14 Gennaio 2011

Economia verde e aree naturali protette: servono strategie – L’intervento del Presidente del Parco delle Prealpi Giulie

Pubblichiamo la nota del WWF – FVG

Mentre da poco sono state varate sia la Finanziaria regionale sia la legge di stabilità dello Stato, ci pare giusto attirare l’attenzione dei lettori su un tema di fondo che riguarda le aree protette in questo periodo. È indubbio che la nostra società sia interessata da una profonda crisi economica che è anche crisi di sistema. Questa mette in discussione modelli di sviluppo consolidatisi negli ultimi anni e pone interrogativi relativamente a possibili vie alternative che garantiscano stabilità economica e adeguata qualità della vita ai cittadini. Il percorso non si presenta facile, anche perché nessuno sembra essere in possesso della bacchetta magica con cui dare origine a risposte salvifiche. Un’indicazione che però sta emergendo in maniera forte in tutte le economie avanzate o in via di sviluppo è quella della definizione di politiche di sostenibilità, ovvero di strategie operative che tengano contemporaneamente in considerazione economia, ambiente e dimensione sociale. Fra queste rientra la così detta green economy, basata su attività che fondano la costruzione del reddito sulla riduzione degli impatti sull’ambiente e sulla biodiversità (energie alternative, agricoltura biologica, mobilità sostenibile eccetera). Negli ultimi anni questa tendenza ha assunto sempre maggior importanza, tanto che oggi è difficile che in un qualsiasi consesso, mondiale o locale, che si occupa di sviluppo e crisi non si parli di “economia verde”. Pilastro di questa sono le risorse ambientali. Venendo a scarseggiare o a mancare queste, mancherebbero le fondamenta per una svolta di questo tipo. Appare evidente che, seguendo tale logica, le aree protette rappresentano una delle principali “banche” in cui si conserva il “capitale” ambientale, alla base ovviamente della vita sul pianeta, ma anche della nuova economia. Ovvero parchi e riserve naturali costituiscono punti nodali di modelli di sviluppo fondati sulla sostenibilità. E allora perché nelle nostre realtà sono visti non come tali, ma come un peso per la collettività o, nei casi migliori, un lusso? Perché, quindi, non s’investe su di essi con strategie pluriennali tenendoli invece in una sorta di precariato permanente? Da alcuni anni eminenti studiosi stanno cercando di dare un valore monetario alle aree protette non soltanto legato ai contributi per progetti, al turismo o all’indotto che generano, ma anche alla quantificazione dei servizi ambientali che garantiscono: riserva di carbonio, conservazione della biodiversità, lotta all’inquinamento e molti altri. Cose a cui solitamente non si attribuisce un prezzo. Almeno fino a quando queste cose non cominciano a scarseggiare. A livello planetario questo già accade. Analisi approfondite condotte anche nella nostra regione hanno evidenziato come nel Parco delle Prealpi Giulie per ogni euro investito se ne ricavino oltre 7, tenuto conto dei servizi ambientali sopra ricordati. Che questi temi siano importanti e attuali è confermato anche dal fatto che il ministero dell’Ambiente Tedesco, in collaborazione con la Commissione europea, ha promosso e sostiene uno studio internazionale denominato Teeb (acronimo inglese di Economia degli ecosistemi e della biodiversità). I responsabili di queste due organizzazioni hanno di recente lanciato un appello affinché tutte le istituzioni applichino questi tipi di valutazione nelle loro scelte quotidiane e nell’impostazione di politiche di sviluppo. È evidente che queste proposte ci pongono davanti a nuove sfide, particolarmente impegnative ma estremamente affascinanti, soprattutto per il fatto che da esse possono scaturire risposte concrete per i territori che hanno scelto di essere tutori della natura, molto spesso situati in zone disagiate e, nei termini dell’economia classica, svantaggiate. Alle porte del 15º anno di vita del Parco delle Prealpi Giulie, anche per queste ragioni ci sentiamo in dovere di far giungere da queste pagine una sollecitazione a quanti possono decidere le strategie delle aree protette affinché guardino a queste con maggior attenzione; consci che finora parchi e riserve hanno potuto esprimere solamente una minima parte delle proprie potenzialità. Noi restiamo come sempre a disposizione per confrontarci e costruire un nuovo ruolo per i nostri eccezionali territori in un mondo che cambia.

Sergio Chinese

presidente dell’Ente parco naturale delle Prealpi Giulie

Resia

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