17 Dicembre 2010

Giovani e politica: intervista a Štefan Cok

Spesso si dice di noi giovani che non siamo interessati alla politica nazionale, o che lo siamo troppo poco. Inoltre ci si lamenta che gli uomini e le (poche) donne attivi in politica fanno troppo poco per avvicinarsi al nostro mondo, ai nostri veri bisogni e alle nostre esigenze. In questo momento di crisi culturale e politica ci sentiamo senza futuro.
Partendo da quello che è il nostro territorio, la nostra circoscrizione, dunque dalla politica locale, le cose cambiano. In queste realtà possiamo infatti notare dei volti giovani, i quali indipendentemente dal loro partito di appartenenza cercano di dare un contributo concreto allo sviluppo del loro territorio.Tra questi spicca sicuramente Štefan Cok, studente di storia e consigliere della VI circoscrizione, San Giovanni-Chiadino-Rozzol. Davanti a un’immancabile tazza di cappuccino triestino, Štefan mi ha parlato di sè, del suo vissuto e del suo percorso politico, esponendomi il su modo di fare politica di territorio e sfatando il mito dei »giovani che non si interessano di politica«.

Secondo te è vero che la maggior parte dei giovani non si interessa di politica?
La questione è un po’ più articolata. È vero che la politica oggi non è molto interessante per i giovani e che molti non vi prendono parte attiva, fra questi ultimi però individuerei almeno due categorie. Ci sono persone che si informano sul proprio territorio e sui media e decidono consapevolmente di non partecipare alla vita politica. E poi ci sono altri che non si informano su ciò che li circonda e decidono di evitare qualcosa che non conoscono.

Quali sono i motivi che spingono un giovane studente di storia ad intraprendere un percorso politico?
Penso sia abbastanza normale che ad un certo punto del suo percorso universitario uno studente dell’area umanistica senta il bisogno di contribuire attivamente allo sviluppo del proprio territorio, veicolando quelle che sono le sue conoscenze e competenze. Lo si può fare in tanti modi. C’è chi come me sceglie l’impegno politico, chi sceglie il volontariato o l’associazionismo o tante altre possibilità. Posso dire che questo vale in particolare, almeno così la vedo io, per noi storici.
Per quanto mi riguarda sin dai primi anni dell’università ho sentito il dovere di impegnarmi attivamente sul mio territorio. A Trieste la storia spesso è stata, e viene tutt’ora strumentalizzata a scopi politici. Noi storici con le nostre conoscenze abbiamo il dovere di cercare di evitare che ciò accada. Per questo mi vedo innanzitutto come uno storico che si occupa di politica e non il contrario.

In questi anni avrai avuto di sicuro dei momenti di crisi… in quei casi cosa ti ha spinto a perseverare?
Ogni persona che si avvicina alla politica, lo fa spinta da determinati ideali e valori… e perché no, anche da legittime ambizioni. Con il tempo però ci si rende conto dell’enorme divario che c’è fra gli ideali ed i valori che hai e la difficoltà che c’è nel realizzarli. Quindi sì, durante il mio percorso politico ho avuto dei momenti di crisi, ma ciò che facevo mi piaceva a tal punto, da continuare a farlo continuando a metterci entusiasmo e tanta passione. La sfida è di trovare l’energia per perseverare ed insistere, restando fedeli a quei valori ed a quegli ideali.Una volta una persona sul mio blog aveva commentato che ero un inguaribile ottimista. La mia risposta è stata che non sono necessariamente un ottimista, so però essere molto cocciuto.

