“Gli enti appartenenti al Gruppo di lavoro tecnico-scientifico istituito dalla Provincia di Trieste, che possono svolgere il loro quotato compito grazie alle tasse che la comunità paga per mantenerli, rendano ai cittadini un vero servizio di supporto tecnico-scientifico sulla scottante questione dei rischi inerenti la realizzazione dell’impianto di rigassificazione di Zaule”.
E’ la richiesta avanzata da Uil Vigili del fuoco, Wwf e Legambiente in seguito alla risposta – giudicata evasiva – del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Francesco Peroni, ad una lettera aperta in cui si rimarcava come in particolare l’Ateneo triestino avesse “consentito che il proprio nome continuasse e continui a comparire nella carta intestata di fondamentali relazioni riguardanti la sicurezza dell’impianto (“Effetto Domino”); relazioni per altro anonime e non firmate da nessuno, ma notoriamente redatte da un docente triestino, con risultati non controllati e comunque fuorvianti perché illustrati da carte topografiche antiche o modificate, non riportanti né l’adiacente terminal petrolifero né altre industrie chimiche e infiammabili; carenze indegne di un paese civile”.
“L´opinione pubblica (e noi con essa) – si legge nella lettera firmata dalle tre sigle – confida che le massime Istituzioni super partes (in quanto pubbliche) non si sottraggano al loro dovere etico di fornire collaborazione e valutazioni oneste, indipendenti, serie e scientificamente garantite, che tutelino gli interessi di sicurezza e ambientali della collettività”.
“Nella nostra lettera – hanno ribadito Bevilacqua, Predonzan e Santoro – chiedevamo una cosa semplice: che gli enti in indirizzo – in primis l´Università – «rendessero non un servizio passivo di trasmissione acritica di atti (i quesiti dei cittadini) ma un vero servizio di supporto tecnico-scientifico ai cittadini».
La lettera denunciava “l’intollerabile situazione in cui versano la correttezza dell’iter e l’informazione sul progetto del rigassificatore”.
“Ci riferiamo – chiariscono – sia alla partecipazione dei quattro enti scientifici all’iniziativa in oggetto, sia alla regìa da parte della Provincia di Trieste, svolte con modalità che ci spingono a fare appello al dovere etico degli stessi Enti”.
Nella sua riposta, Peroni scrive che “Non risulta che siano state redatte “relazioni” su carta intestata recante il sigillo dell’Università, quest’ultima, per parte sua, ha contribuito al lavoro del “gruppo di lavoro tecnico-scientifico” con l’apporto di uno studio di sicura qualificazione scientifica e di competenza pertinente alla materia trattata. E osserva come “l’Ateneo abbia, nell’occasione, inteso concorrere all’interlocuzione nei confronti della comunità interessata, con quell’approccio di oggettività (ossia, indipendenza e scientificità) che gli compete e senza sconfinare in ruoli di indirizzo politico”.
Uil Vvf, Wwf e Legambiente replicano invitando il Rettore “a riconsiderare la sua risposta alla luce di alcuni punti”. In primo luogo in base al fatto che – secondo Bevilacqua, Predonzan e Santoro – “tali enti scientifici non si sono limitati a trasmettere passivamente le domande dei cittadini, ma hanno operato attivamente per renderne parecchie molto meno precise e quindi meno efficaci. Avrebbero cioè lavorato “contro” i cittadini (tradendo – a loro parere – il dovere etico delle istituzioni da essi rappresentati e anche quello personale)”.
Come esempio citano un brano delle domande rivolte ai proponenti del rigassificatore di Trieste nella forma “rielaborata” dai quattro enti scientifici. “Dal testo completo della domanda – affermano Bevilacqua, Predonzan e Santoro – ci si può rendere conto di come il quesito sia stato reso consapevolmente inefficace. Perché – si chiedono – l’Università si è prestata in questo modo?”.
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