6 Gennaio 2011

Fincantieri se ne va da Confindustria e risparmia 347mila euro

Fincantieri non se ne va solo dalla Confidustria di Genova, ma sospende il pagamento della quota associativa anche a Gorizia. Il totale è di 347mila euro di uscite in meno.

”Fincantieri si riconosce pienamente nella linee generali della politica di Confindustria – spiega l’azienda attraverso il suo portavoce -, ma nelle dinamiche delle due realtà locali lamenta di non aver sentito la dovuta vicinanza dell’associazione alla quale è associata”.

“Sono sorpreso – ha spiegato all’Ansa il numero uno degli industriali goriziani, Gianfranco Di Bert – perché nessun segnale che potesse far presagire una scelta di questo genere era emerso finora”. A suo giudizio, “la decisione rientra probabilmente in una strategia globale di Fincantieri, che non tocca uno specifico comportamento dei rappresentanti del sodalizio goriziano”.

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9 commenti a Fincantieri se ne va da Confindustria e risparmia 347mila euro

  1. brancovig ha detto:

    Ma quali sono i veri obiettivi di questa scelta… seguire l’esempio di tale Marchionne… l’uomo che punta alla competitività del prodotto lavorando sul margine del 7% dei salari (incidenza sul costo dell’automobile) invece che su innovazione e nuove tecnologie?

  2. mario binario ha detto:

    esatto. uscire da confindustria serve a rompere il contratto collettivo nazionale. fra poco vedremo nascere una “newco”.

  3. federico portelli ha detto:

    E’ un fatto grave. Già la polemica sulla produttività innescata da Bono era parsa una forzatura. Ora arriva questo strappo interno all’Associazione degli Industriali. Il modello Marchionne avanza anche in provincia di Gorizia? Certamente non credo possa essere derubricato ad un fatto tutto interno all’Associazione degli Industriali, invocando una “mancanza di attenzione” da parte dell’associazione nei confronti dell’azienda navalmeccanica.

    Sarebbe preoccupante se anche nell’Isontino si innescasse una escalation come quella voluta da Fiat. Non si esce dalla crisi in questo modo. Occorre senso di responsabilità. E capacità di concertazione degli interessi (almeno) tra capitale e lavoro.
    Rispetto al caso Fiat, dove Marchionne fa gli interessi del privato, qui siamo davanti ad un’impresa pubblica… Mi domando dove sta andando questo paese…

  4. Ettore ha detto:

    E’ un fatto di una gravità inaudita, non si può speculare sulla pelle dei lavoratori tutto questa da una azienda Pubblica!

  5. federico portelli ha detto:

    “L’Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania”, diceva il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi lo scorso ottobre…
    “Dire che dobbiamo fare come la Germania è superficiale, è roba da bambini” rispondeva a stretto giro di posta il ministro Tremonti…

    Intanto, si sta imponendo il metodo Marchionne (ora Fincantieri?), che è ciò di più lontano dal modello tedesco auspicato. Modello tedesco che poi è l’unico che ha già dimostrato di funzionare … prima e dopo la crisi… essenzialmente per due qualità difficilmente rinvenibili in Italia:
    1) una sria programmazione di lungo periodo
    2) il suo rispetto

    Consiglio attenta lettura del dossier “Europe and External Economic Policy” (ministero federale dell’Economia e della Tecnologia, marzo 2010).
    cosa servirebbe (cosa sarebbe servito…) anche a noi per ripartire?

    a) una lucida analisi della situazione di crisi (a noi pateticamente negata fino a qualche mese fa…) e la presa d’atto della crescente competizione internazionale, dei rapidi progressi tecnologici e dell’incertezza del quadro economico globale

    b) prendere coscienza, con preoccupazione, che nulla sarà come prima nella sfida della competitività (soprattutto per un sistema, come il nostro, che punta mlto sull’esportazione)

    c) preoccupazione e riconoscimento delle difficoltà sarebbero dovute servire da stimolo per pianificare azioni rapidamente senza aspettare congiunture più o meno di là da venire…

    d) la sfida, se la consapevolezza e la forza del sistema politico avessero sorretto l’azione di un governo responsabile, doveva essere quella di approfittare della crisi per impostare riforme di prospettiva in modo da poter riprendere di slancio – e diventare più forti di prima – superata la crisi internazionale

    e) ciò avrebbe dovuto presupporre una visione chiara e realistica del futuro (per creare le condizioni istituzionali e strutturali per l’ulteriore sviluppo delle attività economiche del futuro: su quali settori puntare? industria sanitaria? quella della sicurezza? industria aerospaziale? della difesa e dell’energia? della biotecnologia? della salvaguardia ambientale?).

