il proprio account.

    Subito dopo, è venuto qui dentro a commentare l’articolo sulla Giornata della Memoria…

    L.

  34. matteo ha detto:

    luigi

    mozione d’ordine non potresti scrivere un messaggio dato che anche tu ne scrivi uno dietro l’altro

    ho contestato la medaglia? no, e allora che difendi la medaglia?

    ho detto che le manine zozze in risiera le hanno anche gli italiani, ed è vero, si vuole negare il contrario, noi non centriamo, sono stati i tedeschi, lo slavo odilio ecc, perche si nega un coinvolgimento italiano nella risiera?

    eppure la banda collotti erano italiani e rastrellavano ebrei, questo pero si minimizza, la medaglia a questo punto non centra un ficco secco, centra che non è vero che non ce stato un coinvolgimento italiano nella risiera

    poi possiamo parlare della gente che vendeva ebrei in cambio di 10000 lire o di come ai tedeschi faceva schifo che i triestini erano servili verso di loro, di questo non si parla, si minimizza

    effebi

    non mi hai detto nulla della banda collottti che aiutava i tedeschi a deportare gl’ebrei, si odia il odilio e il collotti no?

    ah, ho letto che il globocnik odiava gli italiani proprio per via del fascismo e delle persecuzioni che ha ricevuto quando viveva a trst, ovviamente il slavo odilio è da condannare come gli italiani della banda collotti o no?

  35. matteo ha detto:

    fara anche pensare che lo studio del problema ebraico era anche a trst (4 in italia) o no? questo in epoca fascista, fa pensare che qualcosa pure noi come italiani abbiamo fatto e che non è stato solo il tedesco che era cattivo contro gli ebrei

    a riguardo ai soldi e al oro, posso ricordare che era una situazione di guerra e che le persone restano persone o solo i partigiani erano delle schifezze, molti si sono messi a collaborare per la banda collotti proprio per via dei soldi, questo magari fa pensare a qualcosa o no?

    Giorgio Bacolis, impiegato presso il Lloyd Triestino il quale si travisava da pastore evangelico oppure valdese a seconda della bisogna per poter ottenere più facilmente informazioni, anche da persone che non erano delatori, lui ebbe un “premio” di 100.000 lire per avere fatto catturare un membro di rilievo del CLN.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Ispettorato_Speciale_di_Pubblica_Sicurezza_per_la_Venezia_Giulia

  36. arlon ha detto:

    A le superiori (= pochi anni fa), per quanto riguarda l’arte gavemo fato studi de tipo internazional, niente de dir.

    Scandaloso inveze la leteratura, che a parte per la classe de inglese iera solo che de seguir programmi prestabilidi dove de no-italian no se ga studiado praticamente niente, pedendo un anno drio un romanzeto come quel de Manzoni.

    No xe tuto bianco e tuto nero, ma studiar qualche modo de pensar “de fora” meio podesi far solo che ben.
    Per esempio, per mi sto libro http://www.hoepli.it/libro/il-buon-soldato-sc-veik/9788807810480.asp dovesi eser obligatorio, a le medie o superiori.

  37. effedici (FDC) ha detto:

    ARLON, come i chiamava il tuo libro delle superiori?

  38. Tergestin ha detto:

    @ Effebi e Luigi

    Su robe serie tipo la presidenza del Porto se uccel di bosco, ma quando se trata de rimestar questioni politiche de sessanta ani fa se sempre in pista, pronti a morder “el nemico”. Dopo questa diria che pode’ finirla de dirghe ai altri che i varda indrio e no ‘vanti, ogni volta che ve fa comodo.

    Segnalo inoltre due perle:

    1) Istraman che sottolinea -ti pensa el caso- l’origine slovena dell’orrendo Globocnik.

    2) Luigi che chiedi se el pol “ricordar sottovose” che i Partigiani che ga piu’ che giustamente spedido Collotti dove el se meritava, i ga fato sparir l’oro che lui gaveva con se.

    Dal “Si’ ma anche i slavi…” al “Si’ pero’ i partigiani comunque…”. Fantastico.

  39. Petrovic ha detto:

    FDC piantala con le tue storielle. L’arte italiana rappresenta l’80% di tutta quella mondiale. Poi c’è quella greca quindi quella egizia. Di arte slava non abbiamo tracce.

