23 Novembre 2010

Incontro con Jožko Colja, vignaiolo in Samatorca

Faccio vini da bere, non da assaggiare
J. Colja

Nel cuore del Carso centrale, esattamente sotto il monte San Leonardo, si trova l’azienda agricola di Jožko Colja, una realtà variegata e importante della nostra provincia. L’azienda lavora in tre direzioni convergenti, la produzione di vino, la ristorazione con l’agriturismo e l’ospitalità con le camere della medesima struttura.
Oggi incontriamo Jožko e sua moglie Noris per parlare dei loro vini. La loro è una produzione piccola, orientata ad un lavoro di qualità su vitigni autoctoni, coltivando le proprie uve nel modo più naturale possibile.

Come hai iniziato?
Dacché ero bambino negli anni 60 la mia famiglia gestiva la tradizionale osmica. Quella volta là aprivamo effettivamente per poco tempo, forse i canonici otto giorni, fino a finire le scorte. C’era molto meno vino, e tutto sfuso.
A fine anni 80 ho preso in mano la conduzione e ho cominciato a fare i primi imbottigliamenti. A quell’epoca risalgono le mie prime etichette. Contestualmente ho iniziato ad aumentare la produzione con nuovi impianti.

Che varietà di uva hai?
Ho solo vigneti autoctoni, Vitovska e Malvasia fra i bianchi, il Terrano per i rossi.
Parlaci ancora della tua produzione.
Del vino che faccio circa il 75% viene venduto sfuso, mentre il restante viene imbottigliato. Faccio circa 5000 bottiglie all’anno.
Gli impianti delle viti sono a guyot; mi rimangono ancora delle viti con la tradizionale pergola carsolina, tutte piante vecchie, certe anche di 80 o 90 anni.
La vendemmia è manuale.
Tutti i miei vini vengono affinati nella cantina che ho scavato nella roccia e si trova proprio sotto l’agriturismo, una piccola grotta.

Che vino sfuso offri?
Il rosso è terrano, mentre il bianco è un uvaggio misto. Sto lavorando anche per offrire una vitovska frizzante (vivace) sfusa, vedremo.

Come fai i vini in bottiglia?
Se parliamo dei bianchi, dopo la vendemmia faccio una macerazione sulle bucce di due giorni per la malvasia, di uno per la vitovska. La macerazione avviene a temperatura controllata, molto bassa. Dopo questo passaggio separiamo la fase liquida e solida, e parte la fermentazione. Questa fase ha una durata variabile, molti fattori vi concorrono, diciamo che può durare da 10 giorni a tre settimane. In seguito facciamo i travasi e mettiamo il vino a riposare nelle botti di rovere da 5 ettolitri (tonneau) per circa 10 mesi. Quindi circa dopo 12 o 14 mesi il vino viene imbottigliato.
Per il futuro prevedo di affinare i bianchi esclusivamente in inox, perché vorrei provare ad avere vini più profumati e beverini, vedremo.

E il terrano?
Al terrano viene fatta una di raspatura soffice e quindi lo metto nei tini a fermentare per un paio di settimane. Poi faccio una pressatura, dividendo la parte liquida da quella solida. A questo punto anche il terrano è pronto per la botte, dove passerà i 10 mesi successivi per poi finire in bottiglia. Nelle botti il terrano fa la fermentazione malolattica controllata, pratica necessaria sul terrano da bottiglia.
A questo punto dell’anno stiamo finendo le bottiglie 2008, e devo ancora imbottigliare il 2009.
Differenze qualitative nelle ultime annate?
Diciamo che le annate 2008 e 2009 hanno dato vini più morbidi e amabili, mentre per il 2010 prevedo un’annata migliore per i bianchi, ma incognite sul rosso.

Veniamo alla grossa novità delle tue bottiglie.
Da un paio d’anni le mie bottiglie hanno un nuova veste, a cui si aggiunge la novità del tappo a vite.
Sei fra i primi sul Carso, perché questa scelta?
È una scelta ben ponderata e ha molte motivazioni. Abbiamo notato che la qualità media del tappo di sughero è bassissima, non parlo solo di tappi che danno il classico difetto di tappo, ma anche molti altri inconvenienti. Gli scorsi anni aprendo bottiglie diverse capitava continuamente di trovare vini dal sapore molto differente. E non è giusto per i miei clienti, ma neanche per il mio lavoro. Esistono in commercio anche tappi in sughero di alta qualità, ma il loro prezzo incide notevolmente sul costo finale della bottiglia, e non mi sembrava corretto per i nostri clienti. Altra motivazione è che i nostri vini fanno l’affinamento in botte e non in bottiglia, per cui la chiusura a vite tecnicamente non ha confronti con il sughero quanto ad assenza di problematiche e stabilità. Viceversa un vino come il Brunello che si affina a lungo in bottiglia sarà sempre tappato con il sughero. Ma non è il nostro caso. E i risultati si vedono, i vini con il tappo a vite sono buonissimi e stabili, e nonostante tutto c’è stata una leggera evoluzione, dovuta ad una microssigenazione comunque presente.
Posso testimoniare che oggi giorno questo tipo di chiusura ha preso piede in paesi interessanti dal punto di vista vitivinicolo come il Sud Africa e l’Australia, nonché in alcuni paesi del nord Europa.

I vostri vini hanno ricevuto diversi riconoscimenti, come il Terrano 2004 che è stato insignito di una “Corona d’oro” dalla guida Vini Buoni d’Italia 2006. Ce li presenteresti? (Risponde Noris)
Il Terrano è tipico per la varietà con sentori di bacche rosse, come lamponi e soprattutto ribes rosso, che ben rappresenta le caratteristiche varietali del terrano, essendo fra le bacche quella più aspra. Ma ci sono anche sentori di prugna. In bocca ha un sapore asciutto e leggermente acidulo.
La Vitovska rispetta le caratteristiche varietali con profumi fini basati sulla mineralità, e dal sapore armonico, fresco e asciutto. La Malvasia al naso presenta un bouquet nettamente più floreale e fruttato. Entrambe sono molto sapide e sostenute da una buona acidità.

Grazie a Jožko e Noris!

E ricordatevi di far loro visita. L’agriturismo si trova qua, con giorno di chiusura il martedì (fino a Natale). Per maggiori info, il loro sito.

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6 commenti a Incontro con Jožko Colja, vignaiolo in Samatorca

  1. capitan alcol ha detto:

    Non lo so ma se gli piacciono allora vuol dire che di vino ne capisce.

  2. effebi ha detto:

    …capitan ! te parli solo !? 🙂

  3. capitan alcol ha detto:

    Ovio, mica me ciamo capitan caffè.

  4. guidolino ha detto:

    il guyot (semplice) sopra citato
    e’ il mio impianto preferito:
    qualcuno ha evidenze per il suo utilizzo
    in quest’area geografica nel caso di
    uva da tavola? (cardinal, italia,…)
    si predilige il cordone speronato?

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