2 Dicembre 2010

Scampoli di storia: Nicolò Luogar e la “distruzione di Trieste” del 1469

Nicolò Luogar è definito il “losco figuro che fu il capitano di Duino”. Già a partire dal nome del protagonista Nicolò Luogar (altrove Nicolò Logar o ancora Nicolò Lueger) ci si capisce poco. La vicenda cui faccio riferimento è piuttosto aggrovigliata: comunque provo a ricostruirla per come l’ ho capita. Siamo a metà del Quattrocento.

Modellino ricostruzione Trieste nel 1300-1400

Nel 1382 Trieste si pose sotto la protezione dell’ Austria con l’ “atto di dedizione”. L’ Austria ripristinò gli statuti e reintegrò la vita comunale, ma sostituì il podestà con un Capitano di nomina del Duca d’ Austria. Questa svolta garantirà alla città, nella prima metà del Quattrocento, una vita moderatamente tranquilla e quella protezione in grado di assicurarle lo sviluppo dei traffici. Ma proprio lo sviluppo e l’ accresciuta potenza mercantile di Trieste avevano provocato nel 1463 una ennesima guerra con Venezia, alla quale erano seguite disastrose condizioni di resa tanto che l’ Imperatore Federico “interdisse ai Triestini di ricominciare la guerra.” Nonostante ciò Venezia ordinò anche la distruzione delle saline, che rappresentavano la maggior ricchezza di Trieste e la devastazione della campagna del circondario. Nel 1465 – dopo la stipula della pace, auspice papa Piccolomini – l’ Imperatore Federico III concede a Trieste il titolo di “città fedelissima” e lo stemma, quello per intenderci con l’ aquila di sopra e l’ alabarda di sotto.

Federico III d' Austria

Nel 1468 Trieste chiede nuovamente protezione all’ Austria contro la Repubblica Veneta siglando il cosiddetto “Documento di abdicazione”. Questa seconda “dedizione” comporta clausole limitative all’ autonomia cittadina assai più pesanti della prima dedizione del 1382. Quando il 28 maggio 1468 la città “si dette” nuovamente al duca d’ Austria, la resa era totale e il Comune accettava la rinuncia, la “abdicazione e consegna all’ Imperatore del reggimento e del governo sino allora goduto”. Il controllo completo della città da parte degli Asburgo trova il suo coronamento nella costruzione della “Fortezza”, destinata a diventare la sede stabile del “Capitano”.
Nel 1467 iniziano ad essere eletti come maggiorenti di Trieste personaggi legati al partito filo-veneziano che espellono i triestini filo-imperiali. Questi ultimi si recano a Duino e si accordano con il Luogar (Nikla Luogar, o Nicola Luogar, o Nicolò del Antro o della Jama, insomma il capitano di Vipacco che possedeva il castello Predjama sotto il Monte Nanos) e con un certo con un capitano von Dietrichstein. La notte di Capodanno del 1467 qualcuno dall’ interno della città aprì la porta di Donota e i filo-imperiali entrarono a Trieste gridando “Traditori, volete dare Trieste ai veneziani”, riconquistando e saccheggiando la città. Le chiavi delle porte erano come di regola nelle mani del Capitano Giorgio Cernomel che evidentemente aprì la porta.