  40. sergio ha detto:

    29 @effedici (FDC) ho parlato con mia figlia faceva letteratura inglese francese e spagnola al Dante di Trieste saluti

  41. FLASH GORDON ha detto:

    Il problema non sono le scuole in sé, il problema sono certi politici che vogliono mettere le mani sulla scuola. Prendiamo l’ Assessore all’ Istruzione della regione Veneto, Elena Donazzan (ex AN, ora PDL). Alcuni anni fa aveva fatto stampare e distribuire nelle scuole un libro per i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino. Interi brani altro non erano che passaggi di un discorso di un dirigente di “Azione Giovani”, riportati senza virgolette come se si trattasse di parole neutre. Altri brani erano copia-incolla da wikipedia o scopiazzamenti di libri di Sergio Romano, rigorosamente privi di indicazioni bibliografiche. Tra le varie amenità, nell’ opuscolo la croce celtica veniva definita “simbolo della spiritualità irlandese”.

    http://www.youtube.com/watch?v=W1ovwz8XVBM

    La stessa Donazzan ha fatto produrre, con il patrocinio della regione Veneto, un cd di “canzoni per l’ Europa”, con inni a Codreanu e alla Guardia di Ferro.

    http://www.youtube.com/watch?v=Gtw6t9VC5ZU

  42. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Globocnik era incazzato con gli italiani per quello che gli fecero patire i fascisti a Trieste? E com’è possibile questa cosa, visto che la sua famiglia si era trasferita da Trieste in Slovacchia nel 1914 (lui aveva dieci anni), che poi nel 1918 andò ad abitare a Klagenfurt, e che nel 1922 (prima della marcia su Roma) si iscrisse ad un’associazione paramilitare carinziana?

    La smettiamo di studiare la storia sulle cartine dei Baci Perugina?

    @ Tergestin
    La storia della presidenza del porto di Trieste è tutta interna alla città di Trieste, ai suoi politici e ai politici del FVG. Per cui, di che ti lamenti? Prenditela con i tuoi vicini di casa.

    L.

  43. dimaco ha detto:

    alpino e marcantonio dove sono finiti? sarann mica ancopra in cimitero a Gorizia a festeggiare la x-mas?

  44. arlon ha detto:

    @Luigi: dubito proprio che “la storia della presidenza del Porto di Trieste” sia tutta interna a Trieste, visto che c’entrano di mezzo ministeri, unicredit, rapporti bilaterali con la Slovenia, e non solo.

    E’ “anche” triestina, e ad occhio non come “componente maggioritaria”.

  45. matteo ha detto:

    luigi

    ho detto che ho letto, non ho detto che la cosa è sacrosanta verita

    cmq la questione non me ne frega una mazza, va meglio?

    ah nulla sui italiani che aiutavano a deportare gl’ebrei ecc? non furono solo tedeschi o il odilio

    vogliamo parlare anche di questi e dei triestini italiani che aiutarono la banda collotti e i tedeschi a deportare gl’ebrei? non minimizziamo

    i baci perugi? questa dove la hai letta su topolino?

  46. matteo ha detto:

    sul porto? trst conta come uno zero tra il 0 e il 100 in italia, la politica si sveglia solo durante il giorno del ricordo promettendo mari e monti, mostrando unpo di spechietti per i rimasti, gridando contro uno stato che non ce piu una ditattura che non ce piu e basilare è il no al bilinguismo ma criticare tutto quello che si fa al di la senza pero criticare noi

  47. Tergestin ha detto:

    @ Luigi

    Quali vicini de casa?
    Adesso quindi salta fora che ti no te meti mai naso nele facende interne a Trieste e al FVG? 🙂

  48. massimo ha detto:

    Petrovic…puoi evitare di spararle grosse? grazie

  49. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Tergestin

    Adesso mi dirai che non sai che c’è una lotta intestina tutta locale per decidere chi-farà-che-cosa nel porto di Trieste.

    Certo: ne la to testa xe sempre i cattivi ‘taliani a rovinar el porto. I triestini, col porto de Trieste, no ghe entra niente.

    Riguardo agli italiani rispetto allo sterminio degli ebrei, evidentemente non hai idea del fatto che il sottoscritto da quando è nata la Giornata della Memoria ha organizzato svariati incontri nelle scuole, presso istituzioni pubbliche e luoghi del genere. In tali casi, se per caso vai lì e spari la boiata di Globocnik violentato dai fascisti italiani, tutti si fanno una grande risata e poi ti tirano un calcio nel sedere.

    Vuoi l’elenco nominativo degli ebrei deportati ad opera di italiani? Tu sai di che cosa stai parlando o lasci fare tutto alla tastiera?

    L.

