24 Dicembre 2010

Confindustria Fvg, il bilancio di fine anno del presidente Calligaris

All’approssimarsi della fine del 2010 il Presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, Alessandro Calligaris, ritiene opportuno sviluppare alcune considerazioni in ordine a temi di attualità per il modo delle imprese e del lavoro.

“Senza voler ripetere i dati economici voglio sottolineare che la difficile crisi che stiamo affrontando, e della quale non si intravvede ancora la fine, ha cambiato molti dei parametri che eravamo soliti prendere a riferimento e la competizione globale disegna, ogni giorno, scenari nuovi e sempre più complessi. Ciò impone la definizione di azioni condivise, atte a rafforzare le imprese e, di conseguenza, l’occupazione che è il valore primario dell’azienda e della società”.

“Sul piano delle relazioni industriali, sottolinea Calligaris, se da un lato va riconosciuto che in questi ultimi vent’anni si sono realizzate condizioni di generale miglioramento, è arrivato il momento di evitare arretramenti che possano compromettere la produttività e la competitività, fattori questi già sono a rischio anche per cause esogene all’impresa”.

“Ciò richiede, a tutti i livelli di ruolo e responsabilità, la capacità di adattarsi velocemente alle condizioni del mercato ed ai suoi cambiamenti: la flessibilità organizzativa è un’esigenza ineludibile così come lo sono le tutele e le garanzie per i lavoratori”.

“E’ opinione del sistema confindustriale che rappresento che, specie in questi momenti, la cultura dell’antagonismo non aiuti; bensì la consolidata tradizione di collaborazione fra imprese e lavoratori, che ha reso forte questa regione, deve trovare, anche attraverso l’impegno delle rispettive rappresentanze, una sempre maggiore diffusione”.

“E’ il momento di avere la capacità di misurarsi con nuove sfide che, senza ledere diritti e tradizioni consolidate, consentano di concretizzare, proprio sul singolo territorio aziendale, il più volte auspicato rilancio delle relazioni industriali”.

Conclude Calligaris: “Parlare – a livello di impresa – di produttività, di flessibilità, di organizzazione del lavoro, di regimi d’orario, di ritorni salariali e occupazionali deve essere l’asse portante del processo negoziale a valorizzazione anche dei rispettivi ruoli di attori sociali che siamo chiamati a svolgere. Solo così potremo recuperare il differenziale che ci separa dei nostri competitori esteri, solo così potremo far sì che il manifatturiero torni ad essere un bene sociale”.

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