Enea Silvio Piccolomini Papa Pio II

Il Luogar per prima cosa fece riabilitare i “banditi” ed imprigionare a Duino quelli che gli sembravano sospetti: i giudici eletti, i cancellieri, i provvisori, i vicedomi. Furono arrestati i giudici Leonardo Burlo, Francesco dall’ Argento, Domenico Giuliani, il vicedomino Giovanni Cigotti,, Pietro Rizzio, Nicolo Teffanio, Giovanni Antonio Bachino, Odorico Giuliani, Lazzaro Bajardi, Andrea Pace, Almerigo Lessizza, Michele Baseo e le loro case furono saccheggiate. Radunato quindi il Consiglio, davanti alla popolazione cittadina, chiese che per quella volta soltanto gli venisse data facoltà di nominare a suo piacimento le cariche, e l’ ottenne: elesse a giudici Antonio Leo, Nicolo Messalti, Tomaso Chicchio. L’ Imperatore Federico III, da Graz, il 9 febbraio 1468 nominava Capitano di Trieste Niklas Luogar al posto di Cernomel.
Dunque Luogar sarebbe stato allora nominato capitano imperiale o si autonominò tale (o lo era già e proprio in questa veste la fazione filo-imperiale si era rivolta a lui per chiedere aiuto in precedenza ?) e ridusse i diritti comunali. Guai a toccare ai triestini i diritti comunali ! Il 15 agosto del 1468 scoppia una nuova rivolta guidata da Antonio Balsamo che espelle nuovamente la fazione filo-imperiale la quale torna nel Castello di Duino. I triestini si opposero in armi facendo prigioniero il capitano di Duino. Il Luogar ottenne la libertà in cambio del rilascio dei prigionieri triestini che si trovavano nelle carceri di Duino. I triestini, che a lui si erano rivolti e lo avevano sostenuto, furono tutti impiccati tra gli archi della loggia municipale. Pare che il Luogar da Duino avesse tentato una proposta di dedizione alla Repubblica Veneta, ma in quel momento Venezia era alleata dell’ Imperatore e la proposta fu rifiutata. Evidentemente Luogar non era troppo coerente con le sue alleanze. Comunque sia nel estate del 1469 i filo-imperiali, con il Luogar e il Dietrichstein tornano a Trieste e, dopo una battaglia svoltasi fra San Giacomo e Ponziana dove i triestini guidati da Cristoforo Cancellieri si batterono eroicamente fino alla morte, riconquistano e saccheggiano nuovamente la città. Da quanto ricostruito deduco quindi che i saccheggi di Trieste furono due (il primo nel gennaio 1468 e il secondo in agosto 1469 ed è il complesso di queste due devastazioni che andò sotto il nome di “destruzion de Trieste”. Luogar poté riprendere e concludere l’ abolizione delle libertà comunali. Dette inoltre ordine che fossero ricostruite le mura gravemente danneggiate.

Tor Cucherna in un disegno dell' Ottocento

Ma l’ Imperatore non doveva fidarsi troppo di lui se dopo la breve parentesi del 1468 nomina (nuovamente ?) nel 1469 capitano un certo Georg Tschernembl che dovrebbe essere il Cernomel altrove cotato. Sull’ insieme di questa vicenda il de Jenner parla di “tumulti” avvenuti a Trieste nel 1468 con il successivo intervento delle truppe imperiali. Evidentemente sul “Documento di abdicazione” e sui limiti che esso poneva all’ autonomia cittadina non tutti i triestini erano d’ accordo. … Al proposito Wikipedia afferma ” …..il partito autonomista e filoveneziano insorse violentemente contro il dominio imperiale, reagendo così alla soppressione di quasi tutte le autonomie municipali voluta dall’ Imperatore Federico III, la città fu in mano degli insorti per un anno”. Questa la versione del Kandler: “Vista le debolezza del governo imperiale in Trieste dopo la pace di Venezia, nel settembre 1467 si generarono in città grandi malumori. Partì una campagna denigratoria verso gli amministratori e persone anche degne furono perseguitate, come alcuni Bonomo o Burlo. Alcuni di essi furono presi a condannati per furto e banditi, ma l’ accusa era facile perchè a quel tempo ogni pubblico ufficiale che maneggiasse denaro pubblico non era tenuto a depositarlo. Gli accusati si rifugiarono a Duino, presso il capitano Tomaso Ellacher di Duino, e Nicolo Luogar amministratore della Signoria di Vipacco da dove invocarono l’ intervento dell’ Imperatore per ristabilire l’ordine. Questi acconsentì e nominò commissari imperiali Luogar, Ellacher e lo stesso Giorgio Cernomel, Capitano di Trieste, anche in questo triumvirato le capacità e l’ ingegno si concentravano nella persona del Luogar. Sotto il comando del nobile Andrea de Dictistaner (o Dietrichstein) un corpo di mille uomini venne destinato a scorta dei commissari che fecero il loro ingresso in Trieste fra Natale del 1467 ed anno nuovo.
Negli anni successivi la città subì un pesante calo demografico. Ormai allo stremo Trieste sopportò contemporaneamente anche successive carestie, pestilenze e calamità naturali. Ma questa è un’ altra storia.