  50. matteo ha detto:

    luigi

    che mi deve fregare se vai sul personale?

    perfetto sempre piu sul personale?

    sto crepando dal ridere, sempre piu sul personale, complimenti, quanto dei ancora insultarmi per essere felice?

    ma devo proprio risponderti? non ho nessun obbligo o interesse nel farlo

    ma cmq

    Fiorito, nella foga giustificazionista, tralascia che KAPPLER testimone al processo EICHMANN dichiarò testualmente che “le autorità fasciste avevano dato ordine alla polizia, agli iscritti al partito fascista e persino ai civili, di arrestare tutti gli ebrei che si potessero trovare”, Quindi “autorità fasciste” non la Gestapo, e non è forse vero che nel 1947 ci fu una sentenza della corte di assise di Roma contro imputati italiani che stabilì che nella capitale c’erano sei (6) bande che si occupavano “sia della cattura degli ebrei che del sequestro dei loro beni”. ? Come mai con le liste della questura, i fascisti, non la gestapo, nella sola Roma in otto mesi arrestano e deportano 1086 ebrei ? molti più che la Gestapo quindi. Fiorito, invece ha cercato di dimostare che fu merito dei fascisti non l’arresto compiuto dai fascisti stessi ma la salvezza di quelli che non furono arrestati. Una roba abominevole. Forse il FIORITO che viene qui a raccontarci roba non sa che i fascisti di Salò fornirono a volte anche la scorta ai treni per Auschwitz ?

  51. matteo ha detto:

    Già il 1° dicembre le autorità italiane cominciano ad arrestare gli ebrei e a internarli in campi provinciali; alla fine di quel mese iniziano a trasferirli nel campo nazionale di Fossoli, nel comune di Carpi, in provincia di Modena. Nella “caccia agli ebrei”, i più accaniti sono i fascisti delle bande autonome, la banda Carità a Firenze, la banda Kock a Roma e poi a Milano, la legione Muti, e la Guardia nazionale repubblicana, le Brigate Nere, le SS italiane. Ma si macchiano di complicità con i nazisti pure le prefetture, la polizia e i carabinieri (alcune prefetture e comandi – scrive De Felice – ci mettono “uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacità”). E’ un fatto ormai accertato che i 4210 ebrei deportati dopo l’Ordine n. 5, siano stati arrestati quasi tutti dalle autorità italiane. Una “caccia” che durerà fino alla fine: il 25 aprile del 45, un gruppo di militi fascisti in fuga verso la Francia, si ferma a Cuneo per prelevare sei ebrei stranieri e li uccide, gettando i loro corpi sotto un ponte.

    L’8 febbraio del 1944 il campo di Fossoli passa sotto il comando tedesco e il comandante italiano del campo, che pure aveva assicurato più volte che non avrebbe mai consegnato i suoi prigionieri ai nazisti, all’atto pratico non mantiene le sue promesse. A Fossoli si realizza – come ha scritto Sarfatti – “la saldatura tra le politiche antiebraiche italiane e tedesca”. Dal campo modenese, infatti, gli ebrei catturati dalle autorità italiane vengono inviati nei lager dell’Europa orientale. E che in quei luoghi gli ebrei non vadano in gita ma vengano uccisi, Mussolini lo sa almeno dal febbraio del ‘43, quando aveva ricevuto un rapporto segreto di Ciano sulle deportazioni e le “esecuzioni in massa degli ebrei” in Germania.

    Il 15 marzo del ’44 Mussolini compie un ulteriore grave passo: istituisce un Ufficio per la razza, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, e vi pone a capo il super-razzista Giovanni Preziosi che sostiene apertamente che il “primo compito” della Rsi è “quello di eliminare gli ebrei”. Preziosi si adopera per inviare nei campi di concentramento non solo gli ebrei puri, ma anche i cittadini di “origine mista”, e per confiscare i beni anche degli ebrei “arianizzati”.

    Prima dell’arrivo delle forze alleate, gli ebrei vengono trasferiti nel campo di Bolzano-Gries, luogo noto per le torture e gli assassinii. Dalla Risiera di San Sabba a Trieste un numero alto di ebrei viene indirizzato a morte sicura e lo stesso destino incontrano 1805 ebrei di Rodi e Kos. Le SS e la milizia fascista catturano e giustiziano sommariamente più di duecento ebrei (77 vengono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo, insieme a molti partigiani). In questo sono aiutati da due collaboratori ebrei – a Roma e Trieste – che identificano i correligionari e li consegnano ai loro carnefici.

