16 Gennaio 2011

Colibrì di Miramare: la LAV scettica sull’istituzione scientifica del parco di Miramare

Pubblichiamo il comunicato stampa della LAV Onlus – Trieste

La sede territoriale della LAV (Lega Anti Vivisezione) di Trieste, guarda con molto scetticismo i fatti di cronaca che hanno portato a sequestrare il parco tropicale di Miramare con i suoi colibrì. Per l’associazione la cosa fondamentale su cui concentrarsi ora è il benessere dei volatili, già fortemente provati dallo stress indotto dal distacco dai loro luoghi di origine. L’ipotesi di ricollocazione degli animali deve quindi essere valutata con estrema attenzione.
Già altre volte, nel recente passato, il direttore del centro colibrì, signor Rimoli, ha lanciato numerosi appelli allo scopo di richiamare l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni sulle condizioni in cui versa il centro da lui diretto.
Ora, però, la sede triestina della LAV chiede alle istituzioni a cosa sia realmente servito fondare un centro colibrì a Trieste e quale sia la rilevanza scientifica del progetto.

Si vuole capire:

se la sezione CITES di Trieste sia intervenuta per valutare se gli animali detenuti nel centro appartengono a specie in via di estinzione;

se esiste un protocollo con gli enti preposti per controllare il numero di animali partiti dal Perù ed arrivati a destinazione;

quanti animali sono morti nel trasporto o dopo l’arrivo a Miramare, e quanti siano nati, si parla di 100 animali donati e 80 detenuti.

Soprattutto vorremmo sapere quanti colibrì, delle 19 specie in via di estinzione in Perù, sono stati salvati grazie a questa ricerca scientifica.

Una grave perplessità che preoccupa l’associazione, è anche l’autorizzazione ministeriale alla sperimentazione animale, rilasciata al centro nel 2005. Quale senso può avere sottoporre questi volatili alla sperimentazione di farmaci, del loro dosaggio, dello sviluppo di resistenza ad antibiotici, ecc.?

Al momento l’unico risultato certo derivato dagli studi sui colibrì di Miramare, è la possibilità di riproduzione in cattività che, si spera vivamente, non sia propedeutica all’avvio di un lucroso commercio.

Consapevoli che i centri di recupero in svariate parti del mondo possono essere la giusta risposta per scongiurare la possibile estinzione delle specie animali autoctone maggiormente minacciate, ci chiediamo quale sia il senso di creare un centro, come quello di Trieste, lontano migliaia di km dai luoghi di origine degli animali, con differenze di temperatura, irraggiamento, umidità, microfauna e flora, indispensabili per la salvaguardia degli stessi uccellini.

Infine il signor Rimoli sostiene l’importanza dei colibrì per la salvaguardia della foresta tropicale. Ma è oramai risaputo che la più grande minaccia per la salvaguardia del polmone verde del nostro pianeta, è la dissennata deforestazione, attuata allo scopo di fare spazio a pascoli estensivi per la produzione di carne. La priorità è quindi la riduzione del consumo di prodotti animali, immediatamente attuabile da chiunque, senza alcun costo aggiuntivo, senza l’istituzione di centri dalla dubbia utilità scientifica e con immediati benefici effetti per la foresta tropicale e la salute di ognuno.

Distinti Saluti

Tomsich Caruso Fulvio
Responsabile sede territoriale LAV di Trieste

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Un commento a Colibrì di Miramare: la LAV scettica sull’istituzione scientifica del parco di Miramare

  1. bonalama ha detto:

    gli uccellini non hanno colpa e vanno trattati benissimo, ok, la finalità “scientifica” del progetto però è discutibile, a meno che non fosse prodromica all’insediamento di queste specie in vista del riscaldamento globale prossimo venturo ah ah ah ah

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