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6 commenti a Scampoli di storia: Nicolò Luogar e la “distruzione di Trieste” del 1469

  1. capitan alcol ha detto:

    Quando si fanno le rievocazioni storiche sarebbe bene specificare dall’inizio che il medioevo era proprio un brutto posto in cui vivere.

  2. Luigi (veneziano) ha detto:

    Scusate per la divagazione, ma visto che parlemo de storia posso far ‘na domanda?

    La storia de l’omo vespa (quel che sponzeva le culatte tanti ani fa) la xe vera? El Piccolo parlava de sto omo vespa?

    L.

  3. Paolo Geri ha detto:

    #2. Luigi (veneziano)
    Eccoti accontentato…..

    Nelle notti triestine di ormai tantissimi anni fa l’ “omo vespa” si divertiva a pungere il sedere alle ragazze. Il fatto ispirò una delle più famose canzoni popolari triestine il cui testo riporto alla fine del testo insieme ad un’ esecuzione del cantautore triestino Lorenzo Pilat. Tutto iniziò una mattina di quasi ottanta anni fa, con un articolo di giornale piuttosto allarmante, benché ad una prima lettura il tutto risultasse alquanto buffo e singolare. “BARISTA FERITA DA UNO SCONOSCIUTO MENTRE IMBOCCA VIA CALDUCCI” ……..Nelle prime ore di stamane, mentre usciva dal bar Procuratie di piazza Goldoni, ove aveva lavorato nel corso della nottata, la barista Maria Forza di 56 anni si accorse che un individuo la pedinava. Impressionata, affrettò il passo ma l’ individuo la raggiunse proprio all’angolo di via Carducci, la colpì al fianco sinistro con un oggetto appuntito, per fortuna non producendole che una leggerissima ferita superficiale ledente appena la prima cute. Quindi l’ individuo si diede alla fuga senza che la donna potesse scorgerlo in viso. All’ ospedale Regina Elena, ove si recò ad ogni buon conto per farsi visitare da un sanitario, la Forza escluse che l’individuo avesse agito a scopo di rapina, escludendo d’ altro canto che si trattasse di vendetta. La piccolissima lesione da lei riportata è stata esaminata dai medici che però non hanno potuto stabilire se sia stata prodotta con un coltello o un altro oggetto appuntito. (da “Le ultime notizie” de “Il Piccolo”, 7 marzo 1932). Il giorno dopo, tale notizia venne riportata per sommi capi, sempre dal quotidiano “Il Piccolo” sotto l’ inquietante titolo: “Squilibrato o malvagio ?” Dopo due settimane circa, l’ empio essere si ripresentò sulla scena cittadina. “Il Piccolo” scrisse di ben sei ragazze ferite da un tizio avvolto in un mantello scurissimo, che armato di punteruolo non esitò ad infliggere ai posteriori di queste povere fanciulle, un bel punturone !! Anche queste azioni si svolsero in notturna, confidando nel buio impenetrabile della notte. In brevissimo tempo in città, si diffuse una vera e propria psicosi dell’ “omo vespa” (come fu ribattezzato dal popolo) e simultaneamente iniziò anche una vera e propria caccia all’uomo, da parte delle forze di polizia. Il giro delle notizie arrivò persino al di fuori dei confini di Trieste, visto che della tragicomica vicenda ne parlò ampiamente persino “Il Corriere della Sera”. Molti giovanotti che per scherzo avevano osato tormentare alcune ragazze con finte punzecchiature, furono presi di mira da folle impazzite, in una specie di semi linciaggio pubblico. Intanto le malefatte dell’ inafferrabile “omo vespa” continuavano ormai senza sosta, ogni notte, destando sempre più preoccupazione da una parte della popolazione ed ilarità dall’ altra. Molti giornali satirici locali come “Il Marameo”, iniziarono a pubblicare sulle proprie pagine dei veri e propri sfottò a più non posso riguardo al fenomeno. E intanto il maniaco continuava sempre di più a mietere vittime. Gli articoli del “Piccolo” si susseguivano uno dopo l’ altro, con titoli come: “L’uomo-vespa, altre quattro ragazze punzecchiate!” (da “Il Piccolo”, 24 marzo 1932). “L’uomo-vespa acciuffato ?” (da “Il Piccolo delle