Spesso però l’entusiasmo e la passione non aiutano, specialmente quando si parla di donne e politica. Le donne italiane politicamente impegnate continuano ad essere ancora una rarità …
Direi che le donne sono poco presenti in tutti i ruoli decisionali, non solo in politica e questo a causa di fattori storici e sociali.  Per quanto riguarda il mio partito, esso è composto negli organismi dirigenti per il 50% da donne e per il 50% da uomini; certo sarebbe bello avere la stessa percentuale di donne effettivamente elette.
Personalmente non sono un grande fan delle quote. A chi però mi dice che le quote non sono lo strumento adatto rispondo che posso anche essere d’accordo, ma che voglio anche che mi si spieghi quale sarebbe questo strumento alternativo. Troppe volte ho assistito a riunioni in cui eravamo solo maschietti e ci dicevamo che le quote non andavano bene senza proporre nessuna alternativa. Un’altra obiezione legata alle quote è che per fare posto ad una donna resta fuori un uomo capace; penso si tratti un falso problema, poiché non sempre tutti gli uomini che passano lo fanno per motivi di merito.
Perciò facciamo in modo che al posto di uomini incapaci avanzino uomini capaci prima di voler togliere posti alle donne.

Negli ultimi tempi si è discusso molto sull’abolizione delle circoscrizioni… cosa rappresenta oggi una circoscrizione e cosa può fare per il cittadino?
Nella situazione attuale accade molto spesso che il comune non rispetti l’autorità, il parere e il ruolo delle circoscrizioni. A volte mi è capitato di votare delle mozioni, approvate all’unanimità dal consiglio, che poi non sono state considerate dai vertici. Lo stesso discorso si applica per concessioni edilizie alle quali magari la circoscrizione dà parere contrario ritenendole troppo impattanti e poi concesse ugualmente dal Comune, che è ovviamente titolato a farlo, ma non ce lo comunica mai. Quindi è chiaro che un maggiore rispetto del nostro ruolo ci aiuterebbe ad assolvere i nostri doveri in maniera efficace, altrimenti comprendo chi pensa che andrebbero abolite. La circoscrizione rappresenta una possibilità per i cittadini di comunicare i propri bisogni e disagi, può essere il primo tramite fra cittadini ed amministrazione comunale ed ha un ruolo molto importante nelle decisioni quali ad esempio la pianificazione del territorio (parcheggi, viabilità ecc).

Cosa significa per te essere pr
esenti sul territorio?
Fondamentalmente due cose: essere capaci di capire se ci sono delle difficoltà e risolverle, prima che diventino problemi seri. E poi ovviamente avere una certa credibilità fra la gente, il che significa anche essere ascoltati e avere la capacità di spiegare loro ciò che può essere fatto e ciò che non può essere fatto.

Con i cosiddetti nuovi media il modo di fare politica è cambiato. Tu stesso gestisci già da tre anni gestisci un blog personale, attraverso il quale comunichi con i cittadini. Cosa rimane della vecchia “politica sul territorio”, del contatto diretto tra politici e elettori?

È vero, i modi di comunicare sono cambiati nel tempo. Credo che sia importante dire la stessa cosa sia su un blog che sul territorio in cui si opera. Nonostante l’evoluzione dei social network e simili il contatto diretto con i cittadini continua ad essere di primaria importanza. È anche vero che le campagne su internet ti danno la possibilità di raggiungere una fetta maggiore di popolazione.
Questo è un po’ lo spirito di www.tralagente.it, la campagna partecipata del PD di Trieste in corso in queste settimane: raggiungere chi usa Internet attraverso i questionari, ma incontrare la gente attraverso i tradizionali stand informativi con dei questionari in versione cartacea.
Lo stesso discorso può valere anche per la campagna per le primarie del centrosinistra di Roberto Cosolini alla quale partecipo con convinzione e per me stesso, dato che sono impegnato con la politica “tradizionale” ma contemporaneamente uso anche Facebook e, ormai da tre anni come hai ricordato, un blog, www.cok.ilcannocchiale.it, che è un blog per lettori “fedelissimi”, per così dire, ma che è stimolante perché ti spinge ad articolare costantemente ciò che pensi in un discorso scritto.