    f) Un obiettivo così ambizioso si sarebbe potuto raggiungere soltanto attraendo i migliori cervelli del mondo- o facendo rientrare quelli all’estero

    g) Questo però non sarebbe bastato senza trasformare litalia in una location di prim’ordine per fare affari e sviluppare l’imprenditorialità, magari attraverso la promozione di iniziative comuni tra imprese italiane e imprese estere sia sul fronte della produzione che dell’investimento (ma chi viene ad investire in Italia???).

    h) puntare (ancora) sulla creatività: la Germania forse ci sta sorpassando anche su questo? loro stanno mobilitando, ad esempio, l’industria tedesca in vista dei principali eventi sportivi (la tecnologia della sicurezza sarebbe stato uno dei principali argomenti nell’agenda del ministro durante la sua visita dello scorso aprile in Brasile, paese in cui si svolgeranno i campionati mondiali di calcio nel 2014)

    i) l’industria del turismo e risorse … (invece la patetica gestione dell’Alitalia…)

    In Germania hanno fatto (stanno facendo) quanto sta scritto sopra… so che le ricette magiche non esistono, ma da noi invece Tremonti continua a far battute. E nessuno governa (e se governa – ministero industria e ministero commercio esterno – è ASSERVITO SOLO AGLII NTERESSI DEL PREMIER)

  6. federico portelli ha detto:

    pure questo non è male (sempre del ministero tedesco dell’economia e della tecnoogia)…
    http://www.bmwi.de/English/Navigation/Service/publications,did=373136.html

  7. Ettore ha detto:

    Federico, io penso che la ripresa dovrebbe e potrebbe cominciare da:

    1) Analisi realistica delle problematiche che ahnno portato alla crisi, per evitare il ripetersi;

    2) tassazione delle rendite finanziarie;

    3) migliore divisione delle aliquote IRPEF, bassisime da 10 a 20.000 euro e più alte da 100.000,00 in poi;

    4) Banche, se non si accede al credito, ovvero se accendo sempre e solo i grandi gruppi, non otterremo niente, le Piccole e medie imprese solo l’ossatura del ns. Paese;

    5) migliore infrastrutture di trasporto, i corrieri adesso come adesso sono inefficenti e inefficaci, bisogna aumentare;

    6) puntare su idee innovative per sfruttare il ns. immenso patrimonio turistico;

    7) adeguare il salario al reale andamento della vita;

    8) abolizione dei contratti a progetto.

    9) non ultima, la questione morale, (negata da alcuni)

    In Italia esiste una questione morale ma in certi ambienti politici riguarda sempre la parte avversa e mai la propria, oppure la si nega.

    Io invece affermo che la questione morale non solo esiste ma è antica come le Sacre Scritture e moderna come la nostra Costituzione, rammento che è finita l’epoca dei partiti ideologici (dove faceva carriera chi aveva la tessera del Partito) e che si deve tornare alla cultura politica della Carta costituzionale. Certamente vengono da lì i valori e le regole di cui abbiamo bisogno per vincere non soltanto la corruzione ma anche la più estesa malattia politica che sta mettendo a dura prova l’Italia; questo Paese non si salverà, e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nascerà in noi un nuovo senso del dovere.

    In ultima analisi manca una Persona con le OO che sappia traghettare il ns. Paese e le ns. coscenze verso un futuro più radioso e produttivo!

  8. bisiac ha detto:

    Che Bono si sia messo sulle orme di Marchionne lo aveva annunciato appunto con le dichiarazioni in occasione dell’ultimo infortunio occorso nel suo cantiere.
    Il tipico “boiardo di stato” che fiuta l’aria e scimmiotta il Grande pseudoprivato.

    Ma ridicole sono anche le dichiarazioni di Di Bert. Cosa vuol dire “..la decisione rientra probabilmente in una strategia globale di Fincantieri”.. Probabilmente?
    Come dire che il Presidente degli Industriali Isontini non ne è sicuro? Ha solo sentito “delle voci”?

    E la richiesta di altri Industriali isontini che vogliono la sede a Monfalcone? In quale “probabile” strategia si inserisce?

  9. Ettore ha detto:

    Ma quale strategia non è dato sapere!
    Tutti questi “pseudo” industriali (ma Fincantieri non è statale?) pensano esclusivamente al loro profitto; non sarebbe meglio legare lo stipendi, anche alla produttività dell’azienda? Mi spiego meglio.
    Se lo stipendio fosse a 1.200 euro fisso + una percentuale variabile in funzione della produttività e dell’utile realizzato dall’Azienda, cosa ne pensate?

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