ore 18″, 24 marzo 1932). Le autorità di pubblica sicurezza si misero a scandagliare persino i sotterranei cittadini, allora molto estesi, poichè all’ epoca molti sbandati, ladri, rapinatori e persino contrabbandieri usavano spesso e volentieri questi vani e questi camminamenti (di origine perlopiù medievale, antiche gallerie di mina e contromina che dal Castello di San Giusto si diramavano fino sotto la Cittavecchia), per sfuggire alla cattura o semplicemente per nascondersi e progettare ogni sorta di crimine e malefatta. Ad un certo punto, nella farsa entrò di soppiatto un nuovo personaggio. Un bandaio di nome Giacomo Ziuch, detto dagli amici “Giacomin el capobanda del casin”. Un tipetto basso, sulla cinquantina, molto particolare, che aveva creato uno stampo di lamiera zincata, a forma di sedere, per protezione anti “omo vespa” ! Con questo lamierino di foggia inusitata, Giacomin si presentò sia in Comune, sia alla redazione de “Il Piccolo”, per proporre ed eventualmente “brevettare” questa sua notevolissima invenzione. Il maniaco prediligeva i rioni popolari, ma i suoi attacchi si concentravano soprattutto nella zona di Cittavecchia, tra il colle di San Giusto ed il mare. Da qui successivamente partì anche la convinzione che il suo nascondiglio segreto, potesse trovarsi proprio nei sotterranei cittadini (le già citate gallerie medievali, che si snodavano in un fitto intreccio sotto l’arco di Riccardo, la chiesa di Santa Maria Maggiore ed il vicino collegio gesuitico e le vie di Crosada e del Fontanone, sbucando nelle cantine della casa Rotonda Pancera. Tali cantine nell’ 800 furono già sede di riunioni massoniche). Nel frattempo, tra le varie notizie che giungevano sulle pagine della stampa locale e nazionale, di giorno in giorno, tra un attacco e l’altro dell’ “omo vespa”, apparirono anche alcuni articoli scritti di proprio pugno dallo stesso presunto maniaco, il quale fece sapere di essere “un fustigatore della pubblica immoralità” e che il suo punzecchiare non era altro che “la giusta punizione divina, per mano umana, di Nostro Signore” nei confronti delle giovani scostumate, colpevoli di girare con gonne sempre più corte e vestiti alquanto scollacciati. Con l’ inizio del mese di aprile 1932, cessarono improvvisamente gli attacchi dell’ “omo vespa”. Un giornalista de “Il Piccolo”, Cavedani, autore di molte note canzoni dialettali dell’epoca, prese alcune strofette popolari nate a mò di marcetta, per decantare le gesta dell’omo vespa e ci aggiunse alcuni suoi versi, parodiati sull’ aria di “Tommy”, un celebre motivetto del 1930. Così nacque la notissima canzone “L’Omo Vespa”, cantata ancor oggi ! Il vero omo vespa probabilmente o fu catturato dalla polizia, oppure se ne andò o semplicemente smise di fare l’ “omo vespa”, ritornando ad essere un triestino qualunque.

    L’ OMO VESPA

    De San Giacomo a Roian
    iera un vecio fiol de un can
    che sponzeva le culate
    drioman
    Guarda la mula la camina… dura!
    la ga paura
    dela puntura!
    Guarda la mula la camina… lesta!
    la ga paura
    del’omo vespa!
    E le mule ga trovà
    un rimedio soprafin:
    drio el cul le se ga messo
    un lamierin!
    Guarda la mula la camina… dura!
    la ga paura
    dela puntura!
    Guarda la mula la camina… lesta!
    la ga paura
    del’omo vespa!

    Il link dove ascoltare la canzone nella versione di Lorenzo Pilat:
    http://www.youtube.com/watch?v=Qx0KAffjOmc

  4. omovespa ha detto:

    gigi venezian, son sorpreso! no te ghe credi al omo vespa? el iera piu vero de superman!

  5. arlon ha detto:

    “nianche superman no pol,
    bever tuto quel che vol,
    solo Anton aus Tirol!”

  6. Diego Manna ha detto:

    la storia del’omo vespa xe anca protagonista de un fumeto de renè:

    https://bora.la/2009/12/18/la-vera-storia-dellomo-vespa/

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