    Per fortuna la persecuzione degli ebrei trova scarso consenso nel popolo italiano, salvo poche eccezioni; molti, pur consci del pericolo cui si espongono, salvano la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnano alla frontiera svizzera vecchi e bambini, e li mettono in salvo. Tra tutti, spiccano gli atti di eroismo di Giorgio Perlasca e del questore di Fiume Giovanni Palatucci (poi morto a Dachau). Anche la Chiesa Cattolica interviene in modo deciso. Molti ebrei trovano rifugio e salvezza nei monasteri o nelle parrocchie (solo a Roma il Vaticano aiuta oltre 4 mila ebrei).

  52. matteo ha detto:

    Ci sono novità anche sul meccanismo della persecuzione. La Picciotto è convinta, sulla base delle circolari che i nazisti inviavano alle autorità italiane, che tra i ministeri degli Interni tedesco e della Rsi ci fosse un accordo preciso: gli italiani avrebbero pensato alle ricerche domiciliari, agli arresti e alla traduzione nei campi di transito (in particolare quello di Fossoli); i tedeschi alla deportazione nei campi di sterminio. “Manca il documento- precisa – ma i sospetti sono oramai quasi realtà”.
    http://www.storiaxxisecolo.it/FASCISMO/fascismo18.htm

  53. matteo ha detto:

    nazisti intrapresero subito la loro politica di arresto-concentramento-deportazione-eliminazione e di rapina dei beni. Già il 15-16 settembre 1943 arrestarono e deportarono 22 ebrei di Merano e, negli stessi giorni, rapinarono e uccisero quasi 50 ebrei (tra i quali, vari milanesi) sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. La prima retata attuata da un reparto specializzato di polizia fu quella del 16 ottobre 1943 a Roma: quel sabato vennero rastrellati 1.259 ebrei; due giorni dopo 1.023 di essi vennero deportati ad Auschwitz (tra di essi vi era anche un bambino nato dopo l’arresto della madre). Il 1° dicembre anche le autorità italiane cominciarono ad arrestare gli ebrei e a internarli in campi provinciali; alla fine di quel mese iniziarono a trasferirli nel campo nazionale di Fossoli, nel comune di Carpi, in provincia di Modena.
    Nella prima metà del dicembre 1943 le autorità di Berlino esaminarono la politica intrapresa dalla Repubblica Sociale Italiana e decisero di lasciarle il ruolo principale nell’organizzazione degli arresti e nella gestione dei campi provinciali. Nelle settimane seguenti i due governi conclusero un accordo terribile e segreto (oggi non attestato da alcuna documentazione, ma comprovato logicamente dai fatti noti) per l’assegnazione ai tedeschi degli ebrei che venivano trasferiti dagli italiani nel campo di Fossoli (nel marzo 1944 anche la gestione del campo di Fossoli fu consegnata ai tedeschi i quali, a fine luglio-inizio agosto 1944, lo spostarono a Gries, nel comune di Bolzano). Così, i convogli di deportazione allestiti dai tedeschi dopo il gennaio 1944 trasportarono anche le vittime arrestate da italiani e consegnate consapevolmente ai tedeschi.
    http://www.binario21.org/fascismodeportazione.htm

  54. effedici (FDC) ha detto:

    http://www.olokaustos.org/2010.htm

    2010: Perché la giornata della Memoria non funziona

    Dieci anni fa l’ormai famosa Legge del 20 luglio 2000 istituiva la Giornata della Memoria. Nel 2004 una seconda legge istituiva il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe. La vicina Slovenia – a titolo quasi di rappresaglia – nel 2005 istituiva la “Festa del ritorno del Litorale Sloveno alla madrepatria” di segno e intenti ovviamente opposti. Nelle scuole italiane così da una decina d’anni a colpi di Giornate si promuove la Memoria. Purtroppo però a fare un bilancio degli ultimi dieci anni la Memoria così tanto promossa sembra non avere dato i frutti che si speravano. Sembra anzi che si siano verificati imprevisti fenomeni.
    In primo luogo la istituzionalizzazione della “Giornata della Memoria” ha generato sin dai primi anni la “corsa al testimone”. Ogni scuola che avesse intenzione di promuovere la sua manifestazione voleva avere in aula qualcuno che avesse vissuto la tragedia. Ovviamente per motivi di naturale biologia i testimoni anno dopo anno si sono fatti sempre più scarsi.
    In secondo luogo si è generato il fenomeno del “turismo della Memoria”. Personalmente trovo agghiacciante sentire parlare di “gita ad Auschwitz”. Basta digitare su Google la frase “gita ad Auschwitz” e spuntano fuori 14.000 riferimenti. Solitamente si ritrovano i resoconti di studenti, di gruppi, di persone che ripercorrono l’esperienza della “gita”. L’uso del termine “gita” è certamente – in chi lo usa – pieno di buone intenzione. Alcuni lo correggono pudicamente completandolo in “gita di istruzione”. Resta il fatto che non si può andare in “gita” ad Auschwitz perché Auschwitz non dovrebbe essere un luogo dove si va in gita. Certi concetti passano anche per l’uso del vocabolario e il vocabolario che si è imposto in questi ultimi anni è diventato sempre più banalizzante.
    Un terzo fenomeno è stato la parcellizzazione della Memoria. Il dettato della Legge del 2000 voleva essere il più largo possibile ed invece si è rivelato terribilmente stretto. Tanto stretto da far uscire dalla vicenda ricordata schiere di vittime che evidentemente non meritano di rientrare nella Memoria. Così poiché pochi si sentono in dovere di ricordare anche i disabili, gli omosessuali, i soldati sovietici, gli oppositori politici e tutte le altre categorie di vittime. Questa Memoria “selettiva” ha provocato delle comprensibili reazioni. Durante la giornata della Memoria da qualche anno le associazioni che difendono la dignità delle vittime poco ricordate durante la Giornata della Memoria organizzano le proprie attività. Anche noi negli anni abbiamo organizzato mostre, partecipato a dibattiti nello sforzo di ricordare gli eventi in modo completo. Ma anche qui soltanto chi ha voce, possibilità di farsi sentire dai media riesce a imporre il proprio messaggio.
    La spiacevole sensazione che la Memoria rimanga una questione di capacità di farsi sentire sembra essere decisamente reale.
    Il quarto fenomeno è la capacità della Memoria istituzionale di cancellare alcuni parti fondamentali della storia. La Giornata della Memoria è diventata un atto liturgico nel quale ricordare la morte di milioni di individui. Morte provocata da un gruppo ben definito di nazisti le cui azioni non vengono spiegate se non con la rassicurante categoria della follia. In modo tale che quando il sole tramonta sul 27 gennaio tutti noi ci sentiamo rassicurati perché i folli sono stati sconfitti e noi – noi i buoni e sani – siamo fondamentalmente differenti, siamo migliori. Sembra paradossale ma la Giornata della Memoria sta provocando una orribile semplificazione storica grazie alla quale i nazisti tedeschi furono gli unici responsabili dell’orrore. Il resto va assolto con la fine della giornata di commemorazione. Diventa così stupefacente constatare come in nome della Memoria istituzionalizzata ci si dimentichi che senza il resto degli europei i nazisti non avrebbero potuto realizzare il loro progetto di sterminio. Grazie alla perversione delle parole di Hannah Arendt la “banalità del male” è diventata un prodotto estraneo alla vita dell’Europa. In realtà il male non fu né banale né confinato alla scrivania di Eichmann. Ci furono delatori, spie, collaboratori che in ogni nazione occupata o alleata denunciarono vicini di casa, ex amici, conoscenti. Ci furono organi di polizia che collaborarono nelle retate degli ebrei in ogni nazione, Italia compresa. Ma di queste responsabilità si parla molto poco o non se ne parla affatto. Il carnefice fotografato dall’iconografia istituzionale è un tedesco, ha la divisa da SS e agisce sempre come un corpo estraneo rispetto al luogo in cui opera. Si parla poco di italiani che accompagnano sino all’uscio di casa, sino al nascondiglio i carnefici diventando carnefici essi stessi. Sarebbe certamente imbarazzante scoprire che nella propria città magari il bisnonno del mio compagno di banco che viene in “gita” ad Auschwitz collaborò a far funzionare il forno crematorio con le sue denunce e la sua volonterosa collaborazione. Meglio che la Memoria tramandi la solita figura del nazista spietato. Un segnale di questa cancellazione è l’amore per i “Giusti”. Anche qui negli ultimi anni si è assistita ad una specie di corsa alla ricerca di chi mettendo in pericolo la propria vita salvò le vittime dal loro destino. A metà del 2009 i Giusti tra le Nazioni riconosciuti dallo Yad Vashem erano 22.765 di cui 468 italiani. Questo sparuto numero di persone ha il grande merito psicologico di aver salvato delle vittime allora e di salvare noi dalla cattiva coscienza. Forse proprio il fatto che siano in Italia soltanto 468 ci dovrebbe spingere a pensare a quanti “ingiusti” ci furono. A quanti “armadi della vergogna” idealmente esistono per contenere i nomi di tutti coloro che nella migliore delle ipotesi non fecero nulla e nella peggiore si attivarono per compiere il male.
    Così anche sotto questo aspetto la Giornata della Memoria sottintende una non dichiarata Giornata della Dimenticanza che placa ogni coscienza. E questo è tanto più vero in un Paese come il nostro dove il mito degli “italiani brava gente” è radicato e intoccabile. Insomma più – doverosamente – ricordiamo le vittime e celebriamo gli eroi del bene, più – colpevolmente – rimuoviamo sistematicamente l’idea di responsabilità e il ricordo dei responsabili. Il cattivo è sempre un altro, il cattivo per definizione non ha un volto e non lo avrà più.
    Infine la Giornata della Memoria in questi dieci anni di attività ha generato e rinforzato lo slogan – ripetuto come un mantra – che si usa alla fine di ogni manifestazione: “mai più”. Poco importa come fare a far sì che la Storia non si ripeta, l’importante è retoricamente dirsi “mai più”, magari con espressione decisa e sentimento di profonda convinzione.
    Ha ragione David Bidussa quando scrive: “In realtà la scommessa intorno al Giorno della memoria è stata persa da tempo. Se non irrimediabilmente, certo in misura rilevante. Quella scommessa riguardava e ancora riguarda – perché il problema è ancora aperto in tutti i suoi aspetti – la costruzione di una coscienza storica attrezzata.
    E’ esattamente qui che nasce il problema. Perché il confronto con la storia non ha generato una consapevolezza”.
    “Mai più” significa che la Memoria diventa elemento attivo del presente e guida per l’agire futuro. Se ci ustionassimo una mano sul fuoco faremmo bene a dire “mai più” e faremmo bene a non riavvicinare troppo la mano ad un altro fuoco. Faremmo bene ad avere coscienza di cosa è il fuoco. Ma se dicessimo solo “mai più” per poi rimettere la mano sul fuoco alla prima occasione saremmo soltanto degli stupidi che un giorno all’anno ricordano il dolore provato per continuare poi a viverlo il giorno dopo.
    “Mai più” significa che la Giornata della Memoria non è una “gita”, non è il momento retorico, l’inaugurazione del Memoriale sul quale esercitare il rito del prossimo anno. “Mai più” significa agire in coerenza con la consapevolezza maturata. E se una consapevolezza fosse stata prodotta oggi la “gita” più vera sarebbe ad un campo di Rom nella nostra città, in qualche area dove lavoratori migranti vivono ammassati come bestie in attesa di raccogliere i pomodori, in qualche casa fatiscente dove italiani meno fortunati muoiono per crolli inevitabili, in qualche mensa che si sforza di alleviare la povertà, in qualche centro diurno per disabili costretto da fondi sempre più scarsi a lavorare sempre meno. Perché le vittime che oggi celebriamo con la Giornata della Memoria sono lì dove altre vittime continuano ad essere: nella sfera della nostra retorica.

