Il musical “Oklahoma” è come un calesse che va verso il west americano: un grande spettacolo, cioè le voci degli ottimi attori della compagna inglese che lo mette scena – adagiato su un ritmo lento che, forse, per i nostri tempi internettiani e lowcost è un po’ desueto.
In scena al Rossetti fino a domenica 28 novembre, “Oklahoma” è il lavoro datato 1943 di Rodgers e Hammerstein, le firme di “Tutti insieme appassionatamente” (“The sound of music”). In questo senso, quest’opera è uno dei veri punti di partenza del musical contemporaneo anglosassone.
Nella prima di ieri sera “Oklahoma” ha riportato gli spettatori del Rossetti nell’esotica cultura dell’America di campagna di un paio di secoli fa: piccoli eroi contro nerboruti bifolchi, zie bisbetiche che guidano e sorvegliano i flirt di altri, sullo sfondo di fienili e fattorie. Tutti gli attori e le loro performance canore tengono alla grande il palco, a partire dai due protagonisti Mark Curley e Laurey Evans, per non parlare della coprotagonista, la star del musical londinese, Marti Webb. Mi ha convinto poco, invece, la struttura originaria dello spettacolo che si protrae per quasi tre ore su un intreccio un po’ troppo leggero per cotanta durata.
Una menzione va per forza all’ottimo post-spettacolo al Caffè Rossetti: buon sottofondo musicale e soprattutto ottima cucina e bevande, nella fantastica cornice del Caffè dentro il teatro. Ieri sera c’erano anche gli attori di Oklahoma a far festa.
Per approfondire:
– la scheda del Rossetti sullo spettacolo
– cosa ne dice Wikipedia
E qua sotto, il video della canzone “The Surrey With The Fringe On Top” (“Il calesse con le frange sul tetto”), tratto dal film “Oklahoma” del 1955, basato sullo spettacolo:
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