14 Dicembre 2010

L’editoria “di progetto” protagonista della Fiera Bobi Bazlen al caffè San Marco

Dal 17 al 19 dicembre si rinnova a Trieste l’appuntamento con la Fiera dell’editoria Bobi Bazlen. Fiera atipica, perché dedicata a quell’editoria, definita “di progetto”, che a prescindere dal proprio volume di affari lavora sulle idee e con le idee, la Bobi Bazlen riunirà anche quest’anno, nella splendida cornice dello storico caffè letterario San Marco, un manipolo di case editrici italiane e straniere.

Come Keller, editore di Rovereto (TN) che in Italia ha pubblicato “Il paese delle prugne verdi” del premio Nobel Herta Müller, o la Giuntina, l’unica casa editrice europea specializzata in cultura ebraica. Insieme a loro anche altri editori provenienti un po’ da tutt’Italia come Quodlibet, Vallecchi, Galleria Mazzoli, Edilazio, Zandonai, Nottetempo, Light-box, Mladika, Simone Volpato Studio Editoriale, Amos.

Da dietro i banchi disseminati all’interno del caffè San Marco ogni editore presenterà i propri libri e i propri autori, che saranno impegnati in incontri e letture pubbliche: tra gli ospiti il poeta e intellettuale Nanni Cagnone che presenterà, per Galleria Mazzoli, una superba versione dell’ “Agamennone” di Eschilo e un suo nuovo libro di poesie, lo scrittore e insegnante modenese Ugo Cornia con le sue “Operette Ipotetiche” (Quodlibet), per la Giuntina Daniel Vogelmann, con l’agile libricino “Le migliori barzellette ebraiche”.

Per Vallecchi verrà presentata dal curatore, Claudio Ongaro Haelterman, la prima traduzione italiana di “Adan Buenosayres”, romanzo-chiave dell’opera di Leopoldo Marechal, capolavoro della letteratura argentina del Novecento.

Per Amos ci sarà il giornalista, scrittore, regista e traduttore Roberto Ferrucci (“Andate e ritorni”, “Terra rossa”), che parlerà anche della genesi del suo romanzo “Sentimenti sovversivi”, appena uscito in Francia per Meet in edizione bilingue italiano-francese. Sulle orme di Kapuscinki Keller presenterà l’edizione italiana del reportage letterario sulla Bosnia Erzegovina “Come se mangiassi pietre”, del giornalista polacco Wojciech Tochman. Alla traduttrice del libro, Marzena Borejczuk, verrà consegnato, in collaborazione con l’Università di Trieste, il primo premio alla traduzione “Bobi Bazlen”.

In omaggio ai quasi 150 anni dalla nascita di Italo Svevo verrà inoltre presentato, per Simone Volpato Studio Bibliografico, “Favole”, in un’edizione a cura di Pietro Spirito con acquerelli di Ugo Pierri.

Non mancheranno tavole rotonde e approfondimenti: da segnalare quest’anno il focus sull’editoria slovena, che porterà a Trieste le piccole case editrici d’oltreconfine (Litterae Slovenicae, Apokalipsa, Annales) in collaborazione con lo Slovenski Club, e un incontro dedicato all’editoria dell’architettura, nell’ambito del quale Zandonai presenterà “MMX Architettura zona critica”, del gruppo di ricerca storico-critica GIZMO.

Ci sarà spazio anche per i bambini, con un appuntamento a loro dedicato: “La Pimpa alla Bazlen”, durante il quale Francesco Tullio Altan, il mitico fumettista e autore satirico, incontrerà e intratterrà i più piccoli.

Anche quest’anno la manifestazione si concentrerà su libri e autori partendo dagli editori, proponendosi innanzitutto come un momento di riflessione sul lavoro culturale dell’editore, sulla centralità del progetto editoriale e sulle sue potenzialità.

Intitolata a Roberto Bazlen, uno tra i più talentuosi e meno appariscenti consulenti editoriali italiani (ha scoperto e fatto scoprire in Italia Svevo, Freud, Musil, Kafka), la Fiera dell’editoria di progetto fa proprio il motto “piccolo è bello” e si differenzia dalle grandi manifestazioni dedicate alle letteratura e ai libri per il mood rilassato e intimo che la caratterizza. Lungi dal costringere il visitatore a interminabili tour de force tra stand e banchetti in anonimi capannoni, la Fiera Bazlen propone brevi incontri con editori e autori, letture pubbliche e piccole opere da assaporare lentamente, seduti al tavolo di un caffè storico in stile viennese, magari proprio lo stesso in cui si accomodavano, ai primi del Novecento, James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba.

Non c’è posto migliore di questo per una piccola fiera letteraria: nel bancone di legno intarsiato dell’Antico Caffè San Marco, nei nudi dipinti sui quadri alle pareti, nell’ossessivo ripetersi delle foglie di caffè nelle decorazioni, nei tavolini di marmo con la gamba di ghisa, negli affreschi e nelle specchiere rivive la tradizione culturale mitteleuropea di Trieste, crogiolo di popoli e di culture, città in cui ancora oggi la letteratura è il linguaggio parlato dai luoghi e dalle preesistenze storiche di cui recano traccia.

