23 Novembre 2010

Scongiurata la chiusura della Diaco: cassa integrazione per 45 dipendenti, 8 in esubero

Un accordo tra azienda e sindacati è stato raggiunto oggi, nella sede della direzione regionale del Lavoro, che permette di scongiurare la chiusura dei Laboratori Diaco Biomedicali, azienda che produce flaconi in vetro per uso ospedaliero, con sede a Trieste e 103 addetti. L’accordo prevede la richiesta di cassa integrazione per 45 dipendenti e un esubero di altri 8, che saranno in parte prepensionati, in parte ricollocati in altri settori o in altre aziende del Gruppo.

Soddisfazione è stata espressa al termine dall’assessore regionale al Lavoro Angela Brandi. “Nel tavolo di trattative che si era aperto in Prefettura, eravamo partiti da una situazione in cui – ricorda l’assessore Brandi – le speranze di un riavvio della produzione erano praticamente inesistenti”.

“Oggi – ha aggiunto – siamo di fronte a una prospettiva sicuramente più favorevole, poiché comunque questo accordo lascia aperta la strada, in maniera concreta, alla ripresa produttiva e al mantenimento di quasi tutti i posti di lavoro”.

L’azienda aveva denunciato una situazione di grave crisi finanziaria, determinata soprattutto dal ritardo nei pagamenti da parte delle Aziende ospedaliere, e aveva ipotizzato una richiesta di cassa integrazione straordinaria per tutti gli addetti per cessazione di attività.

Nel frattempo però sono stati individuati alcuni interventi che permettono alla Diaco di superare il momento critico più difficile. In questo quadro, l’azienda chiesto la sospensione per un anno di 45 addetti, a partire dal 18 ottobre scorso, in attesa di far partire nuove produzioni per il mercato tedesco, e un esubero di altri 8 nei settori servizi generali, qualità e produzione. L’azienda si è impegnata anche ad anticipare il trattamento di cassa integrazione.

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Un commento a Scongiurata la chiusura della Diaco: cassa integrazione per 45 dipendenti, 8 in esubero

  1. maurizio zupin ha detto:

    sono contento per i dipendenti,sperando che la situazione non precipiti,in un paese degno di questo nome,l’azienda verrebbe nazionalizzata e i propretari morosi arrestati.
    Ci costerbbe molto meno e si garantirebbe il proseguimento dei lavori.
    asta siempre

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