23 Dicembre 2010

Il messaggio dell’arcivescovo Crepaldi in occasione del Natale

Il messaggio dell’Arcivescovo monsignor Giampaolo Crepaldi alla città di Trieste in occasione del Natale 2010:

Carissimi fratelli e sorelle,

a Natale, nella vita del mondo, soprattutto nel buio dei suoi malanni morali e materiali, irrompe la luce di Dio per dissipare le tenebre, per togliere il male, per offrire salvezza e vita nuova. E’ la luce del Bambino che è nato a Betlemme, un bambino, che è il Figlio di Dio, l’Emmanuelle, il Dio con noi, il nostro Salvatore. Dio è venuto nel mondo, si è fatto nostro prossimo. A Natale, siamo chiamati ad accogliere questo Bambino, che è il Signore, l’onnipotente e l’eterno, che si è fatto piccolo e povero e ha vissuto una vita di totale dono di sé, per fare di noi e dell’umanità intera dei figli di Dio e dei fratelli gli uni degli altri, nell’unità della famiglia umana.
Gli angeli sulla grotta di Betlemme hanno cantato: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che Dio ama”. Gesù è la pace. Se non c’è la pace è perché il mondo fa fatica ad acco­gliere questo Dio. Il mondo non riesce ad accogliere il Signore e finisce per rimanere nel suo peccato con tutte le conseguenze che ne derivano.
Dio si è fatto uno di noi, è con noi, ma ci dobbiamo chiedere: “Noi siamo con Lui, lo accogliamo, viviamo con Lui e per Lui?” Lo accogliamo nella nostra vita personale, nella vita della nostra fami­glia? Che posto ha Dio, quale riferimento a Lui nella nostra casa? Lo acco­gliamo nei luoghi di lavoro e nelle tante dimensioni dell’esistenza? Lo acco­gliamo nella vita sociale, economica, politica, culturale? Dio non è l’antago­nista dell’uomo, ma Egli stesso si è fatto uomo, solidale con ogni persona perché vuole il pieno sviluppo della vita di ogni uomo. Pensiamo al dramma della fame che tormenta centinaia di milioni di esseri umani, pensiamo alle malattie che flagellano i paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, agli incerti orizzonti dei giovani, ai disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati. Non possiamo dire di aver accolto Cristo finché non facciamo nostra la sofferenza di tanti nostri fratelli. Il cristiano impara da Cristo Signore a farsi promotore di comunione, di pace, di solidarietà.
A tutti giunga l’augurio di un buon Natale di fede in Gesù e di amore verso il prossimo, soprattutto verso chi è nel bisogno.

+Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo di Trieste

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