Anche quest’anno la rassegna è organizzata dalle associazioni culturali Palacinka e La Brocca Rotta in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo del Comune, della Camera di Commercio e dell’Associazione Industriali di Trieste e con il contributo e patrocinio della Provincia di Trieste.
Novità di questa edizione della fiera il Premio Bobi Bazlen per la traduzione che verrà assegnato in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste.

A Trieste si celebra l’editore

Per molti il libro riveste ancora un ruolo centrale nella nostra vita culturale. Il libro ha un valore decisivo perché contribuisce a costruire la società e a caratterizzarne l’identità. Il proliferare dei nuovi media, se da una parte ha moltiplicato le fonti di informazione e di sapere, dall’altra non ha scardinato il libro dalla sua posizione centrale nel processo di trasmissione della conoscenza.
Certo qualcuno obietta che l’industria libraria andrebbe svecchiata, rinnovata, e non sono pochi i tentativi di puntare su una nuova era del libro. In un momento in cui si parla molto di innovazione, ricerca e creatività come motori dei mercati maturi, il settore dell’editoria può rappresentare il perfetto esempio di una realtà in cui chi ha idee e progetti può farsi strada anche senza grossi capitali.

Al ruolo dell’editoria oggi in Europa e alla figura, tutto sommato ai più ancora abbastanza vaga dell’editore, è dedicata la seconda edizione della Fiera dell’Editoria di Progetto “Bobi Bazlen”, un appuntamento che mette al centro proprio l’editoria di progetto, o “seconda editoria”, che sul valore delle idee scommette ogni giorno.

Bobi Bazlen

Ed ecco il non casuale nome a cui è intitolata questa kermesse, Bobi Bazlen. Un intellettuale triestino che ha dato tanto all’editoria italiana, uno dei maggiori protagonisti della vita culturale del Novecento che in qualità di consulente editoriale delle principali case editrici italiane (Einaudi, Bompiani, Adelphi) ha contribuito alla scoperta e alla valorizzazione di numerosi autori e numerose opere letterarie.
Del rapporto tra Trieste e i libri Bazlen ha scritto: “Anche se Trieste non ha dato grandi valori creativi, è stata un’ottima cassa armonica, è stata una città di una sismograficità non comune: per capirlo, bisogna aver visto le biblioteche finite sulle bancarelle dei librai del ghetto… tutta una grande cultura non ufficiale, libri veramente importanti e sconosciutissimi, ricercati e raccolti con amore, da gente che leggeva quel libro perché aveva proprio bisogno di quel libro.”

E la Trieste di oggi vuole proporsi, negli intenti di questa Fiera, come il luogo ideale in cui costruire un evento di portata sovranazionale, capace di diventare ponte stabile con i mercati di tutta Europa. Quest’anno, in particolare, l’attenzione sarà rivolta all’editoria di progetto in Slovenia.

Nel presentare la Fiera, gli ideatori Giovanni Damiani, Manuel Orazi e Luca Visentini ne delineano gli intenti: “Il libro, nel suo essere oggetto, è manifestazione di cultura. In un mondo in grande trasformazione la costruzione di identità culturali assume oggi un valore decisivo. Per questo siamo profondamente convinti che il libro e l’editoria possano e debbano avere un ruolo centrale nella costruzione della società. Non si può non notare come negli ultimi anni, con il proliferare di nuovi media, il libro abbia perso la centralità monopolistica che ne aveva caratterizzato il ruolo per secoli. Quello che è stato dal Rinascimento il principale strumento di trasmissione dei saperi oggi è in parte relegato a un pubblico di nicchia, in parte costretto a rincorrere la facilità d’accesso al pubblico della civiltà delle immagini. In una realtà molto propensa al lamento come quella italiana spesso si è parlato banalmente di crisi, ma se rovesciamo i punti di vista non possiamo non vedere come sia proprio nei momenti di crisi che si costruiscono le svolte e si generano i momenti costituenti dei mutamenti futuri. In un paese che sostanzialmente non sostiene il mercato (l’Italia è praticamente l’unico paese occidentale che non contribuisce alle traduzioni di autori nazionali all’estero) e in cui il numero di lettori è particolarmente basso, il mercato del libro gode di sostanziale salute e continuano a germogliare case editrici. La qualità dei libri italiani non conosce paragoni nel mondo, per qualità di stampa, cura, attenzione e varietà editoriale al punto che diversi dei maggiori editori europei e nordamericani producono e stampano nel nostro paese i loro libri più pregiati evidenziando come una grandissima tradizione ha saputo traghettare con sé competenze, maestranze e specializzazioni nel nostro tempo. In un momento in cui si parla molto di innovazione, ricerca e creatività come motori dei mercati maturi non si può non vedere che il settore dell’editoria è un perfetto esempio di una realtà in cui chi ha idee e progetti può farsi strada anche senza capitali. Nell’organizzare questa Fiera, partiamo dall’assunto che l’editoria ha saputo generare nuovi importanti fenomeni e progetti e che sia una realtà vivace dinamica. Per questo motivo pensiamo a una Fiera che riparta proprio

dall’editoria di progetto (che definiamo “seconda editoria”), ovvero quell’editoria che, a prescindere del proprio volume di affari, lavora sulle idee e con le idee, costruendosi i mercati a partire dalla cultura e attraverso la cultura.”

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