  55. effedici (FDC) ha detto:

    Per i MODERATORI: se – giustamente – cancellate le mie risposte sul piano “personale” a Luigi (Veneziano), dovreste per par condicio cancellare anche gli attacchi e le provocazioni personali che il Luigi riserva al sottoscritto, come ad esempio al post n. 33, dove per giunta in barba alla netiquette il Luigi cita un mio MESSAGGIO PRIVATO di Facebook. E’ assolutamente provocatorio, OT e scorretto riportare in un forum commenti di un altro forum. In questo caso, addirittura messaggi privati!
    Grazie e Buon lavoro,
    effedici (FDC)

  56. Tergestin ha detto:

    @ Luigi

    No go dito che Globocnik gabi subido angherie dagli italiani, anzi, go semplicemente dito che iera un omo orribile come Collotti.

    Me ga da’ fastidio da parte tua el sottolinear che i partigiani dopo gaverlo giustamente fato fora, i ghe gabi cistado l’oro. Dove te vol rivar?

    Anyway…..sula presidenza del Porto o su altre faccende ben piu’ attuali e importanti per el futuro te son uccel di bosco, ma te se fiondi sempre co se devi parlar (mal) de bilinguismi, autonomie o tuto quel che te par antipatriottico. Questo comunque penso che lo gabi recepido anca i altri utenti e no penso servi ulteriori prove (che ti comunque te fornissi gentilmente ad ogni post).

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