Erano quasi 46 mila nel 2006, oltre 19 mila quest’anno, rischiano di essere non più di 12 mila nel 2011 i volontari avviati al servizio civile in Italia: questi i dati emersi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso la sede provinciale delle Acli di via San Francesco su iniziativa della Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile, che nell’occasione ha inteso mettere in evidenza il contributo fondamentale che l’esperienza del servizio civile ha offerto anche nella nostra regione per la realizzazione di molti progetti di utilità sociale.
Anche in regione il taglio è notevole: si è passati dai 398 volontari del 2006 ai 200 del 2010, così suddivisi: 86 a Trieste, 19 a Gorizia, 66 a Udine e 29 a Pordenone.
Nel corso dell’incontro — al quale sono intervenuti rappresentanti delle Acli, della Confcooperative-Federsolidarietà, della Caritas, di Arci Servizio civile, dell’Azienda Sanitaria di Trieste, oltre all’on. Ettore Rosato, ai consiglieri regionali Edoardo Sasco e Franco Codega, ai consiglieri comunali Roberto Sasco, in rappresentanza dell’assessore Grilli, e Tarcisio Barbo e al sindaco di Cimolais Rita Bressa — è stata anche presentata una petizione attraverso la quale chiedere al Governo che nel prossimo documento di programmazione economica e finanziaria 2011-2013 vengano previsti stanziamenti utili all’avvio di almeno 40 mila giovani su base annua e alle Regioni e alle Province Autonome che prevedano propri stanziamenti aggiuntivi. 23 mila firme a sostegno di quest’iniziativa sono già state consegnate al presidente Napolitano, mentre altre saranno raccolte sabato 11 dicembre dalle 16 alle 19 in via San Nicolò a Trieste.
Una mobilitazione, quella messa in atto dai vari enti che in questi anni hanno accolto i giovani volontari, che non mira solo a tutelare l’opera prestata, in questi quasi quarant’anni, nell’ambito dell’aggregazione, della marginalità, del sostegno alle fasce più deboli, dell’ambiente, della tutela del patrimonio artistico, della promozione culturale e della protezione civile, ma anche a salvaguardare i giovani, principali vittime di questa ghigliottina, ai quali — in un contesto caratterizzato da una crisi di futuro e di speranza, che sempre più necessita di solidarietà — veniva offerta mediante quest’esperienza una prospettiva di crescita e un percorso di formazione a una cittadinanza piena, che oggi non sembrano meritare l’attenzione di chi è al governo.
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