Le tre cose che cambieresti di Trieste sono…
Come prima cosa la mentalità: ho l’impressione che in questa città spesso si parli troppo del passato, perché non si è capaci di guardare al futuro.
Come seconda cosa la mentalità: spesso si parla di Trieste come di una città mitteleuropea, quando personalmente non vedo molti contatti tra i politici dei vari stati. Chi fa politica a Trieste dovrebbe avere contatti (o perlomeno se non i contatti un’idea!) di quel che succede in un retroterra molto vasto. Del resto ci diciamo che vogliamo essere città capitale d’area. Ma come fai a essere capitale di un’area che non conosci?
Come terza cosa di nuovo la mentalità. Anche quando si guarda al futuro lo si fa con idee secondo me non sufficientemente chiare. Mi pare che ci sia una domanda fondamentale alla quale si debba dare delle risposte: cosa faranno i giovani di questa città fra venti o trent’anni?

Cosa invece non cambieresti di Trieste?
La sua interculturalità e i suoi centri di alta formazione e di ricerca.

La popolazione straniera è aumentata negli ultimi anni; eppure spesso si fa troppo poco per la loro integrazione…
Le difficoltà di un cittadino straniero sono molte, a partire da quelle linguistiche. Dunque bisogna innanzitutto assicurarsi che acquisisca la lingua del paese in cui è immigrato. E questo significa anche investire perché ciò succeda. D’altro canto chi governa dovrebbe imparare a conoscere tutta la sua popolazione, inclusa quella straniera, per individuare le sue esigenze. Ogni cittadino, italiano o non italiano, dev’essere consapevole dei propri diritti e doveri, chi governa deve assicurarsi che ci sia questa consapevolezza.

Un pensiero sui bambini di madrelingua italiana che sono iscritti nelle scuole con lingua d’insegnamento slovena…
Non lo vedo come un problema, ma come una sfida e un arricchimento sia per gli insegnanti che per gli studenti, anche perché ho fiducia nel personale delle nostre scuole. Le difficoltà ovviamente ci sono perché è evidente che non è la stessa cosa insegnare una lingua a chi la parla già a casa o a chi la vive essenzialmente come una lingua straniera. Ma molte di queste difficoltà potrebbero essere facilmente superate se non fosse per la grave crisi, soprattutto per quel che concerne le risorse del sistema scolastico nazionale.
Il ddl appena approvato a mio avviso più che una riforma, è una manovra economica, la quale prevede solo tagli e non certo un miglioramento della qualità del nostro sistema scolastico. Uno dei settori in cui lo stato dovrebbe investire maggiormente dovrebbe essere proprio l’istruzione, perciò dal mio partito mi aspetto che agisca in questo senso in modo più deciso anche rispetto a quando governava il centrosinistra.

Štefan Cok è nato a Trieste il 4/7/1983. Dopo aver frequentato le scuole con lingua d’insegnamento slovena a Trieste si è iscritto al corso di laurea in Storia contemporanea presso l’università di Trieste, dove ha conseguito nel 2006 la laurea triennale e nel 2008 la specialistica (entrambe con lode). Dal 2008 è iscritto all’università del Litorale di Koper-Capodistria, dove sta proseguendo i suoi studi con un dottorato in storia contemporanea.
Nel 2003 si è iscritto all’allora Sinistra giovanile, organizzazione giovanile dei DS, di cui fu segretario regionale dal dicembre 2004 sino alla costituzione dei Giovani Democratici che contribuisce a fondare in Friuli Venezia Giulia. Dal 2007 al 2009 fece parte dell’esecutivo regionale del Partito Democratico e ricoprì il ruolo di coordinatore degli Sloveni del Partito Democratico. Alle primarie del 2009 fu eletto nell’assemblea nazionale del PD sulla lista a sostegno di Ignazio Marino. Dall’autunno 2010 è membro dell’esecutivo provinciale del PD di Trieste.
Dal 2006 è consigliere della VI circoscrizione, San Giovanni-Chiadino-Rozzol, dove è attualmente componente del gruppo del Partito Democratico-Demokratska stranka.

Tag: , , .

1 commenti a Giovani e politica: intervista a Štefan Cok

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *